L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 9 Harvester 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Quarantasettesima Sessione di Gioco

“Hai raggiunto il tuo Dio, Merouac. Sarai al suo fianco a Necromanteion entro breve, non preoccuparti”, dice il Tanar’ri in abissale, continuando a ridere osservando il vortice.

Nel frattempo, Ulnar e Rydkssu entrano nella stanza. Il Demone si volta verso di loro e dalle sue mani si sprigiona una nube verdastra che li avvolge. Il guerriero esce indenne dai vapori velenosi e si scaglia contro il mostro, mentre suo fratello crolla a terra sopraffatto dalla nociva nebbia. Il Babau appare improvvisamente alle spalle di Kay e cerca di colpirlo con la lancia e la coda. Il Cubo di Forza blocca tutti gli attacchi del Demone, che rabbiosamente sputa acido. Killian irrompe nella stanza e affronta il Babau, colpendolo in pieno petto con Arlana, creando un enorme squarcio. Il sangue del demone inonda la lama della spada incantata, che inizia a sfrigolare sotto l’effetto dell’acido. Ulnar raggiunge Palmardek con una velocità impressionante e affonda le sue due spade nella dura carne del Tanar’ri. Il Demone reagisce furiosamente, infilando entrambi gli artigli nel corpo del guerriero e cercando di morderlo con i suoi affilati denti. Ulnar riesce a schivare il morso e risponde con un colpo letale della sua Spada d’Argento, conficcandola nel ventre della creatura ormai sbilanciata. Ambara, Mika e Franz raggiungono la stanza del vortice. Con un rapido balzo, l’Elfa si unisce a Kay e Killian per affrontare il Babau, mentre il Nomade e Lord Torkeep si dirigono armati verso Palmardek.

I due Demoni, feriti e in evidente inferiorità, svaniscono nel nulla, lasciando il gruppo da solo nella stanza.

I sette si avvicinano al vortice per capire cosa sta accadendo. All’interno del turbine che emana un freddo abissale, vorticano creature da incubo. Riconoscono la sagoma di Merouac accanto a un enorme e muscoloso essere che indossa un elmo oscuro da cui emergono solo due occhi rossi di lava. È legato con robuste catene.

Killian, Ambara e Kay sono costretti a indietreggiare. Il male, il gelo e la follia che provengono da quel maelstrom non permettono loro di resistere oltre. Ulnar, Rydkssu e Franz, anche se faticosamente, riescono a mantenere la posizione. Vedono ciò che sta accadendo. Il Sacerdote trafigge il suo stesso corpo con una grossa falce nera. Il sangue di Merouac scorre abbondante sull’essere dagli occhi infuocati e questi strappa le catene che gli bloccano braccia e gambe, impugnando e brandendo la grossa falce nera, strappandola dal corpo del Sacerdote. Fa un passo e la sua gamba oltrepassa il bordo del vortice. Appena Killian vede l’arto sconfinare nella stanza, si lancia contro il turbine cercando di colpirlo con Arlana. La spada rimbalza contro il vortice e cade dalle mani del Cavaliere. L’essere emerge completamente dal maelstrom e si trova di fronte al gruppo. È alto due metri e mezzo. Emana un’aura di potenza distruttiva così intensa che dà la sensazione di trovarsi di fronte non a un singolo individuo, ma a un esercito di diecimili uomini. Guarda ognuno di loro con i suoi occhi rossi che bruciano come fiamme. Mika lo riconosce. È esattamente come le storie degli antenati descrivevano quella macchina di morte chiamata Warduke.

“Abbiamo fatto un patto con Gregor Lukash”, gli dice Ulnar, rompendo il silenzio.

“Lo so”, risponde con voce gutturale, che sembra provenire dalle profondità di un vulcano.

Si incammina verso la stanza del trono di Palmardek. Quando è alla porta ad arco, senza girarsi, dice: “Uscite da qui velocemente e andate al Muro del Destino. Ci vedremo lì e agiremo, dopo di che il patto sarà sciolto.” Così dicendo, svanisce tra vapori neri e cremisi.

Si scambiano un rapido sguardo d’intesa e si mettono in moto rapidamente.

“Prima dobbiamo liberare i prigionieri”, dice Killian.

Tornano ai due complessi dove hanno salvato Franz e Ambara. Quello che vedono è osceno. Tutti i prigionieri sono morti. I loro corpi sono straziati nei modi più brutali e i vari pezzi vengono mangiati dagli esseri che emergono dalle pareti. Killian urla tutta la sua rabbia. Estrae la spada e inizia a colpire le pareti.

Franz si avvicina a lui: “Non possiamo fare più nulla qui, Killian. Dobbiamo uscire e onorare le loro vite vendicandoli. Dobbiamo estirpare questo abominevole male dal mondo. Ascoltami, Cavaliere. Ascoltatemi tutti. Giuro sul mio sangue che sarà fatta giustizia.”

Le parole di Lord Torkeep riportano quelli più emotivamente coinvolti alla realtà, aiutandoli a proseguire. Riprendono il percorso, ripercorrendo velocemente la strada fino alla stanza della piattaforma. Non incontrano nessuno. Salgono sulla grossa predella e Ulnar pronuncia la frase in abissale: “Iuz trionfa”. Il meccanismo si mette in moto e si alza verso l’alto. Non appena si trovano nella stanza con le statue del Vecchio e della creatura metà cane e metà pesce, sono assaliti da un’orda di Ordaruk, Rutterkin e dal folle Mordlok. Inizia un combattimento furioso. La Compagnia, rafforzata da Ambara e da un grande combattente come Franz Torkeep, fa a pezzi in pochi minuti di furiosa lotta le creature. Kay si occupa del Sacerdote sfregiato, muovendosi rapidamente nel caos della lotta per coglierlo alle spalle. Raggiunto il Prete, gli pianta Skyblade alla gola con una violenza atipica per l’Elfo. Tutta la sua rabbia e il suo rancore sono in quell’affondo, che trancia di netto la carotide del carceriere di Elanor, ponendo fine alla sua vita. Eliminati tutti i nemici, riprendono la strada.

Nella stanza accanto vedono il corpo del Quasit a terra, morto con gli arti strappati e il ventre squarciato. Mentre Kay guarda il suo corpo svanire verso l’Abisso, sente nella sua mente la voce di sua sorella.

“Seguitemi”, dice l’Elfo rivolto al gruppo.

Dopo pochi metri si ferma improvvisamente, si piega sulle gambe e con una mano sembra accarezzare il pavimento, toccando le invisibili schegge del cristallo di Elanor. Rivede nella sua mente la scena della sorella trascinata nel corridoio, il sangue che le scende copioso dall’occhio. L’energia dei frammenti lo pervade. Si alza e si muove rapidamente verso il complesso di celle di questo livello delle segrete. Si dirige verso una porta e la apre. La stanza è vuota. Non appena entra, il cristallo che ha al collo si illumina di una luce intensa. Piccoli frammenti a terra risplendono di energia azzurra. Chiude gli occhi e stringe tra le mani il cristallo. Sa esattamente dove andare, come guidato da una presenza al suo fianco. Si muove con agilità tra i corridoi e le stanze del complesso. Il resto del gruppo fatica a stargli dietro. Dopo parecchi passaggi, raggiungono una scala a chiocciola che sale e sembra bloccarsi contro il soffitto.

“Là!” dice Kay, indicando la parte alta della scala.

Sale e giunto al termine inizia a tastare il soffitto fino a quando una botola non si apre. Escono dal passaggio e si ritrovano in mezzo alla città, nel Quartiere Artigiano.

È da poco passata la mezzanotte e le strade sono piene di creature di ogni tipo. Kay e Ambara si coprono con i cappucci per non mostrare le loro fattezze elfiche. Accelerano il passo e si muovono verso est per raggiungere il Muro del Destino, cercando di evitare le pattuglie e i gruppi di Orchi attaccabrighe. Quando arrivano a destinazione, la grande piazza è gremita. Le aste sono in pieno svolgimento. Sul grande palco, un uomo molto alto e magro senza capelli sta presentando con una voce squillante ciò che annuncia come l’Ascia di Yurtrus. Kay scorge Elanor in un angolo del palco, vestita e truccata da cortigiana. Ha lo sguardo perso nel nulla e l’occhio privo di vita è di un bianco intenso. Dietro al battitore, seduti su scranni rialzati, riconoscono tutti i membri della Boneheart Maggiore. Al loro fianco in scranni leggermente più bassi, quelli che probabilmente appartengono alla Boneheart Minore.

Si fanno largo tra la folla per raggiungere il bordo del palco. Ulnar cerca con lo sguardo il Warduke, ma non lo vede. Sono tutti in tensione nell’attesa di un segnale per agire. Pare impensabile un attacco frontale, sarebbe un suicidio certo. Sul palco si trova uno dei gruppi più potenti delle Flanaess, paragonabile solo al Circolo degli Otto. Tra la folla ci sono centinaia di orchi, orog e ordaruk appartenenti alle tribù dell’Impero di Iuz. I Babau guardiani presidiano il perimetro della piazza e il cielo è puntellato di Varrangoing che sorvolano l’area. La Legion of the Black Death è schierata davanti al palco rivolta verso il pubblico. Sono in ranghi serrati per formare un cordone a protezione del rialzo. Sindol si trova al centro della sua legione. Praticamente tutte le maggiori forze dell’Impero sono riunite in questo luogo. Manca solo lui, Iuz, il Signore del Dolore, che non sembra essere presente, almeno visibilmente.

Mentre si guardano intorno, studiando la situazione nel dettaglio, iniziano le offerte. Un Capoguerra della tribù dei Celbits alza una torica, e due sgherri portano sul palco un grosso baule che il battitore ordina di posizionare in un punto preciso con un vessillo rosso. Subito dopo, un leader Kazgund risponde alzando il suo stendardo blu e un nano nudo trascina un’armatura e un’arma sul palco. Un gruppo della tribù dei Jebli prosegue sventolando la loro bandiera verde, e un’Elfa in catene porta sul palco un piccolo scrigno. Un mercante innalza un drappo nero, e uomini in catene avanzano portando due scrigni che lasciano sul palco. La situazione inizia a farsi caotica, diversi Orchi ingeriscono gromak, una droga derivata dal sangue demoniaco che rende gli umanoidi particolarmente euforici ed aggressivi. Mika nota che non sono presenti rappresentanti della tribù Urzun. Alcuni orchi iniziano a spingersi tra loro. Il battitore illustra ai membri della Boneheart le offerte, ognuna identificata da drappi di diversi colori. Althea parlotta con Null, mentre Panshazek, Kermin e Jumper valutano il contenuto dello scrigno con il drappo nero. Halga sembra preoccupata, i suoi occhi spiritati scrutano paranoici la folla, disinteressandosi degli oggetti davanti a lei. Altre personalità sul palco, della Boneheart Minore, controllano la mercanzia presentata dalle tribù di umanoidi.

Il clima tra la folla intanto si scalda. Un gruppo di sei Orog con le pitture dei Celbits estrae le armi contro tre Ordaruk Jebli. Diversi umanoidi completamente fuori controllo iniziano ad urlare e a battersi il petto, mentre altri picchiano gli stivali corazzati al suolo. Sindol ordina a una compagnia di dodici guerrieri in armatura nera e due Babau di dirigersi verso i disordini. Da un’altra parte, un gruppo numeroso di Orchi Kazgund attacca le truppe di élite dei Celbits. La situazione esplode in pochi istanti, sempre più umanoidi vengono coinvolti negli scontri che in breve diventano una vera e propria battaglia tra tribù.

Nel caos generalizzato, un gruppo di una dozzina di persone abbassa i cappucci neri e mostra volti coperti da maschere d’argento. Si muovono agilmente e in modo coordinato verso il palco. Sembrando circondati da una sfocatura scura, una sorta di fumo che contorna le loro sagome. Con balzi acrobatici, salgono sulla tribuna sfruttando i vuoti tra i ranghi della Legion of The Black Death, la quale, intervenendo negli scontri tra la folla, lascia scoperte ampie zone del perimetro del palco. Si dirigono verso Elanor. Mentre due di loro la prendono e la sollevano, gli altri si mettono a schermano tutt’intorno. Mika, Kay e Ulnar riconoscono quelle maschere d’argento. Le hanno già viste. Una identica l’aveva Talathiell Noriërusc, conosciuta dagli umani come Sharon Fox. L’Elfa della Compagnia della Soglia di Dyvers, proveniente dal mondo di Mystara, con una storia legata a Gregor Lukash e Max Rey. L’altra maschera uguale l’aveva Jon Fyre, il Cruneraw campione dell’arena di Greyhawk, anch’egli con un passato collegato a Sharon Fox, Max Rey e Gregor Lukash. Sharon aveva raccontato a Mika, durante i loro trascorsi nella Gnarley Forest durante le guerre, che l’aveva presa ad una confraternita misteriosa del mondo da cui l’Elfa proveniva, chiamata le Maschere della Notte.

La Compagnia del Drago Nero entra in azione, muovendosi verso il palco contro gli uomini con le maschere. Anche i membri della Boneheart sul palco si attivano. Improvvisamente, una enorme esplosione tra la folla durante gli scontri fa girare tutti. La violenza è tale che un centinaio di orchi viene spazzato via e il palco trema. Fiamme cremisi e nere si alzano dal cratere che si è creato, e al centro si erge una grossa figura con un elmo nero e due occhi rossi ardenti. Il Warduke. Con un balzo di oltre venti metri verso il palco, atterra tra la Boneheart, le Maschere d’Argento e alle spalle della Legion of the Black Death. Una mano brandisce l’enorme falce nera e cremisi, mentre l’altra apre improvvisamente le cinque dita, dando origine a un gigantesco globo di energia oscura che si forma di fronte al terrificante Campione di Nerull. Dalla sfera entropica fuoriescono tentacoli neri che investono tutta la Boneheart, la Legion of the Black Death e le Maschere della Notte. Due di questi tentacoli sembrano dirigersi verso Elanor.

Kay e Killian sono i più vicini al gruppo mascherato. L’Elfo lancia Skyblade contro uno dei tentacoli mentre il Cavaliere intercetta e colpisce il secondo con Arlana. Le appendici impattate deviano la loro traiettoria e colpiscono due Maschere d’Argento, avvolgendosi introno ai loro corpi. 

“Erano in vostro aiuto schiocchi. Ora arrangiatevi da soli. Ho da fare qui.” dice una voce gutturale nella mente di Kay.

Ambara scaglia due frecce alle gambe dei mascherati, Ulnar e Franz ne ingaggiano un paio a testa bloccando la loro la strada. Mika intanto invoca il potere di Geshtai e dal terreno rampicanti avviluppano e intralciano i rapitori di Elanor che devono bloccare la loro corsa. Rydkssu usa la bacchetta paralizzante e ne ferma uno sul posto. Alla loro sinistra, intanto il Warduke affronta l’intera Boneheart Maggiore e Minore da solo. La sfera di oscurità assorbe le potenti magie degli Arcimaghi e delle Alte Pretesse. Tentacoli continuano ad uscire dal globo scagliandosi contro la cerchia interna di Iuz costringendo i membri sulla difensiva. Con l’altro braccio colpisce con la falce nera e cremisi le forze della Legion of the Black Death che lo attaccano dalla parte opposta. Un potente Glabrezu, due Babau e una decina di guerrieri d’elite vengono falcidiati dagli impressionanti colpi del Signore della Guerra. Sindol, impegnato negli scontri con le tribù orchesce, comprende che deve intervenire in prima persona contro il Warduke. Svanisce e riappare dietro al Campione di Nerull a supporto delle sue truppe. È uno spettacolo drammatico e maestoso. Uno scontro epico e unico nel cuore dell’Impero del Male.

Una figura nera si stacca dalla bolgia nella piazza e salta verso il palco. Nel balzo il suo corpo muta. Cresce a dismisura e scaglie nere ricoprono la sua superfice. Due ali gigantesche escono dalla sua schiena. Le braccia e le gambe diventano zampe con artigli enormi, il collo si allunga e il volto diventa rettileiforme. Un enorme drago nero si libra in aria. Sopra un cavaliere in armatura scura completa. Il Drago volteggia sulla piazza e vomita acido sulla folla facendo strage di Orchi e altre creature. 

Una grossa mano invisibile blocca Kay, ma l’Elfo riesce a liberarsi attivando il suo anello dell’evasione, svanendo e riapparendo in un punto vicino. Gli scontri proseguono mentre il Drago si muove verso il palco. Notano che il cavaliere che lo cavalca porta l’araldica della Contea Dorata del Regno di Furyondy. Nel frattempo, una figura appare alle spalle del palco, sospesa a mezz’aria. La sua barba bianca e le sue magre mani artigliate emergono dalle vesti violacee. È Meredoth, l’Arcinecromante che in passato ha fatto parte della Compagnia del Drago Nero. È colui che li ha usati e traditi. L’infame che ha ucciso Ulnar e lo ha risvegliato come un servitore controllato da una tiara magica, per poi barattarlo con Crymson in cambio di Elanor. È la mente che li perseguita per i suoi scopi di ascensione a divinità della morte. È l’incubo che tormenta la psiche di Ulnar e alimenta la sua Guerra Interna.

Il guerriero che si trova nel pieno di un impegnativo combattimento con due Maschere della Notte vede Meredoth sospeso a mezz’aria e il suo cervello smette di ragionare. Incurante dei colpi letali dei due formidabili avversari, li ignora e si lancia verso il Necromante, correndo nel pieno dello scontro tra il Warduke e i suoi avversari.

Nel frattempo, Kay e Killian stanno facendo di tutto per sbarazzarsi delle ultime Maschere e raggiungere i due al centro, bloccati dai rampicanti che tengono Elanor prigioniera. Nonostante le ferite gravi, Killian abbatte il suo avversario e, sfruttando un varco, riesce a infilarsi e strappare la Procreatrice dalle mani dei due uomini intrappolati nelle piante.

Kay sente una voce nella sua mente, è Skyblade. “Lanciami in aria, Kay. Più in alto che puoi. È stato divertente.” L’Elfo capisce cosa gli sta chiedendo il suo inseparabile Pugnale. È una sorta di addio. A malincuore, Kay fa roteare la lama tra le mani per impugnarla, pronto a lanciarla. Lo scaglia con tutta la forza che ha nel corpo verso il cielo, e l’artefatto scompare. Le Maschere d’Argento che stava affrontando rimangono sorprese dall’azione dell’Elfo. Improvvisamente, un tuono e un fulmine squarciano l’aria, il vento si alza e le nubi vorticano. Una tempesta si trasforma in un gigantesco tornado che trascina tutti in aria, vorticando all’interno del ciclone. I membri della Compagnia del Drago Nero vengono spinti al centro del nucleo e perdono i sensi, tranne Ulnar, che continua a cercare Meredoth nell’aria, urlando il suo nome.

Quando riprendono conoscenza, si rendono conto di trovarsi su una collina erbosa. Si guardano intorno, ma non c’è traccia del Warduke, della Bonehearth, delle Maschere della Notte o di qualsiasi altra creatura presente nella Piazza del Muro del Destino di Dorakaa. Tutti i membri della Compagnia del Drago Nero sono lì. Ivid abbaia a Luna e Celene, mentre Elanor è sdraiata con gli occhi chiusi. Mika osserva il cielo, dove si vedono le stelle. “Siamo a Furyondy”, dice il Ranger.

Ulnar pianta le mani nel terreno e piange di rabbia. Rydkssu si avvicina al fratello e lo abbraccia con dolcezza. Ambara si sdraia nell’erba e rotola su di essa. Franz Torkeep si piega su un ginocchio e bacia il suolo. Nel frattempo, Kay si prende cura della sorella, accarezzandole dolcemente i capelli nel tentativo di svegliarla. Elanor sembra in uno stato di trance mistica. Ambara si avvicina all’Elfo.

“So bene cosa ha passato Kay”, dice l’Elfa con gli occhi tristi e gonfi di lacrime. “Hanno consumato la sua anima, togliendogli la speranza con menzogne e torture psicologiche di ogni tipo. Hanno consumato il suo corpo nei modi più terribili. Ha bisogno di una cura magica molto potente, come quella che ci hai dato. Solo così potrà riprendersi.”

Kay estrae l’ultimo degli Elisir di Guarigione, estremamente rari, e lo fa bere alla sorella. Elanor apre gli occhi e il cristallo brilla nel suo occhio bianco e senza vita. La sua bellezza delicata è accecante. Kay le bacia dolcemente la fronte, tenendo la sua testa.

“Bentrovata, mia adorata sorella”, le dice Kay in elfico.

“Kay, mio adorato fratello. Finalmente. Sono stanca, ma felice di essere con te”, risponde Elanor con una voce flebile.

Mika intanto prepara un campo per la notte. Il Nomade accende un fuoco e lo osserva assorto. Ambara gli si avvicina e gli accarezza il viso. Dopo qualche minuto, le loro labbra si incontrano e si baciano con passione. Mika solleva Ambara tra le braccia e la porta poco distante sotto delle frasche piegate. Nell’intimità e nella magia del luogo, dopo l’inferno da cui provengono, fanno l’amore con passione e si addormentano nudi, abbracciati l’uno all’altro.

Franz e Killian conversano. Lord Torkeep dice al suo figlioccio che, ora che è tornato tra i ranghi cavallereschi, non dovrà più usare titoli quando si rivolge a lui. “Solo Franz. Chiaro Killian?” 

Killian ride. Nessuno aveva ancora visto il Cavaliere ridere da quando lo hanno conosciuto. Il suo volto è disteso e felice mentre ringrazia Franz, che lo abbraccia affettuosamente.

“Ora è il momento della gioia. Da domani sarà il momento della giustizia” dice Franz a Killian battendo due volte la mano sulla sua schiena. 

Appena Elanor si addormenta, Kay si avvicina a Ulnar, che è seduto con suo fratello accanto. L’Elfo si alza, tocca il fianco dove solitamente portava Skyblade con un gesto naturale. Quando non sente più la presenza del suo compagno di avventure di lunga data, fa una smorfia, poi si avvicina all’amico e si siede accanto a lui.

“Questa volta è stata più dura del solito, amico mio. Da quel maledetto giorno a Dyvers, la vita non è più stata la stessa. Oggi ho perso Skyblade, ma ho ritrovato la mia amata sorella e il mio migliore amico. E non ho intenzione di lasciare nessuno dei due”, dice Kay Demon, mettendo la mano sulla spalla di Ulnar. “Risolveremo tutto, Ulnar”, continua l’Elfo, indicando il volto del guerriero. “Te lo prometto”.

Fine

Skyblade, Artefatto dell’Aria sprigiona il suo immenso potere. Impero di Iuz. Dorakaa. Muro del Destino.
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L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 9 Harvester 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Quarantaseiesima Sessione di Gioco

Le creature avanzano a grandi passi, urlando in modo grottesco. Hanno due teste deformi e uno sguardo demente. Macchie giallastre ricoprono i loro corpi mostruosi.

Rydkssu estrae la bacchetta dei fulmini e una saetta li colpisce entrambi. Ulnar e Killian attaccano all’unisono la mostruosità che brandisce un grosso femore di cavallo, infliggendogli diversi colpi di lama. L’abominio urla di dolore prima di far piombare la rudimentale arma con violenza sul corpo di Ulnar. Il guerriero subisce un colpo tremendo, ma non demorde. Il Troll armato di catena si lancia su Kay. Mika lo intercetta piazzando un paio di fendenti della sua Defender nelle gambe della creatura. Kay lancia Skyblade che, con precisione letale, lo colpisce alla spalla per poi tornare magicamente tra le mani dell’Elfo. Il mostro fa roteare la grossa catena contro Kay, che con un balzo acrobatico schiva il colpo. Nel frattempo, Ulnar con un fendente perfetto stacca un braccio del Troll e Killian gli assesta un’altra violenta spadata all’addome. L’essere vacilla, ma è ancora in piedi. Le urla dalle celle si fanno sempre più tragiche e terribili. Il cavaliere, motivato dalla rabbia che gli provocano le sofferenze che sente, abbatte il mostro con una combinazione di scudate e fendenti. Ulnar, intanto, rivolge le sue attenzioni su quello armato di catena per assistere i suoi compagni. Tre attacchi letali combinati del guerriero, di Mika e di Kay, fanno a pezzi anche la seconda mostruosità. Rydkssu si occupa dei corpi per non farli rialzare grazie al potere rigenerante. Piccole sfere di fuoco si creano dalle mani del Githzerai, che dirige verso le due gigantesche carcasse. Le sfere si spargono lungo tutta l’estensione degli ammassi di carne marcia, bruciando i loro tessuti.

Sulle porte delle celle, tra muscoli e sistemi venosi, ci sono incisioni che rappresentano disegni osceni che sembrano animarsi e schernire la compagnia con risate diaboliche. Ogni genere di efferatezza, orrore, brutalità e perversione è rappresentata in questi folli graffiti incisi nelle carni delle pareti. Notano che la grossa stanza si chiude in un grande sfintere che sembra respirare.

Il senso di oppressione, le urla strazianti dei prigionieri, l’ammasso di parti anatomiche in cui camminano da ore, la malvagità perversa delle raffigurazioni e il fetore letale e irrespirabile sono oltre il comprensibile. Rydkssu e Kay hanno conati di vomito e devono fermarsi. Mika e Killian sembrano vicini a perdere la ragione. Ivid è attaccato alle gambe del suo padrone, con le orecchie basse e il muso verso terra, anche se in buono stato fisico grazie alla collana di adattamento. I loro occhi brillano di rabbia furiosa. Ulnar, in questo momento, pare l’unico in grado di reggere razionalmente il delirio in cui sono immersi.

Si rivolge al Sacerdote di Nerull: “Dove sono le chiavi? Non le vedo addosso ai Troll.”

“La chiave è quell’osso che spunta da quella collana che hanno attorno al collo,” risponde Merouac senza nemmeno muovere quell’accenno di bocca che ha nel volto spettrale.

Ulnar strappa il ciondolo dal collo di uno dei due Troll, prima che finisca bruciato con il resto del corpo, e si dirige verso la cella indicata in precedenza dal Sacerdote.

L’osso ha una protuberanza che sembra incastrarsi perfettamente in un pertugio della porta. Non appena infilato, i disegni osceni amplificano la loro cacofonia e la serratura sembra una bocca che mangia l’osso e lo fa girare per poi risputarlo indietro. La porta si apre. Le pareti della cella sono composte da piccole creature deformi. Braccia, teste e gambe spuntano dalle superfici incastrate tra le mura. Appoggiata con la schiena alla parete, nuda, con varie braccia che la tengono ferma e la toccano ovunque, e teste abominevoli che le sussurrano attaccate alle orecchie chissà quali bestialità, un’Elfa dallo sguardo completamente vuoto. È sporca di liquami e scorie corporee. Respira, ma sembra in uno stato catatonico. Kay si fa forza ed entra nella stanza. Si affianca all’amico e di fronte a quell’immagine raccapricciante, una lacrima gli scende sul viso. Appoggia delicatamente la sua mano sul suo volto e per un istante i suoi occhi spenti sembrano brillare grazie all’influsso elfico. Nel frattempo, anche Killian e Mika entrano nella stanza. Hanno gli occhi sbarrati e sguardi rabbiosi.

“Liberatela!” urla lo Sciamano, mentre si avventa sul suo corpo tentando di strapparla alle braccia che la bloccano. Rischia di fare seriamente male al suo debole corpo già martoriato. Ulnar solleva di peso l’amico e lo sposta.

“Kay, porta fuori Killian e Mika da qui. Ci penso io a liberarla. Cerca di calmarli e fagli preparare qualche erba per farla riprendere,” dice Ulnar all’Elfo.

“Va bene, ci penso io. Mettigli questo vestito prima di farla uscire, una volta che l’avrai liberata,” così dicendo Kay estrae un abito femminile dal suo zaino e inizia a spingere fuori i due amici.

Ulnar si occupa delle braccia e delle parti di corpo che bloccano la ragazza. Stando attento a non farle male, strappa via gli arti e rapidamente la allontana dalla parete prima che la riprendano. La veste con gli abiti di Kay e la solleva in braccio portandola fuori dalla cella. La posa delicatamente a terra. Kay estrae la sua Caraffa dell’Acqua Eterna, un potente oggetto magico in grado di generare acqua senza limiti. Le lava il corpo e le fa sorseggiare il liquido poco alla volta. Dopo di che, capisce che è talmente debole che le cure di Mika non basterebbero. Serve qualcosa di più potente. Le dà da bere una delle sue ultime tre pozioni, che contiene un potente incantesimo di guarigione totale. Terminato l’ultimo sorso, l’elisir sprigiona i suoi effetti benefici. I suoi occhi tornano verdi e brillanti di vita. I suoi capelli grigi arruffati diventano neri e lucenti con riflessi blu. Le scorie sul corpo svaniscono. La sua pelle torna candida e vitale.

Si tocca il viso e piange.

“In che anno siamo?” sussurra rivolta a Kay.

“Nel 596,” le risponde dolcemente Kay, tenendole la mano sotto la testa.

Lei scuote leggermente il capo e sussurra tra sé e sé che è passato un anno.

“Come ti chiami?” le chiede Kay.

“Ambara. Sono Ambara di Flameflower.”

“Dobbiamo proseguire, Ambara. Dovremo anche combattere creature potenti per uscire da questo posto. Sei in grado di difenderti?”

“Sì. Però mi serve la mia spada, il mio arco e il mio libro degli incantesimi,” dice l’Elfa.

Ulnar si gira verso Merouac, che sembra sussurrare come un folle al lembo di stoffa, e gli urla imperiosamente: “Hai sentito? Serve il suo equipaggiamento.”

“Creatura stolta. Rivolgiti a me con rispetto. Sono l’emissario del Re di Tutte le Tenebre e tengo tra le mani un lembo della sua Sacro Tabarro,” risponde il Sacerdote con una voce che pare provenire dall’oltre tomba.

“Non ho tempo e voglia di giocare con te. Se vuoi liberare il tuo campione, recupera quello che ti ho chiesto,” chiude Ulnar.

Il Prete, senza scomporsi, si rivolge al suo famiglio: “Vai a prendere quegli stupidi oggetti e daglieli. Subito.”

Dopo poco, il Quasit torna con una grossa sacca e la porta all’Elfa. Lei controlla il tutto, impugna la sua spada lunga, mette l’arco e le frecce dietro la schiena e dice: “Sono pronta, andiamo. Ma un momento… tu sei Kay Demon… e tu sei… Ulnar… Sì, siete voi. Gli eroi di Flameflower,” dice con le lacrime agli occhi. “Grazie. Che Aerdrie, la Madre Alata, vi benedica una seconda volta.”

Kay la bacia delicatamente in segno di ringraziamento e di apprezzamento delle sue parole. Ulnar le fa un cenno piegando la testa.

“Ora andiamo. Dobbiamo liberare Franz Torkeep, finire quello che abbiamo iniziato e occuparci degli altri prigionieri,” dice Killian, che sembra tornato nel pieno controllo. “Dov’è la sua cella?” dice rivolto a Merouc.

“Seguitemi. Dopo aver fatto questo, dobbiamo andare. Non c’è più tempo per altro,” risponde il Sacerdote di Nerull.

Tornano nel corridoio, lui sembra disattivare altre trappole magiche con parole arcane e, in corrispondenza con l’ingresso precedente, dall’altra parte del muro apre un nuovo passaggio nascosto da una delle lingue di carne.

“È il secondo complesso di celle. Ci sono due guardiani come quelli che avete abbattuto con le chiavi al collo. Lo Shieldlander è nella terza cella sulla sinistra.”

Entrano come furie nel passaggio. Tutto è speculare al complesso precedente, anche le due creature che si avventano su di loro. Sono pronti e preparati ad affrontarle, e in pochi secondi le due mostruosità sono fatte a pezzi dagli attacchi combinati dei sei. Mentre Rykdssu inizia a bruciare i corpi con le sue sfere infuocate, Killian non perde tempo e con la chiave d’osso presa dal collo di una delle due creature apre la cella dove è rinchiuso Lord Torkeep. Incurante degli orrori, si concentra solo sul vecchio mentore, lo libera dalle braccia che escono dal muro e lo porta fuori dalla cella. Anche le sue condizioni sono disperate. È frastornato, gracile, in uno stato di inedia totale, il corpo pieno di tagli, macchie, tumefazioni, infezioni e malattie. Killian è emozionato e preoccupato, gli prende la mano e mostra una spilla che porta sulla sua armatura. È lo stemma di Lady Kyaren Rhavelle, il dono della dama per il suo campione scelto. Franz la osserva, improvvisamente spalanca gli occhi e il suo viso dolorante diventa stupito ed agitato. Freme e tenta di balbettare il nome del cavaliere. “Ki… Killia…”

Killian si inginocchia accanto a lui, ha gli occhi gonfi di lacrime e devozione. “Mio Lord.” Poi, con la voce rotta, prosegue recitando il giuramento dei cavalieri:

“Siamo i portatori dello scudo di Heironeous.

L’onore è la nostra coscienza.

Il valore è il nostro sangue, la giustizia è la nostra anima.

Sosteniamo la legge

e proteggiamo ciò che è giusto.

Offriamo tutto ciò che siamo

al servizio delle Terre dello Scudo,

fino a quando avremo respiro!”

“Ben ritrovato, Fratello. Che gli Dei ti benedicano,” dice Franz a Killian, compiendo uno sforzo enorme per pronunciare quella frase.

Kay capisce la situazione ed estrae il penultimo potente Elisir di Guarigione, allungandolo all’uomo sofferente. Franz, dopo averlo bevuto, riprende un colorito roseo. Le macchie cancerogene e le tumefazioni svaniscono, i tagli si chiudono. Il suo corpo riprende il corretto peso corporeo. Le ossa rotte si riassestano. Si alza con un balzo, guarda la Compagnia che forma un semicerchio intorno a lui e fa un inchino a tutti in segno di ringraziamento. Poi si rivolge a Killian, ancora inginocchiato con il capo rivolto verso il pavimento. Anche Ivid è al suo fianco con il muso abbassato; il cane sembra percepire la solennità del momento.

Franz Torkeep si schiarisce la voce, pone la mano sul capo di Killian, e le sue parole iniziano a riempire la stanza di pathos e grandezza:

“Killian, mio caro Killian, oggi ti rivolgo la parola con un cuore pieno di gioia e orgoglio. Il tempo ha separato le nostre strade, ma oggi ci ritroviamo in questa occasione cupa, dove il destino ha tessuto un filo che ci riunisce nuovamente.

Guardo nel profondo dei tuoi occhi e vedo la tua trasformazione, la tua redenzione. Il tuo nome risuona nel mio cuore come un richiamo alla forza dell’animo umano, alla volontà di rialzarsi nonostante le cadute. Sei un esempio di coraggio e resilienza, e sono onorato di chiamarti Killian, il cavaliere che è tornato alla luce.

Ricordo i giorni in cui ti ho visto crescere, quando ho avuto il privilegio di guidarti lungo il cammino dell’onore e della giustizia. Hai imparato le lezioni più preziose, quelle che vanno oltre la perfezione della tecnica di spada e si immergono nella profondità della tua anima. Sei stato il mio allievo più promettente, e oggi, davanti a tutti, vedo la tua promessa tornare.

I tuoi tempi oscuri sono stati un duro colpo, ma nel profondo del mio cuore ho sempre creduto nel tuo potenziale di risorgere. E oggi, Killian, vedo il fulgore della tua rinascita, la tua armatura che brilla di nuovo con la luce dell’onore e della dignità. Hai superato le tenebre che ti circondavano e hai abbracciato la verità del tuo essere.

Il tuo ritorno tra le fila dei cavalieri è un simbolo di speranza per tutti coloro che si sono smarriti lungo il cammino. Il tuo esempio dimostra che anche nelle ore più buie, la luce può splendere ancora una volta. E ora, caro Killian, ti affianchi a noi come un esempio vivente di forza interiore.

Prometto di essere qui per te, come mentore e guida, come colui che ti ha visto attraversare le fiamme della tua stessa disperazione e rinascere come un falco che si libra nell’aria. La tua presenza tra noi rinvigorisce il nostro giuramento di difendere il giusto, di proteggere i deboli e di lottare per la verità.

Avanti, Killian. Il tuo passato non è dimenticato, ma è un capitolo che ti ha forgiato, che ti ha reso più forte e compassionevole. Ora è il momento di mettere il tuo coraggio e la tua saggezza al servizio della causa, di estendere la mano a coloro che hanno bisogno di speranza e riconciliazione.

Che il nostro legame, cresciuto attraverso le tempeste del tempo, sia una fonte di ispirazione per te e per tutti noi. Siamo una famiglia, una confraternita di cavalieri che hanno visto la caduta e si sono rialzati con ancora più forza.

Siamo i Cavalieri dello Scudo Sacro!

L’onore è la nostra coscienza.

Il valore è il nostro sangue, la giustizia è la nostra anima.

Sosteniamo la legge.”

Le parole di Franz risuonano nella sala, avvolgendo tutti i presenti in un’atmosfera solenne e carica di significato. Killian, ancora inginocchiato, solleva il capo e i suoi occhi brillano di gratitudine e determinazione.

Franz toglie la mano dalla testa del cavaliere e poggia entrambe le mani sul petto, proprio sopra il cuore.

“Killian, accogli i doveri e le responsabilità di un cavaliere del nostro ordine. Che la tua spada sia sempre pronta a difendere i deboli, che la tua parola sia sempre ferma e veritiera, e che il tuo cuore sia guidato dall’onore e dalla giustizia.”

Killian si rialza, fiero e deciso, e guarda negli occhi il suo mentore.

“Mio Lord Franz Torkeep, accetto con umiltà e devozione il mio ruolo di cavaliere. Giuro di proteggere gli indifesi, di combattere per la verità e di onorare il nostro ordine con il mio impegno e la mia lealtà. Che gli Dei mi assistano.”

Franz sorride orgoglioso e stende la mano verso Killian. Quest’ultimo stringe la mano del suo mentore con fermezza, sigillando così il loro legame e il giuramento appena pronunciato.

L’uomo che è stato il tutore e maestro di Killian pone entrambe le mani sulle sue spalle e gli dice: “Ora andiamo, Cavaliere. La nostra Guerra di riconquista sarà vinta e l’abominio sarà schiacciato e cancellato per sempre dalle nostre terre!”

Killian ha un volto diverso. La durezza e la cupezza che lo accompagnano costantemente sembrano aver lasciato il posto alla gioia ed emozione.

Lord Torkeep è un uomo di grandezza unica. Anche Ulnar rimane affascinato dal suo parlare, dal suo grande carisma e dalla sua convinzione. Lui è l’eroe che durante le guerre recuperò il Pastorale di Rao, con il quale Hazen di Veluna scacciò i Demoni di Iuz dalle Flanaess, permettendo agli eserciti del bene di risollevare le sorti della guerra.

Kay lo ringrazia calorosamente per aver cercato di proteggere sua sorella, come ha sempre potuto vedere dal cristallo.

Ulnar gli consegna una delle sue spade magiche. “Va bene una spada lunga?” chiede il guerriero al cavaliere.

“Andrà benissimo. Da chi ho l’onore di ricevere questo dono?” chiede Franz.

“Ulnar” risponde secco il guerriero, con qualche vergogna e preoccupazione per il suo aspetto non certo rassicurante davanti a un uomo come Lord Torkeep.

“Quell’Ulnar che è stato il Comandante in Capo della flotta della Lordship of the Isles, prima che quel regno fosse perduto in mano ai serpenti scarlatti? Quell’Ulnar che è stato una spina nel fianco di Ivid V e dei suoi scagnozzi di mare dei Sea Barons per anni? Quell’Ulnar della Compagnia del Drago Nero? Quell’Ulnar?” dice Lord Torkeep con enfasi.

“Sì. Quell’Ulnar. Anche se piuttosto malridotto” dice il guerriero, con un tono di voce amaro, facendo il saluto marziale di massimo rispetto che si deve ai regnanti.

Franz risponde al saluto in modo impeccabile, poi scioglie la marzialità del momento con un abbraccio affettuoso al guerriero e gli sussurra benevolmente: “Non ti preoccupare. Siamo tutti piuttosto malridotti”.

“Ma ora datemi degli stracci, grande Ammiraglio del Sud. Non vorrete che venga a combattere insieme a voi nudo?” continua il cavaliere, con un tono da spirito cameratesco.

Ulnar non si sentiva così da tanto tempo. Quest’uomo, con poche parole e un’empatia assoluta, è riuscito a fargli provare sentimenti e una forza positiva che lo avevano abbandonato da tempo.

Killian è stupefatto nel sentire queste cose su Ulnar e il rispetto che porta il suo maestro. Non l’avrebbe mai detto. L’aveva inquadrato come un grande guerriero, ma non di certo con un passato di gloria militare fino a quel punto.

“Servono delle vesti per Lord Torkeep!” urla Ulnar a Merouac.

“Ti ho detto di non rivolgerti a me in questo modo, scarto della morte. Devi tremare di fronte a colui che è la dissoluzione della vita” risponde il Sacerdote con voce infastidita.

Ulnar è talmente felice che quella che fino al minuto prima sarebbe stata una frase in grado di fargli perdere il controllo, viene accolta con una risata e una battuta dell’Ulnar dei vecchi tempi: “Ah Ah Ah! Ci fate talmente tremare di paura, che siamo venuti nel cuore del male con un cane al seguito”

“Perché questo immondo è ancora qui e non lo stiamo estirpando dalle Flanaess?” dice Franz in tono minaccioso, puntando la spada contro il Sacerdote di Nerull.

“E’ una storia lunga. È anche grazie a lui e al suo capo se siamo qui e sei libero. E ora dovremo proseguire facendo anche di peggio. Ma si tratta di un male necessario. Killian saprà spiegarti meglio,” risponde Ulnar.

Nel frattempo, il Quasit porta una tunica nera a Lord Torkeep. Lui, schifato, la taglia con la spada e ne fa un tabarro che si avvolge intorno al corpo.

“Ora basta con i vostri osceni e disgustosi rituali. Dobbiamo andare. Il Cupo Re attende la liberazione del suo Prescelto,” dice Merouac, spostando la lingua di carne che apre il passaggio sul corridoio.

Il Sacerdote si muove verso destra. Il corridoio si chiude su una grande porta a due ante, che sembra disegnata sul muro.

“Preparatevi. Dietro questa porta c’è Palmardek e la sua corte,” dice il Prete.

I guerrieri estraggono le armi. Killian accarezza Ivid e gli fa cenno di aspettarlo in un angolo del muro. Kay prepara Skyblade in una mano, nell’altra tiene a portata il Cubo di Forza e si appiattisce contro una parete. Ambara incocca una freccia nel suo arco. Rydkssu estrae una pergamena e ne legge l’arcano contenuto. Poi fa la stessa cosa con una seconda pergamena. Entrambi i fogli si consumano. Una strana aura azzurra pervade tutti i membri del nutrito gruppo.

“Se state entro pochi metri da me, sarete immuni al fuoco e invisibili fino a quando non attaccherete il nemico,” dice il Githzerai. Poi prosegue cospargendo polvere d’argento sulla testa di Ulnar e Franz mentre recita formule magiche. “Questo vi aiuterà rendendovi più difficili da colpire dai Tanar’ri.”

Mika beve una pozione magica che lo rende più resistente.

“Io e Killian sul grosso Demone. Lord Torkeep e Mika sul resto. Rydkssu e Ambara forniranno supporto magico da distanza. Kay farà in modo che il Prete faccia ciò che deve. Siamo pronti,” dice Ulnar al gruppo.

Merouac, alle parole del guerriero, pronuncia una frase incomprensibile e le due ante disegnate sul muro sembrano prendere vita, iniziando ad aprirsi.

È una stanza molto grande. Sopra una predella si erge un gigantesco trono scolpito nella carne ed elaborato con ferro, ossa, ebano e malachite. Alla sinistra del trono c’è un grosso pozzo, anch’esso di carne, e proseguendo sempre verso sinistra si trova una porta sulla parete. Sulla parete destra c’è un’apertura ad arco molto ampia che conduce a una stanza adiacente. Piscine di sangue ribollente sono sparse per tutta la stanza e quattro imponenti statue di guerrieri in armatura completa sono allineate sul bordo della predella.

Seduto sul trono c’è un gigantesco essere dalla testa di rana, simile nell’aspetto alle statue nella stanza dell’ascensore. Al suo fianco si trova una creatura semi-scheletrica con la testa a pungiglione e gli occhi di brace. Hanno già visto molti d questi esseri da quando sono arrivati in questa città. Si tratta di un Hezrou e di un Babau, due potenti Tanar’ri.

La creatura bestemmia parole in abissale. “Merouac, se uno stolto come stolto è il tuo Dio.” Così dicendo, si alza dal trono in modo sorprendentemente rapido per la sua mole e con un movimento della mano dà vita alle quattro grandi statue di pietra che si muovono davanti a lui. Con l’altra mano, fa comparire un muro di fuoco oltre le statue.

Il gruppo si lancia nella stanza, attraversando incolumi il muro di fuoco grazie alla protezione magica di Rydkssu, e ognuno si dirige verso i propri bersagli.

I quattro combattenti affrontano le statue corazzate, armate di gigantesche spade a due mani. Colpiscono i costrutti con una violenza e una maestria inaudite. Killian, Ulnar e Mika distruggono il proprio avversario in pochi istanti. Franz viene colpito dalla grossa spada, che gli provoca un ampio taglio al costato, ma riesce a riassestarsi e investire il nemico di fendenti.

Il Babau appare improvvisamente alla destra di Ulnar e, con un raggio cremisi, colpisce il guerriero. Ulnar resiste all’incantesimo di indebolimento mentale, anche grazie alla protezione del medaglione datogli da Xansha. Il Demone, infuriato dall’inefficacia della sua magia, si lancia contro il guerriero e tenta di colpirlo con la sua lancia contorta e la sua coda. L’acido corrosivo brucia la carne del guerriero e rischia di compromettere l’armatura incantata. Ulnar risponde con due fendenti che tagliano le carni del Demone, mentre il suo icore sfrigola sulle armi che, grazie alla loro potente resistenza magica, non si corrodono.

Rydkssu lancia un raggio paralizzante dalla sua bacchetta contro Palmardek, e contemporaneamente Ambara scaglia due frecce verso il Demone. Il raggio non ha effetto, e le frecce sembrano scalfire il Demone a malapena.

Intanto, Kay prende Merouac vicino a sé e attiva il Cubo di Forza. I due si muovono sotto l’effetto dell’invisibilità nella stanza per raggiungere l’arcata sulla destra. “Il Prescelto è in quella stanza,” dice il Sacerdote all’Elfo.

Un essere che sembra uno squalo con gambe umane compare da dietro il trono e carica Killian. Il Cavaliere e Mika lo abbattano a colpi di spada, non prima di aver subito gravi danni a causa dei suoi morsi.

Ulnar colpisce ancora il Babau. La sua lama Danzante, questa volta, sembra non resistere all’acido del suo sangue e ne subisce parzialmente gli effetti, danneggiandosi sul filo di sinistra. Il Babau sparisce improvvisamente.

Mentre il combattimento infuria, Kay e Merouac raggiungono e superano l’arcata. Un grande vortice magico rotea al centro della stanza. Gelo e urla agonizzanti provengono dal Maelstrom. Le pareti toccate dai venti del turbine, necrotizzano e si rigenerano in un ciclo che sembra eterno. Il Sacerdote sembra in estasi, forza il passo per andare verso il vortice, tentando di uscire dalla protezione del cubo. Kay a fatica lo trattiene.

Palmarek si rende conto di quello che sta avvenendo, sparisce dalla sala del trono e si teletrasporta davanti a Kay e Merouac. Dalle sue mani scaturiscono raggi verdastri contro i due, ma il Cubo li protegge. Quando si trovano quasi a contatto con il vortice, il Sacerdote strappa il Cubo dalle mani di Kay e preme il lato numero sei per disattivarlo. L’Elfo lo riagguanta subito e, con una capriola rovesciata, fa un balzo all’indietro per evitare di finire nel maelstrom. Mentre è in aria, ripreme il lato numero cinque del Cubo per proteggersi dai raggi del Demone. Contemporaneamente, il Prete, con una risata folle, si lancia nel vortice.

Dopo qualche secondo di stupore, Palmardek guarda l’interno del vortice e ride in modo sguaiato.

Lord Franz Torkeep. Cavaliere Banderese dello Scudo Sacro. Barone della Fortezza di Torkeep. Livello più profondo delle Prigioni di Dorakaa.
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L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 9 Harvester 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Quarantacinquesima Sessione di Gioco

Ulnar raggiunge Rydkssu, lo scuote e con uno schiaffo ben assestato lo riporta alla realtà, liberandolo dall’incantesimo di terrore. I due fratelli si riuniscono al resto del gruppo che si trova di fronte a una parete. Non vede né Kay né il Prete di Iuz.

“Dov’è Kay?” chiede Ulnar.

“Ha inseguito il Sacerdote oltre questo muro, attraverso un passaggio che ora si è chiuso. Stiamo cercando di capire come azionarlo”, risponde Mika.

Killian batte con il pomo della spada sul muro, sperando di ricevere risposte dal compagno dall’altra parte. Ivid annusa gli angoli della parete.

Kay si ritrova in un corridoio irregolare, senza apparente soffitto. Il pavimento è colmo di spazzatura, ossa e cadaveri. Il Sacerdote è avanti a lui di qualche metro, lo fissa con il suo volto inquietante grondante sangue e blatera parole arcane. Non appena l’Elfo fa per scattare verso di lui, mani provenienti dal suolo gli bloccano le gambe. I cadaveri iniziano a sollevarsi da terra e ostruiscono lo spazio tra lui e il Sacerdote. Kay sente le risate del Prete. Respira, cerca di placare la sua rabbia e comprende che deve riunirsi ai compagni.

I non morti si avvicinano a lui con passo lento e incessante. Guarda la parete da cui è arrivato, alla ricerca di un meccanismo di attivazione. Si concentra, incurante delle carcasse che sente addosso. Poi nota un mattone leggermente più sporgente e lo preme. La porta nel muro si apre. I compagni sono di fronte a lui. Appena si rendono conto di quanto sta accadendo, Ulnar e Killian sguainano le armi e partono come fulmini contro le creature. Si fanno largo tranciando i corpi cadaverici come fossero frasche che ostruiscono un sentiero in un bosco. Superati i non morti, accelerano il passo.

Lame escono dalle pareti, ma riescono a scansarsi istintivamente, venendo solo sfiorati dalla trappola letale. Kay e Mika controllano la zona e individuano altri trabocchetti. Il corridoio si chiude con una porta. Da dietro, sentono la voce di Mordlok: “Siete venuti fin qui per morire.”

Oltre alle parole minacciose del Sacerdote, sentono un gran vociare provenire dalla stanza: Orchi e Demoni. Mika avverte che sono tanti e si stanno organizzando per un assalto. Devono agire velocemente. Sono provati dagli scontri e i nemici nella stanza sono troppi. Decidono di tornare indietro alla stanza dell’ascensore.

“Ho ancora qualcosa per riuscire ad attivarlo. Dovrò sacrificare un incantesimo importante, ma posso farcela”, dice Rydkssu ai compagni.

Ripercorrono il corridoio, evitando le trappole individuate, e superano la massa di cadaveri. Riattivano la porta segreta sul muro e prendono il corridoio con le celle ai lati. Appena raggiungono la grande stanza con la piattaforma, il Githzerai dice a tutti di salire. Estrae dal suo sacco il libro degli incantesimi, lo sfoglia rapidamente e strappa una pagina. Legge il contenuto pronunciando parole arcane. Appena termina, la carta si contorce in un’autocombustione.

“Ora sono in grado di decifrare le parole sulla piattaforma! Non muovetevi”, esclama il Githzerai, scendendo dalla predella a tutta velocità per avere la visuale completa della frase.

Nota che le lettere cambiano di significato a seconda della posizione da cui le si guardano. Si dirige verso la statua del vecchio e legge ad alta voce la scritta sulla piattaforma: “Iuz trionfa”. Poi si sposta rapidamente verso la statua dell’essere ibrido pesce e cane, e pronuncia “Iuz non perdona”.

Nel frattempo, un grosso gruppo di orchi entra nella stanza. Rydkssu salta sulla piattaforma e si rivolge a Ulnar: “Tocca a te, fratello mio”.

Ulnar ragiona velocemente e opta per la frase sul non perdono, che collega alle prigioni. Il guerriero esclama ad alta voce in lingua abissale: “Iuz non perdona”.

Le sue parole risuonano come se fossero pronunciate da una sorta di spazio aperto con eco. Le luci nella stanza sembrano spegnersi. Nessuno riesce più a vedere nulla, nemmeno le capacità di infravisione di Kay e Ulnar sembrano funzionare. Sono colti da nausea e giramenti di testa mentre tutto intorno a loro sembra vorticare. Non appena riescono a riprendersi e guardarsi intorno, si rendono conto di non essere più nella stanza precedente.

Intorno a loro, si sentono rumori inquietanti di gorgoglii, gorgheggi e fruscii. Sentono il rumore del flusso del sangue, solitamente sommerso e inudibile. La stanza ha la stessa forma e disposizione della precedente, ma le pareti, il pavimento e il soffitto trasudano un liquido scuro che cola dai pertugi delle figure illustrate nei bassorilievi. Anche queste sembrano prendere vita e muoversi. La pietra è sostituita da tessuti adiposi, tessuti connettivi, vasi sanguigni, nervi e muscoli. È come essere nelle viscere di un essere vivente. La corruzione dell’abuso e del male raggiunge livelli impensabili in questo luogo. Ariana emana una luce incandescente e urla disgustata nella testa di Killian l’orrore che percepisce. Tutti gli oggetti incantanti del gruppo si illuminano. Le Lame Githzerai dei due fratelli brillano di un bagliore intenso. L’odore è nauseabondo, le sensazioni sono talmente soffocanti che anche Ulnar sente fastidio. Ognuno cerca di schermarsi dall’olezzo come può, con mezzi magici o naturali. Vedono due statue nelle stesse posizioni in cui si trovavano quelle nella stanza precedente, ma i soggetti sono diversi. Si tratta di due opere speculari che rappresentano figure alte oltre due metri dall’aspetto di grandi mostruosità demoniache. Assomigliano superficialmente a una rana in forma umanoide, con braccia e mani al posto degli arti anteriori. Hanno una bocca ampia con file di denti smussati. Il corpo massiccio e corazzato è rivestito di scaglie e una serie di lunghe spine corre lungo la schiena. Ulnar li riconosce subito. Si tratta di Hezrou, uno dei sette tipi di Veri Tanar’ri che abitano il Piano Inferiore dell’Abisso.

La stanza presenta quella che sembrerebbe essere una porta completamente cosparsa di grosse vene pulsanti. La maniglia è un osso che sbuca tra tendini e muscoli, mentre lo spioncino a livello della testa si rivela essere uno sfintere. Ulnar si avvicina alla porta e posa la mano sulla maniglia. La porta sembra viva, le vene pulsano con maggior intensità, la sua carne sfrigola e i muscoli si contraggono, spruzzando acido corrosivo addosso al guerriero. Nel frattempo, due grosse braccia si formano e cercano di bloccargli le mani che stanno cercando di forzare la maniglia. Nonostante la resistenza e il pericolo che l’acido rappresenta per la sua armatura, Ulnar continua a forzare la maniglia. Tuttavia, nella sua mente si insinua un’ombra oscura, un buio fatto di carne umana, esperimenti necromantici e follia pura. Lascia la porta e cade all’indietro, sbattendo la testa. Si trova a terra, colto da convulsioni e spasmi. Mika e Rykdssu accorrono immediatamente verso il guerriero. Lo sciamano estrae delle bacche da un sacchetto e aiuta l’amico a mangiarle, mentre il fratello gli sussurra una melodia Githzerai all’orecchio. Le cure sembrano fare effetto, gli spasmi si placano e il guerriero recupera il controllo del suo corpo tormentato. Si rialza ed esclama: “Va tutto bene. Sono qui. Ora apriamo quella maledetta porta!”

Nel frattempo, Kay si avvicina alla serratura. Ha attivato il suo Cubo di Forza che lo protegge dall’acido e dai tentativi delle braccia di bloccarlo. Tuttavia, i suoi tentativi di scassinamento non danno risultato, poiché il meccanismo è troppo particolare. L’Elfo ha un’idea: dato che la porta è composta di materia viva, potrebbe danneggiarne i tessuti. Mette mano al suo zaino magico conservante ed estrae un oggetto a cui non pensava da tempo. Lo Scrigno degli Antichi Inverni. Un artefatto trovato all’interno dello studio di Meredoth, nella parte più profonda dell’Old Clerck dedicata al culto di Nerull, quando si trovava nelle Perrenland con la Compagnia del Vento. Non appena l’oggetto appare tra le sue mani, lo apre leggermente per dirigere il flusso di gelo verso la porta. Il potente artefatto inizia a emanare il suo gelo ancestrale. L’intera stanza sembra reagire, pulsando e stridendo. La porta intensifica gli spruzzi di acido contro Kay, ma il Cubo di Forza lo protegge da ogni danno. Dopo alcuni minuti di utilizzo mirato, un freddo denso avvolge la stanza e la porta diventa completamente ghiacciata. A questo punto, i tre guerrieri si scagliano contro di essa con tutta la loro forza, distruggendola come se fosse un corpo congelato che esplode in mille parti. Davanti a loro si apre un corridoio composto interamente di materia organica, che si perde nel buio. Rykdssu fa avanzare le sue luci magiche per illuminare il percorso. Le luci rivelano in modo quasi impercettibile qualcosa di strano sul pavimento. Un’aria densa e una cortina di nebbia vaporosa bluastra che si estende fino a metà del corridoio. Killian attiva Arlana per individuare l’invisibile e il magico, e la spada rileva la presenza di vapori incantati.

Rydkssu la esamina attentamente attraverso un incantesimo e conferma le sue supposizioni: si tratta di una nebbia che consente il teletrasporto istantaneo verso un’altra destinazione una volta entrati in contatto con essa.

Kay fa un passo indietro e si rivolge ai compagni: “Dobbiamo superare questa cosa e raggiungere il muro di chiusura. Se l’istinto non mi inganna, ci sarà un passaggio nascosto. Venite vicino a me, il Cubo ci proteggerà da qualsiasi cosa sia questo vapore.” Così dicendo, si organizzano in ranghi stretti, come una formazione a testuggine. Kay preme il lato numero cinque del piccolo cubo di avorio, e l’oggetto sprigiona un muro di forza protettiva di tre metri per lato, in grado di coprire l’intero perimetro della formazione e schermare chi si trova all’interno da qualsiasi minaccia. La barriera rallenta notevolmente il loro passo mentre avanzano lentamente nel corridoio.

Non appena toccano il vapore, questo inizia a muoversi intorno a loro, cercando un varco per entrare nel cubo e creando un effetto ottico impressionante. Tuttavia, il potente oggetto li protegge e fa sì che la nebbia rimanga all’esterno. Superata la metà del corridoio, dove il vapore scompare, Kay preme il lato numero sei del cubo e disattiva il suo potere.

Giunti alla fine del corridoio, Kay esamina la parete e con disgusto si rende conto che spostando una massa carnosa che sembra una grossa lingua ritorta su sé stessa, si apre un passaggio. Prende un lembo della carne e lo solleva, nonostante si irrigidisca, riuscendo comunque a creare lo spazio sufficiente per passare. Si muovono all’unisono verso l’apertura e si ritrovano in una stanza con una porta all’estremità della parete sinistra.

In un angolo della stanza, notano una piccola sagoma seduta a terra. Kay fa un segnale di silenzio a tutti, che si bloccano sul posto. Si sentono rumori di versi e parole in abissale provenire dalla porta sulla sinistra. L’Elfo avanza rapidamente e silenziosamente verso la sagoma, che ha l’aspetto di un minuscolo demone alato alto circa 60 centimetri. La sua pelle è di colore grigio, e i suoi occhi emanano una sinistra luce rossa. Possiede una coda appuntita e una bocca piena di minuti denti affilati, con piccole ali membranose dietro la schiena. Sta dormendo seduto, con una mano che gli sorregge la testa.

Kay riconosce la creatura. È un Quasit. Gli torna in mente il campione del fuoco Molbius, che aveva come famiglio un essere identico a questo. Per un attimo, il ricordo del mago sfuggente e del suo gruppo provoca in lui una sensazione di rabbia e frustrazione. Tutti quegli scontri durante quella avventura che chiamavano “la Scacchiera Githyanki”, da cui sono scaturite solo disgrazie, rimangono ancora un grande enigma nella sua testa.

Quando l’Elfo ha il Quasit tra le mani, lo tramortisce con un colpo alla nuca. I rumori nella stanza vicina aumentano.

“Ulnar, leghiamolo e torniamo nel corridoio dietro la porta segreta per interrogarlo. Questa stanza non è sicura,” dice Kay all’amico.

Ulnar srotola la sua corda magica e le ordina di avvolgersi strettamente intorno alla creatura. Ripassano l’orribile passaggio segreto dalla porta a forma di lingua e si ritrovano di nuovo nel corridoio. Kay sveglia il Quasit con delle potenti spezie vicino al suo viso. Appena il demone riprende coscienza, tenta di trasformarsi in un millepiedi per cercare di sfuggire alla corda. Ulnar ordina prontamente alla corda di stringersi, intrappolando il mostriciattolo. Nonostante provi a cambiare forma più volte, la corda si adatta rapidamente alle nuove dimensioni e lo tiene bloccato. Alla fine, il Quasit desiste.

“Bene, ora che hai finito con i giochi, parla prima che ti venga staccata la testa,” dice Killian puntando Arlana alla gola del demone.

“Chi siete? Sapete dove siete, folli?” dice l’essere con una voce stridula e fastidiosa.

“Tu devi rispondere, non fare domande. Dove siamo?” dice Killian premendo la lama contro il collo della creatura.

“Siete nella Corte di Palmardek. Il piano segreto e più profondo delle prigioni di Dorakaa.”

“Chi è il tuo padrone?” interviene Kay.

“Merouac, il Signore delle Catene. Lui sta vedendo tutto attraverso i miei occhi,” risponde il Quasit.

Rydkssu, sentendo quel nome, estrae il lembo di stoffa consegnatogli dal folle Sacerdote di Nerull alla locanda. La sensazione di oppressione al suo contatto questa volta è meno intensa, o forse è lui che riesce a controllare meglio le sue emozioni.

Appena apre il lembo di stoffa davanti agli occhi del Quasit, gli occhi della creatura sembrano ribaltarsi all’indietro. Le pareti del corridoio si ritraggono e sfigolano in modo inquietante, come un corpo che brucia.

Gli occhi del Quaist tornano normale e l’essere riprende a parlare: “Io sono Qit. Il mio Signore vi aspetta. Si sta preparando. Sciogliete questa corda e seguitemi, devo portarvi da lui”. Poi continua con voce più profonda e seria: “Oltre la porta della stanza dove ci siamo incontrati ci sono diversi Rutterkin. Dovete eliminarli senza farne scappare nessuno, altrimenti andranno ad avvisare Palmardek.”

Ulnar pronuncia una parola incomprensibile e la corda si scioglie dal Quasit, si rimpicciolisce e cade a terra. Il guerriero la raccoglie e la ripone arrotolata in un incastro della cintura.

Il Quasit vola al loro fianco, indicando il lembo di carne che funge da porta segreta. Kay lo riapre. Nemmeno il tempo di entrare nella stanza, che la porta alla loro sinistra si apre fragorosamente e sei grottesche creature la varcano. Memori delle parole del piccolo demone, immediatamente la compagnia si avventa su di loro a massima velocità. Tre mostruosità si posizionano sulla porta, mentre le altre fanno dietro front dal corridoio da cui sono venute.

Killian e Ulnar sfondano i tre demoni con una carica furiosa. Subiscono i loro colpi ma, incuranti, si fanno strada per crearsi un passaggio. Subito dietro, Mika, Kay e Rydkssu li ingaggiano, mentre i due combattenti continuano la loro corsa oltre le tre creature. Con uno sforzo e una velocità impressionanti per due uomini in armatura, intercettano il resto degli esseri. Li prendono di sorpresa alle spalle, fermando la loro fuga e costringendoli a difendersi. I due scontri separati hanno luogo. Il cavaliere e il guerriero, sebbene ingaggino il combattimento con i loro avversari dopo quello del resto del gruppo, fanno a pezzi le creature in pochi istanti e riescono a tornare indietro in tempo per assistere i loro compagni ancora alle prese con gli altri tre. L’attacco combinato fronte-retro pone immediatamente fine all’esistenza sulle Flanaess di questi abomini, abbattendoli e rimandandoli nel loro Piano dimensionale.

Riprendono il cammino. Il Quasit dice loro di seguirlo perché il luogo è pieno di porte segrete, illusioni e trappole mortali. Procedono lungo un corridoio che sembra avvitarsi su se stesso, fino a quando non giungono a una parete chiusa. Il piccolo Demone si avvicina al muro e tocca un punto. Immediatamente una lingua di carne simile a quella precedente si ritrae aprendo un passaggio.

Superato l’orribile passaggio gocciolante di materia organica, si ritrovano in un ampio corridoio. Dopo qualche metro, alla loro destra, sembra esserci un ammasso di vapore nero che ostruisce il passaggio. Sulla sinistra, il corridoio prosegue per oltre venti metri prima di chiudersi in due porte. Sulla parete opposta, spostata a sinistra, si trova una porta con una raffigurazione inquietante. Questa sembra essere fatta di ferro senza alcuna materia vivente sopra di essa. Un grosso teschio con catene di ossa che gli spuntano dalla bocca, è innestato sul portone. La porta si spalanca.

“Entrate.. Signore.. Catene..”, dice con una voce rantolante provenire da un uomo con vistose gobbe sulla schiena, il volto pesantemente deformato, che indossa una consunta tunica nera. Le parole sono appena comprensibili, dato che il suo viso scomposto non gli permette di esprimersi e pronunciare adeguatamente.

Non appena mettono piede nel corridoio per attraversarlo e raggiungere la stanza, sono colti da un violento malessere. Nausea, vertigini, oppressione e soffocamento sono al loro apice. Solo la loro straordinaria esperienza, forza e determinazione impediscono loro di crollare. Ulnar, pur non percependo nulla di tutto ciò, avverte una malefica presenza demoniaca e magica che permea e trasuda da ogni respiro di questo luogo.

Entrano nella stanza. L’uomo zoppicando raggiunge una grande scrivania e si siede. La stanza è piena di falci e falcetti di varie forme e dimensioni. Ulnar riconosce il materiale: si tratta di ferro meteoritico. Le armi costruite con questo metallo sono in grado di danneggiare i Demoni, anche se non sono incantate. Gli torna in mente un luogo a lui caro, la Land of Black Ice. Il territorio in cui ha vagato con la madre dopo essere stati cacciati dalla loro tribù nei territori dei Wolf Nomad, era satura di questo metallo. È lì che trovarono il portale dimensionale per raggiungere il Piano Esterno del Limbo. L’immagine di Ochir giovane e bellissima lo rincuora. Prende l’iniziativa e si siede su una delle due sedie di fronte alla scrivania di Merouac. L’uomo lo guarda con la testa piegata in avanti esaltando il suo volto deforme.

“Abbiamo delle domande”, dice Ulnar.

“Poco tempo.. agire..”, risponde l’uomo, sforzandosi di emettere parole complete nonostante le sue difficoltà.

“Il mio Padrone dice che abbiamo poco tempo prima che Palmardek si accorga della vostra presenza, quindi dobbiamo agire subito”, interviene il Quasit, che parla attraverso l’uomo con evidenti difficoltà comunicative.

“Ora rispondi a queste domande, poi ci muoveremo”, incalza Ulnar.

“Dove si trova Elanor?” interviene Kay in modo aggressivo, rivolgendosi all’uomo deforme.

“Non è qui. La procreatrice è stata portata via dalla sua cella e preparata per le aste di questa notte. Dovrebbero iniziare a breve”, risponde il Quasit in sua vece.

“Portaci da Franz di Torkeep”, questa volta è Killian a rivolgersi all’uomo.

“Lui è qui nella sua cella. Prepariamoci e vi porteremo da lui”, risponde ancora il Quasit, che poi prosegue: “il mio Signore vuole che gli venga consegnato il Sacro Lembo”.

“Dobbiamo prepararci per affrontare il Demone. Siamo feriti, hai delle pozioni che possano curarci?”, chiede Ulnar direttamente al Quasit.

“Noi no. Ma tra i prigionieri c’è un Elfa, una spia della Vesve Forest tanto folle da essere venuta nella città dei teschi. Lei ha capacità magiche. Forse potrà aiutarvi”, risponde il Quasit.

Nel frattempo, Rydkssu estrae il lembo di stoffa consunto e lo appoggia sulla scrivania di fronte a Merouac. Questi si blocca, il suo volto contorto accenna un sorriso commosso misto a lacrime, mentre allunga la mano tremante verso l’oggetto. Non appena lo tocca e lo raccoglie con entrambe le mani, alza l’oggetto davanti al viso come se lo venerasse e il suo corpo inizia a cambiare. Le gobbe, le deformità e le ulcere si modificano e svaniscono. La sua pelle diventa bianca cadaverica, il suo corpo si raddrizza e le sue mani diventano quasi bluastre, con unghie antiche che sembrano artigli. Il viso ha quasi perso i lineamenti. Sembra una maschera di morte. Si alza e guarda tutti con occhi terrificanti. Il suo nuovo aspetto non è più quello di un uomo grottesco, ma sembra una potente creatura della Non Morte.

“Ora ascoltatemi”, dice Merouac. La sua voce è cambiata, priva di difetti di pronuncia e difficoltà di parola. Il suo tono è terribile e inquietante, sembra provenire dall’oltretomba. “Io andrò a prepararmi, mentre Qit disegnerà una mappa del complesso e vi illustrerà come agiremo per liberare il Signore della Guerra. Che sia fatta la volontà del Mietitore di Carne. Il giorno è giunto”, annuncia, dirigendosi verso una porta dietro alla scrivania che apre con un gesto della mano e scompare dietro di sé.

Nel frattempo, il Quasit si occupa di disegnare una bozza di mappa dei sotterranei utilizzando penna, inchiostro e pergamene.

“Ora andremo verso le celle. Dovrete eliminare i guardiani e prendere le chiavi. Poi potrete eliminare i due prigionieri che vi interessano, il Vecchio e l’Elfa. Poi, quando entreremo nella stanza del trono di Palmardek, dovrete affrontarlo e proteggere il mio Signore. Lui deve raggiungere la stanza del cancello. Una volta dentro, lui lo aprirà e libererà il Warduke. Il mio Signore disattiverà tutte le trappole e le illusioni per raggiungere la sala del trono. Ma non potrà combattere né contro i guardiani delle celle, né contro Palmardek e il suo seguito. Dovrete sconfiggerli voi garantendo l’incolumità del mio Signore”, spiega il Quasit mentre continua a scarabocchiare sui fogli di pergamena.

Ulnar interviene con una domanda. “Chi sono i guardiani e da chi è composto il seguito del Demone?”, chiede.

“Ci sono due complessi di celle. I guardiani sono giganteschi Troll a due teste mutati con procedimenti demoniaci e necromantici. Sono due per ogni complesso di celle. Loro hanno le chiavi per aprire le porte. La corte di Palmardek è composta dal suo braccio destro, un Babau, e dalle sue statue guerriere. È molto potente e tutto risponde a lui all’interno”, dice il Quasit mentre termina la mappa e l’allunga a Kay. L’Elfo gli lancia uno sguardo rapido e la infila in una tasca della sua cintura.

Merouac esce dalla sua stanza indossando una tunica cremisi con i paramenti verdi e ruggine ben visibili di Nerull incisi sopra. È un essere empio e pieno di terrore. Killian è disgustato al pensiero di doversi alleare con una tale malvagità. Stringe i pugni e si fa forza. Verrà il momento della restituzione e quello dell’espiazione.

“Andiamo. L’ora dell’oscurità e della vendetta è giunta”, dice il Sacerdote mentre si dirige verso la porta che dà sul corridoio, con il Quasit che gli si affianca a mezz’aria.

La compagnia si posiziona in formazione, armi alla mano, dietro all’improbabile alleato. Non appena entrano nel corridoio, il Prete, con un cenno della mano, dissipa i vapori neri di fronte a loro, che si aprono ai due lati. All’interno del vorticare, vedono figure spettrali che sembrano divorarsi a vicenda. Merouac tocca un punto della parete destra e una delle lingue si sposta, aprendo un passaggio segreto che conduce a una lunga stanza piena di porte di carne viva: le celle.

“Eliminate i guardiani. Le chiavi delle celle sono al loro collo. L’Elfa si trova nella quinta cella sulla destra”, istruisce Merouac mentre si sposta per lasciare entrare il gruppo nel passaggio. “Io vi attenderò qui. Siate rapidi e silenziosi.” Non appena Mika, che chiude la fila, passa, la lingua si richiude dietro di loro. L’odore è oltre il nauseabondo. Vassoi ricolmi di carne e ossa sono sparsi ovunque, mentre feci, urina e ogni genere di sostanza creano una poltiglia che si mescola con la sporcizia della stanza. Le urla di angoscia che provengono dalle celle sono atroci. Davanti ai loro occhi, due gigantesche e disgustose creature sedute si alzano appena li vedono. Sono alti quasi cinque metri. Uno raccoglie una grossa catena da terra, mentre l’altro impugna un osso gigantesco. I due Troll deformi e colossali si gettano a grandi passi verso il gruppo.

Merouac “il Signore delle Catene” – Sacerdote di Nerull – Livello più profondo delle Prigioni di Dorakaa
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L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 9 Harvester 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Quarantaquattresima Sessione di Gioco

Kay e Killian si trovano tra i primi bersagli dei Ghast, creature assetate di carne umana che tentano di colpirli con i loro artigli. Fortunatamente, le difese magiche dell’Elfo e del Cavaliere neutralizzano i veloci attacchi iniziali dei mostri.

La stanza in cui si trovano rapidamente si trasforma in un ricettacolo di creature dell’oltretomba. Mentre i quattro Ghast li attaccano dalla porta d’ingresso, quattro Ombre si materializzano dal muro di destra e li assalgono. Sulla sinistra, la magia di Mordlock anima sette scheletri guerrieri che avanzano verso di loro armati fino ai denti.

Killian, Ulnar e Mika si dispongono in formazione semicircolare per proteggere Ivid e Rydkssu, intercettando in questo modo la maggior parte dei non morti. Nel frattempo, Kay si sposta lateralmente e si dirige verso il Chierico, cercando di raggiungerlo.

Ulnar, nel tentativo di colpire gli scheletri, scivola e si sbilancia pericolosamente. Riesce comunque a schivare i loro numerosi attacchi grazie alle sue abilità di combattente combinate alla protezione dell’armatura. Mika, con la sua spada Defender, sferra due fendenti letali contro un’Ombra, facendo sì che l’essere oscuro si dissolva in una nebbia eterea sotto i suoi colpi fluidi e potenti.

Killian, con un affondo devastante, colpisce un Ghast con la sua spada Arlana. La creatura viene completamente mandata in pezzi. La spada si rivela un’arma formidabile nelle mani del Cavaliere, un’estensione della sua volontà di difendere i suoi compagni e abbattere il male.

Rydkssu, puntando una bacchetta contro il Sacerdote, provoca un fulmine che colpisce due Ghast lungo la sua traiettoria, incenerendoli all’istante prima di raggiungere il Chierico. Quest’ultimo, però, riesce a scansarsi in tempo per evitare l’impatto completo della scarica.

Nel frattempo, Kay colpisce uno Scheletro con Skyblade, che si trovava tra lui e Mordlock. La creatura crolla a terra e l’Elfo ha la strada libera per avvicinarsi al nemico.

Il Prete, nel frattempo, evoca nell’aria un’arma insolita composta da energia oscura, che si scaglia contro Rydkssu colpendo il Githzerai al braccio. Nonostante un inizio tutt’altro che perfetto, Ulnar riprende il controllo della situazione e le sue due lame colpiscono con precisione, frantumando le ossa degli Scheletri Guerrieri intorno a lui.

Mentre Kay si avvicina, viene colto da un sussulto. Ora che può vedere meglio il volto del nemico, lo riconosce: è il Sacerdote di Iuz nella visione del Cristallo del 25 Reaping durante la navigazione nel Nyr Dyv. È colui che ha ucciso ed evirato l’Orog che ha violentato sua sorella. Frantumando poi il Cristallo di Elanor in mille pezzi a terra. È il suo carceriere a Dorakaa. La rabbia e il dolore affiorano nella sua mente, creando una fitta nebbia emozionale che lo blocca per un istante. L’esitazione è subito colta da Mordlock, che ne approfitta per ordinare a uno dei Ghast di intercettare l’Elfo, mentre dirige l’arma di energia oscura su di lui. Kay riesce a schivare il colpo magico all’ultimo istante, ma si ritrova davanti la creatura con gli artigli che lo puntano.

Con determinazione e un feroce desiderio di vendetta, Kay lancia Skyblade. Il pugnale, con un singolo colpo spettacolare, passa da parte a parte della creatura che cade esanime al suolo, e prosegue la sua corsa verso il Sacerdote, colpendolo al volto. Il Prete urla di rabbia, mentre un nuovo profondo taglio si apre sul suo viso già sfregiato. Con il volto completamente ricoperto di sangue, inizia a gesticolare e pronunciare parole arcane.

Nel frattempo, Mika, Killian e Ulnar hanno la meglio sugli orrori che li circondano. Con una coordinazione impeccabile, i tre guerrieri mettono fine a un numero impressionante di creature. La furia animale di Mika con la sua Defender, la potenza dei colpi di Killian con Arlana e la maestria di Ulnar con le sue due lame incantate si combinano in un turbine di attacchi che sono arte pura e distruttiva nel combattimento corpo a corpo.

Mordlock termina il suo incantesimo e immagini terrificanti compaiono nelle loro menti, suscitando le loro paure più recondite. Tuttavia, la loro determinazione ed esperienza svelano e neutralizzano il trucco del Sacerdote. Rydkssu, colpito dall’incantesimo del Prete, sembra cedere alla paura, lasciandosi sopraffare dall’illusione. Nel panico, si allontana dal gruppo, cercando disperatamente di fuggire dalla stanza. Ulnar tenta di fermare suo fratello, ma la sua presa manca di poco.

Il Sacerdote, privato della protezione delle sue creature e con Kay con gli occhi iniettati di rabbia che gli si avvicina, estrae dalla sua tunica una bacchetta contorta adornata da teschi. Schegge nere sprigionano da essa e investono l’Elfo, Mika e Killian. I due guerrieri vengono investiti e rallentati dall’onda nera, mentre Kay, determinato più che mai, sembra non sentire il dolore delle punte che gli si piantano nella pelle dorata.

Mordlock fugge dirigendosi verso un muro, e Kay gli sta dietro. Il Prete riesce ad aprire un passaggio segreto nella parete e si precipita al suo interno. L’apertura si richiude immediatamente dietro di lui, ma grazie a un balzo acrobatico e un enorme sforzo, l’Elfo riesce a saltare dentro prima che la porta sparisca.

Il suono metallico della porta che si chiude e svanisce nel muro risuona nell’aria, isolando Kay dal resto del gruppo. Si trovava ora solo, in un corridoio oscuro e sconosciuto, con il Sacerdote ancora davanti a lui. La tensione si percepisce nell’aria mentre i due si guardano intensamente.

Mordlock. Sacerdote di Iuz. Carceriere di Elanor. Prigioni di Dorakaa.
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L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 9 Harvester 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Quarantatreesima Sessione di Gioco

Recuperate le forze grazie alle cure magiche, iniziano ad esaminare la stanza. C’è un forte odore di zolfo. Si dirigono verso il centro, dove una gigantesca predella con catene di tiraggio sembra affondare nel pavimento. Sopra di essa sono incise decorazioni in granito raffiguranti un anziano simile alla statua sulla sinistra e scritte in abissale. Il soffitto e il pavimento sono aperti in corrispondenza con la predella e per la sua estensione. Le robuste catene che sostengono la piattaforma sono rinforzate con parti metalliche massicce. Si tratta di una sorta di ascensore capace di trasportare fino a una decina di persone. Tentano di decifrare le parole incise. Ulnar conosce la lingua, ma non è in grado di leggerla o scriverla. Rydkssu ha esaurito gli incantesimi divinatori. Kay fa un tentativo di interpretazione, ma senza successo.

Ulnar e Killian cercano un possibile dispositivo per attivare il meccanismo, senza trovare nulla. Il cavaliere comunica telepaticamente con Arlana. La spada attiva il suo potere e Killian si alza in volo verso l’apertura nel soffitto. Dopo pochi metri il Cavaliere si blocca in aria. Arlana gli dice che una forma di magia potente gli impedisce di procedere oltre. Lo informa anche che il male che proviene da quello strumento è intenso e profondo perfino rispetto al resto.

Mika esamina le impronte e nota tracce recenti di varie forme.

Nel frattempo, Kay si mette al lavoro per aprire la massiccia porta di metallo. Le raffigurazioni sulla porta sono terrificanti. Mostrano immagini macabre di violenza di ogni tipo. L’Elfo evita di guardarle e si concentra sulla serratura. È un sistema estremamente complicato. Solo dopo alcuni minuti riesce a allineare le ganasce e ad aprire la porta, causando però un forte rumore.

Rydkssu si isola e prende ad esaminare un oggetto trovato a Bronzeblood Haunt. Si tratta di una potente Sfera di Cristallo. Si rimprovera per non averla usata prima, poiché sarebbe potuta risultare molto utile in diverse situazioni. Ora, però, non c’è tempo per rimuginare sugli errori. Tocca la sfera con entrambe le mani per attivarne il potere e si concentra sull’individuo che stanno cercando: il Signore delle Catene. La magia funziona e Rydkssu vede un uomo disgustoso che si spalma carne umana addosso, mentre intorno a lui sente urla, lamenti strazianti e pianti disperati. Le pareti sembrano muoversi e pulsare, composte di tessuti muscolari, viscere e sangue. Il soggetto pare godere di ciò che sta facendo. Il Githzerai interrompe la visione, orripilato, e descrive ai compagni ciò che ha visto.

“Stiamo pronti a tutto là dentro. Affronteremo il male più profondo presente nelle Flanaess”, dice Mika.

“Dobbiamo concentrarci solo sulla nostra missione. So quanto sia arduo. Sono consapevole delle difficoltà personali che ognuno di noi sta affrontando e dei pesanti carichi emotivi che portiamo, ma ciò che stiamo facendo ha uno scopo fondamentale, superiore a noi stessi”, dice Kay rivolgendosi ai compagni con un tono altamente persuasivo e motivante.

Nonostante il morale non sia certo alto e le storie individuali dei membri della Compagnia del Drago Nero siano cupe e tragiche, nonché il luogo in cui si trovano e ciò che vedono metta sempre più a repentaglio il loro equilibrio fisico e mentale, le parole dell’elfo sono un vero toccasana. Anche se solo temporaneamente, aiutano a tenere a distanza l’abisso di pensieri in cui alcuni di loro stanno cadendo, riportandoli alla realtà e al loro scopo.

Si dirigono verso la porta aperta da Kay, concentrati sui loro obiettivi. In lontananza, un sottofondo di urla e versi giunge loro in modo ovattato. Procedono rapidamente oltrepassando il passaggio e si apre un ampio corridoio con varie porte ai lati. Nell’aria si diffonde un intenso e pungente odore di sudore. Da dietro una delle porte si sente un vociare incomprensibile di gorgoglii e stridii. La porta si apre e si trovano di fronte a quattro deformi Rutterkin che brandiscono armi contorte. Si tratta di demoni minori, la manovalanza di grado più basso nel sistema gerarchico abissale. Killian e Ulnar hanno facilmente la meglio su di loro e i quattro abomini vengono abbattuti dagli attacchi dei guerrieri prima che possano sferrare un solo colpo. I loro corpi straziati svaniscono in pochi istanti verso l’Abisso.

Entrano nella stanza da cui sono uscite le creature e trovano solamente sporcizia e un mazzo di chiavi arrugginite appese a una parete. L’odore di sudore si mescola a quello di bruciato e sembra diventare più intenso. La stanza ha un’altra porta dall’altra parte, da cui l’odore aumenta in modo spropositato. Kay prova ad aprirla con le chiavi trovate e una di esse funziona. Appena superata la soglia si ritrovano in un’anticamera con un’altra porta chiusa, questa volta priva di serratura. La porta è sigillata magicamente.         

Rydkssu utilizza un’altra pergamena in cui è contenuto un incantesimo molto potente per dissipare la magia. L’accesso si libera non appena la pergamena svanisce tra le mani del mago. Entrano in un lungo corridoio pieno di porte rinforzate su entrambi i lati. Si tratta di celle, dalle quali provengono urla strazianti. Il corridoio si allarga e termina in una sala con tre porte di diversa fattura a destra, a sinistra e al centro. Aprono quella di destra e si ritrovano in una stanza con al centro un letto a baldacchino adornato di cuscini e stoffe pregiati. L’aria è pregna di profumo di incenso mescolato agli odori terribili del luogo. Statue raffiguranti varie razze di umanoidi, semiumani e demoni circondano il baldacchino, mentre il resto della stanza è spoglio.

La porta di sinistra è socchiusa, la aprono e procedono con cautela nella stanza. Tutte le pareti sono ornate da bassorilievi con soggetti demoniaci, mentre un forte odore di legna e carne bruciata si diffonde nell’ambiente. La stanza è riempita di strumenti di tortura di ogni tipo, e al centro si intravede una grande fossa infuocata. Si dirigono verso l’ultima porta, quella centrale che chiude la sala. Sopra di essa è inciso il teschio sorridente, simbolo di Iuz, mentre sulla parete opposta una placca di ottone mostra una mano incisa nel mezzo dello stesso emblema. È la prima volta che vedono questo tipo di raffigurazione e nemmeno Killian e Mika conoscono il suo significato. Anche questa porta risulta aperta.

La stanza è riccamente arredata, con un grande mobile ricolmo di oggetti e teschi di varie forme, denti, ossa e una miriade di ammennicoli macabri. Su un’altra parete si trova una porta, mentre al centro spicca una scrivania di legno massiccio con una grande sedia lavorata. Le pareti sono adornate da raffinati arazzi e il pavimento è coperto da tappeti di tessuti pregiati, tutti con raffigurazioni di soggetti demoniaci. Rydkssu e Kay esaminano i manoscritti che riempiono la scrivania, scoprendo appunti scarabocchiati sulla tortura, disegni folli di parti anatomiche e note sulle reazioni dei corpi vivi ad esperimenti sadici sulle più svariate razze. Ogni genere di orrore è presente e tutti i fogli portano la firma “Mordlock”. L’Elfo e il Githzerai si scambiano uno sguardo di intesa e cercano di tenere Ulnar lontano dalla scrivania.

Qualcosa di strano riempie l’aria e, improvvisamente, vengono assaliti da quattro creature non morte che si avvicinano alle loro spalle. Dietro di loro, gli occhi folli di un uomo glabro con cicatrici marcate e profonde bruciature. Indossa una corazza di piastre completa sopra il saio tipico dei sacerdoti di Iuz. Deve essere l’ospite di questa stanza. Quel Mordlock di cui hanno appena visto la firma sui manoscritti. L’uomo, cantilenando qualcosa con le braccia alzate, fa emergere ombre dalle pareti che si uniscono alle altre creature non morte nell’assalto al gruppo.

Ingresso alle Prigioni. Sotterranei di Dorakaa.
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L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 9 Harvester 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Quarantaduesima Sessione di Gioco

Il combattimento tra la compagnia, i sacerdoti deformi e i monaci scarlatti infuria. Le creature cercano di intrappolare Ulnar con i loro tentacoli. Nonostante subisca dolorosi colpi, il guerriero riesce a sfuggire alla presa, piantando la Danzante tra gli occhi di una delle creature e aprendo violentemente la sua deforme testa. Un monaco evoca sfere vorticanti che scaglia contro il suo petto, e uno dei monaci scarlatti approfitta del momento di debolezza del guerriero per colpirlo alle spalle. Ulnar riesce a evitare il peggio, girandosi all’ultimo istante per eludere un colpo letale diretto alla carotide, e risponde trafiggendo da parte a parte l’addome dell’albino con la Spada d’Argento Githzerai.

Nel frattempo, Rydkssu, al di là della grata, prepara un incantesimo per aiutare il fratello e permettergli di muoversi liberamente sulle pareti come un ragno. Mika, ripresosi dagli effetti del veleno, si rialza con un balzo felino e si lancia come un lupo infuriato in aiuto dell’amico, seminando lo scompiglio tra i Sacerdoti. Killian approfitta dell’azione del nomade per insinuarsi tra le creature scompaginate e raggiungere il leader ferito a terra. Solleva Arlana e lo colpisce con violenza inaudita, tranciandone il corpo di netto.

Alla vista dell’esecuzione del loro capo, tutti esitano per un breve istante, ma riprendono immediatamente a combattere con una furia fanatica. Nel frattempo, Kay recupera Skyblade dal suo precedente maldestro colpo che lo aveva incastrato nel muro e lo lancia nuovamente. Questa volta, con la consueta precisione, colpisce la schiena di un monaco. La creatura urla di dolore e cade a terra priva di vita, mentre l’arma torna immediatamente nelle mani dell’Elfo. Rydkssu estrae una delle bacchette di Xansha e la punta contro uno dei monaci scarlatti. Un raggio di energia lo colpisce, paralizzandolo sul posto, e Ulnar ne approfitta trafiggendolo e uccidendolo all’istante.

Mika continua a sferrare fendenti con la sua spada lunga tra i tentacoli delle creature, abbattendone un paio. Un terzo reagisce creando una sfera di ghiaccio magica che colpisce in pieno volto lo sciamano, stordendolo pesantemente. Nel frattempo, Killian, dopo aver subito un terribile colpo alla schiena con una mazza ferrata, si gira e con due colpi di incredibile potenza fa a pezzi l’abominio tentacolare.

Sono rimasti solo uno dei sacerdoti deformi e uno dei monaci scarlatti che non demordono, continuando a combattere con furia nonostante le gravi ferite e trovandosi circondati dal gruppo. La compagnia prevale ed elimina questi ultimi avversari senza pietà.

  Sentono un gran sferrare di passi accelerati nella loro direzione. Anche dall’acqua scrosci di creature che si avvicinano.

Kay apre la grata che separa lui e Rydkssu dai compagni tirando una leva nascosta nel muro.

Il Githzerai srotola una pergamena, la legge e i cinque più Ivid, iniziano a trasformarsi in muschio attaccato alla parte superiore delle pareti.

Arrivano due dozzine di uomini incappucciati di corsa. Sono un misto tra monaci scarlatti e sacerdoti deformi con tentacoli come quelle che hanno appena affrontato.

Dalla parte opposta dalle acque reflue sbucano una decina di Slaad Rossi. Un gran vociare. Parlano Suelita Antico.

Grazie al potente incantesimo di Polimorfosi di Massa riescono a vedere e sentire tutto al sicuro dalla loro posizione elevata.

Solo Ulnar e Killian grazie ad Arlana, comprendono quello che stanno dicendo.

Parlano in modo concitato di quanto accaduto. Iniziano ad esaminare il luogo dello scontro.

I sacerdoti estraggono simboli contorti a forma di spirale e lanciano incantesimi di individuazione.

La magia della pergamena di Rydkssu è abbastanza potente da schermarli dalle divinazioni.

Gli Slaad odorano l’aria. Annusano le pareti anche nei punti dove si trova il gruppo sotto forma di macchia vegetale.

Dopo qualche minuto, desistono. Monaci e Sacerdoti, intanto iniziano a suddividere i cadaveri dei loro compagni.

Quelli tranciati li gettano nel canale, mentre quelli integri li sollevano e iniziano a trascinarli.

“Quelli vanno alla pozza. Serviranno” dice uno dei monaci rivolto agli otto che hanno sollevato i cadaveri interi.

Poi prosegue: “Voi pattugliate la zona degli Slaad e voi proteggete le uova” comanda, dividendo in due con un gesticolare delle mani gli uomini restanti.

I venti individui si dividono in tre gruppi che prendono diverse direzioni, eseguendo gli ordini del monaco.

Gli Slaad si dileguano in ordine sparso.

Dopo qualche minuto, quando sono certi di essere rimasti soli, Kay comunica mentalmente ai compagni di rimanere in quello stato.

Lui andrà a dare un’occhiata per capire come sono dislocati gli scarlatti, gli Slaad e sacerdoti per poi decidere come muoversi.  

Kay subito aziona la leva sul muro per isolare una sezione, sperando di dividere in questo modo una parte del manipolo e affrontarli separatamente in caso di nuovo scontro.

L’Elfo si muove furtivamente a grande velocità. È come un’ombra nella notte silenziosa e invisibile. Si dirige nella stessa direzione dove sono andati gli otto che hanno portato via i corpi non compromessi.

Vede che la fognatura si restringe in un piccolo corridoio. L’acqua in questo tratto è completamente mescolata a sangue denso e fresco.

Arriva ad una grande stanza circolare completamente ricolma di cadaveri. La stanza non ha soffitto. Si restringe verso l’alto in quello che sembra l’imboccatura di un pozzo.

Dal foro vede cadere verso il basso carcasse di umani, orchi, umanoidi, semiumani e animali.

Sei individui incappucciati sono su un camminamento circolare ai lati della grande base del pozzo.

Alcuni dei cadaveri ammassati sembrano muoversi rovesciandosi gli uni sugli altri.

Cinque degli incappucciati sono intenti a maneggiare i corpi con strumenti come aghi da sutura, coltelli da dissezione, seghe a mano, pinze e tenaglie.

La sesta figura, dalle chiare fattezze femminili, si trova distante dagli altri e attira l’attenzione di Kay. Ha in mano una piccola scatola nera. La apre.

Dall’interno esce una farfalla che vola verso i cadaveri fino ad appoggiarsi sopra uno di questi.

Non appena toccato dalla ninfalide il corpo ha un sussulto, che diventano in breve spasmi ripetuti, fino a quando la carcassa non si rianima come non morto.

L’Elfo raggela. Le farfalle sono le stesse che ha visto all’Old Clerk. Quelle che, dopo il risveglio di Gregor Lukash, sono sciamate per le Perrenland, portando il morbo che ha trasformato la popolazione di quelle terre in non morti.

L’utilizzo che ne stanno facendo questi sacerdoti è diverso. Più mirato e metodico. Sui morti invece che sui vivi, sebbene le farfalle siano identiche nell’aspetto.

La sacerdotessa si toglie un medaglione che ha al collo e Kay riesce chiaramente a distinguerne il simbolo inciso sopra.

Si tratta di un teschio con una falce circondato da una spirale. Conosce bene entrambe le icone.

Il primo è il simbolo sacro di Nerull, mentre la spirale ha scoperto in tempi più recenti essere quello di Tharizdun.

Un sincretismo tra le due divinità molto anomalo per le conoscenze che ha Kay sulle materie religiose.  

L’Elfo torna sui suoi passi ed esplora rapidamente il susseguirsi dei corridoi verso nord, notando altre grate chiuse con rispettive leve di attivazione.

Torna dai compagni ancora trasformati. Appena lo vedono, ritornano alla loro forma umana mettendo termine all’incantesimo di polimorfosi.

Kay racconta brevemente quello che ha appena visto, mettendolo in correlazione con quanto ha assistito nelle Perrenland. Mika sbianca.

“Le farfalle dell’apocalisse,” dice lo sciamano con voce bassa e grave.

“Andiamo a capire cosa stanno facendo questi esseri abominevoli,” dice Killian.

“Ho visto che proseguendo nel complesso dei corridoi verso nord, le grate aumentano,” dice Kay.

“È la direzione verso il cuore della Cittadella. Forse ci siamo. Prima dobbiamo indagare su quei sacerdoti. Killian ha ragione. Non possiamo ignorare un fatto del genere,” dice Mika.

Si incamminano a passo rapido. Kay dice ad Ulnar di rimanere in coda e coprire le spalle. Vuole evitare che l’amico veda le operazioni sui cadaveri che stavano facendo i cinque sacerdoti e la rianimazione dei non morti. Necromanzia e anatomia. Esattamente quello che ha subito lui nelle mani di Meredoth. Sa bene che potrebbe avere effetti pericolosi sulla salute mentale dell’amico.

Elaborano un piano: allontanare i cinque sacerdoti e rapire la donna per farla parlare.

Ulnar resta nel corridoio come da indicazione di Kay, per presidiare gli accessi. Rydkssu prepara un incantesimo. Crea immagini illusorie di loro stessi che fa entrare nella grande stanza dalla parte dei cinque. Appena gli incappucciati vedono le finte figure della compagnia, Rydkssu le fa scappare e sparire nel buio dei corridoi verso est. Gli incappucciati li inseguono.

La donna, dalla parte opposta del camminamento, continua il macabro rituale con le farfalle, completamente assorta. Kay e Mika si avvicinano a lei. Kay la colpisce alle spalle con un colpo secco alla nuca che la fa svenire. Mika la prende al volo e i due corrono fuori dalla stanza, dirigendosi nella direzione opposta a dove hanno mandato gli altri cinque incappucciati. Si muovono verso la zona nord, dove le grate si intervallano sul percorso con sempre maggiore frequenza.

Sollevate un paio di grate grazie alle leve di attivazione, si rendono conto che l’ambiente sta cambiando in questa zona. Le costruzioni e le pareti sono più massicce. Mika dice che ci sono impronte di passi pesanti di stivali in armatura. Orchi.

Giungono ad una porta senza leve di azionamento. Sopra vedono il simbolo del teschio con catene, corrispondente a quello disegnato sul pezzo di pergamena datogli da Xansha. Hanno raggiunto l’ingresso delle prigioni. Prima di entrare, decidono di occuparsi della donna ancora svenuta. 

Ulnar la lega e imbavaglia in modo che non possa urlare, muoversi per lanciare incantesimi o tentare di suicidarsi. Lei si risveglia e guarda tutti con uno sguardo di odio. Mika pronuncia una delle sue preghiere magiche dedicata a Geshtai per incantare la donna e renderla accondiscendente e benevola nei suoi confronti. Funziona. Decidono di procedere all’interrogatorio, con Killian nel ruolo del cattivo e Mika dell’amico.

“Ora parla, o ti farò mangiare dal mio cane,” dice il cavaliere alla donna.

La sacerdotessa lo maledice in lingua suelita. Mika interviene spingendo via l’amico con un gesto plateale.

“Parla con me. Non permetterò che ti faccia del male,” dice lo sciamano con voce rassicurante alla donna.

“Cosa vuoi sapere?” le risponde lei.

“Cosa state facendo qui?” chiede Mika.

“Qualcosa che cambierà questo mondo,” risponde.

“Cosa esattamente?” insiste Mika.

“Preghiamo la grandezza di Nerull e Tharizdun. Con il Signore della Morte e il Signore della Distruzione liberati, l’oscurità sommergerà l’intero universo. Le dolci Ali della Morte stanno lavorando bene. Siamo vicini al risultato,” dice la donna con una voce folle e vibrante di pura follia fanatica.

“Perché proprio a Dorakaa? Così distanti dai vostri territori?” chiede Mika, inorridito.

“Perché abbiamo bisogno di corpi. Continuamente e in grande quantità. E qui ce ne sono in abbondanza. La Black Guard ci fornisce direttamente i cadaveri dal pozzo senza nemmeno sapere il motivo. Gli basta essere pagati per ogni corpo.”

Ulnar si avvicina a Mika e gli sussurra all’orecchio: “Chiedile perché gli Slaad sono con loro e delle uova.”

Mika rivolge la domanda alla fanatica.

“Il modo in cui si riproducono aiuta a controllare e aumentare le capacità delle nostre creature. L’unione tra la fisiologia degli Slaad e il modo in cui le Ali della Morte infettano è un connubio perfetto per la creazione di queste nuove creature meravigliose. È un’evoluzione della necromanzia che nemmeno i più grandi in quest’arte sono mai riusciti a immaginare. Noi lo stiamo già facendo,” dice lei, sorridendo con un filo di bava che le cola dai lati della bocca.

Per Ulnar, è troppo. Le ultime parole della fanatica fanno scattare nella sua testa una tempesta di rabbia e dolore. Scaccia Mika con una spallata e si mette davanti alla donna, che lo guarda sorpresa con i suoi occhi con le pupille nere. Le prende la testa e la sbatte con tutta la forza di cui dispone contro il muro. Più volte. Fino a quando non rimane che una poltiglia informe tra le sue mani. Sangue e pezzi di cervello schizzano ovunque. L’azione improvvisa del guerriero provoca un senso di gelo tra gli amici. Mika è sconvolto dalle parole della donna e dal gesto compiuto dal suo fratello di patto di sangue. Kay guarda l’amico con preoccupazione, mentre Killian mostra un’espressione soddisfatta di approvazione.

Rydkssu si avvicina a Ulnar e gli sussurra all’orecchio: “Stai bene, fratello mio?”

Ulnar è piegato su un ginocchio, lo sguardo fisso nel vuoto. È davvero inquietante. Il suo imponente corpo nella nera armatura strappata, gli occhi verdi che pulsano di una luce brillante e oscura allo stesso tempo, il volto da demone completamente ricoperto di sangue e liquidi corporei.

“Non c’è bene o male in quello che ho fatto. C’è solo la mia sofferenza”, dice il guerriero con voce calma, cercando di controllare la tempesta che infuria nella sua mente. “Andiamo. Abbiamo trovato le prigioni. Penseremo a tutto questo dopo”, aggiunge alzandosi e togliendosi dal viso i resti della sacerdotessa.

Kay estrae i suoi attrezzi da scasso e, con qualche difficoltà, riesce ad aprire il grosso portone. Di fronte a loro si rivelano delle scale che salgono. Le scale conducono a un’altra porta chiusa. L’Elfo si mette all’opera nuovamente e apre anche questa. Ora si ritrovano in una stanza quadrata. Uno strano odore di cera e legno bruciato permea l’aria, anche se non ci sono candele né torce visibili. La stanza è illuminata da torce invisibili. Presenta una zona centrale con una depressione che sembra essere una struttura separata e distinta dal resto delle pareti. Davanti a loro si erge una massiccia porta di ferro battuto, adornata con bassorilievi demoniaci. Sulla parete destra vedono una statua. È una figura distorta, una sorta di ibrido tra un pesce e un cane. Davanti alla parete di sinistra la statua di un uomo anziano.

Prima di proseguire ad esaminare la stanza nei dettagli, Killian posa le mani su Ulnar e cura alcune delle ferite che aveva subito nello scontro precedente, mentre Mika beve una delle pozioni curative per riprendersi dai colpi ricevuti.

Le Ali della Morte. Le Farfalle dell’Apocalisse. Sotterranei di Dorakaa.
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L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 8/9 Harvester 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Quarantunesima Sessione di Gioco

Gli Slaad piombano su di loro da ogni direzione, dall’alto e dai lati. Sono sette in totale. Nonostante la loro mole, sono agili e letali. Inizia un combattimento furioso. Uno dopo l’altro, vengono tutti abbattuti dalla forza combinata dei tre formidabili combattenti, Ulnar, Killian e Mika, dalla magia di Rydkssu e dall’astuzia di Kay. Lo scontro lascia strascichi e ferite. I due fratelli hanno affrontato questi esseri nel Limbo più volte e sono acerrimi nemici dei Githzerai. Sanno bene che le ferite devono essere curate per evitare di diventare potenziali incubatori di uno di questi abomini. Gli Slaad infettano il corpo del malcapitato con le loro uova quando colpiscono con i loro artigli. Ulnar racconta al fratello ciò che è accaduto a lui e a Kay nelle fogne di Greyhawk, quando hanno visto quegli esseri sotto la loro città e hanno avuto l’apparizione di loro madre nella sua mente, pur non riconoscendoli. Mentre praticano i rimedi necessari con i cadaveri delle creature abbattute, un verso stridente simile a quello di un grosso drago si fa sentire dalle profondità.

Procedono rapidamente. Uova e cadaveri infestano il canale centrale, tanto che l’acqua putrida non è più visibile. Mika avverte l’odore di sangue fresco in mezzo a quella poltiglia. Grazie al suo udito finissimo, Kay percepisce che in quel punto la corrente d’acqua è diversa, come se ci fosse una variazione circolare. Arlana comunica a Killian l’estremo pericolo proveniente da quelle uova.

Giungono a una grossa colonna che divide il condotto in due. Notano due grandi fori alle pareti, da cui sgorgano piccole cascate di liquame. La via è bloccata. Attraversano il canale utilizzando la fune magica di Ulnar per raggiungere l’altro lato del camminamento, dove forzano una grata che ostruisce un cunicolo. Proseguono lungo questo corridoio, mentre la temperatura si abbassa e alcune zone d’acqua si cristallizzano. Kay percepisce un fruscio e si preparano ad affrontare nuove creature. Questa volta non si tratta di Slaad. Dall’altra parte di una grata chiusa, vedono diverse figure incappucciate con tuniche scure. Killian percepisce un male profondo provenire da loro.

Uno di loro li individua e grida verso di loro: “Basta così. Siete andati troppo oltre.” Iniziano a salmodiare ciò che sembra essere un incantesimo rituale. La grata li separa dalle figure incappucciate, quindi decidono di agire a distanza.

Kay lancia Skyblade nel tentativo di interrompere la concentrazione del loro incantesimo, ma l’artefatto incredibilmente non va a segno. Killian, nel frattempo, scaglia una pietra contro di loro, mentre Ulnar getta una fiala di liquido incendiario. Mika estrae il suo arco e scocca tre frecce contemporaneamente, mentre Rydkssu invoca missili magici che si proiettano contro i sei avversari.

Le figure dimostrano abilità e destrezza nel rispondere agli attacchi. Uno di loro si sdoppia, e la sua figura appare davanti al gruppo dall’altra parte della grata, riuscendo a intercettare e deviare le frecce di Mika. Il sasso scagliato da Killian viene bloccato da un secondo monaco, mentre un terzo riesce a prendere al volo la fiala incendiaria e la scaglia nel fossato dove esplode. Un muro di ghiaccio si forma sopra la testa della compagnia, esplodendo in mille frammenti che li colpiscono violentemente. Solo i missili magici del Githzerai sembrano colpire gli avversari, ma senza ottenere l’effetto sperato. Nel frattempo, il salmodiare delle figure continua senza essere interrotto.

Si rendono conto che devono riuscire a oltrepassare la grata per poter ingaggiare gli avversari in un combattimento ravvicinato. A distanza, le abilità magiche e marziali dei loro avversari sono nettamente superiori, e quindi l’unica opzione vincente è avvicinarsi.

Ulnar e Killian bevono una delle pozioni fornite da Xansha, trasformando i loro corpi in una forma gassosa fluttuante. Nel frattempo, Mika invoca una preghiera a Geshtai e il suo aspetto muta in quello di un furetto che si fa strada tra le sbarre di ferro. Una volta superata la barriera, i tre ritornano alle loro forme umane e si trovano faccia a faccia con i monaci. Notano che i tre che hanno parato i loro attacchi a distanza sono albini, caratteristica tipica dei Sueliti puri. Gli altri sette intenti nel loro salmodiare, mostrano deformazioni, tentacoli sul viso e sul corpo e pelle simile a quella di un serpente.

Il presunto leader dei sacerdoti, quando li vede comparire oltre le sbarre, impreca in lingua Suelita Antico che Ulnar riconosce. Sfruttando il caos creato dalla loro apparizione, Ulnar lo attacca con tre potenti fendenti combinando la Danzante e la Spada d’Argento. I colpi del guerriero penetrano profondamente nella carne dell’essere abominevole, che emette un grido di dolore e collassa a terra. Immediatamente, gli altri monaci deformi si lanciano sul guerriero per fare scudo al loro capo gravemente ferito.

Nel frattempo, Killian e Mika si scontrano con i tre Sueliti albini. Lo sciamano viene colpito dalle lame intrise di veleno di uno di questi e cade a terra in preda alle convulsioni. Il cavaliere protegge il corpo dello sciamano mentre affronta da solo gli Assassini Scarlatti senza esita

Gli Slaad piombano su di loro da ogni direzione, dall’alto e dai lati. Sono sette in totale. Nonostante la loro mole, sono agili e letali. Inizia un combattimento furioso. Uno dopo l’altro, vengono tutti abbattuti dalla forza combinata dei tre formidabili combattenti, Ulnar, Killian e Mika, dalla magia di Rydkssu e dall’astuzia di Kay. Lo scontro lascia strascichi e ferite. I due fratelli hanno affrontato questi esseri nel Limbo più volte e sono acerrimi nemici dei Githzerai. Sanno bene che le ferite devono essere curate per evitare di diventare potenziali incubatori di uno di questi abomini. Gli Slaad infettano il corpo del malcapitato con le loro uova quando colpiscono con i loro artigli. Ulnar racconta al fratello ciò che è accaduto a lui e a Kay nelle fogne di Greyhawk, quando hanno visto quegli esseri sotto la loro città e hanno avuto l’apparizione di loro madre nella sua mente, pur non riconoscendoli. Mentre praticano i rimedi necessari con i cadaveri delle creature abbattute, un verso stridente simile a quello di un grosso drago si fa sentire dalle profondità.

Procedono rapidamente. Uova e cadaveri infestano il canale centrale, tanto che l’acqua putrida non è più visibile. Mika avverte l’odore di sangue fresco in mezzo a quella poltiglia. Grazie al suo udito finissimo, Kay percepisce che in quel punto la corrente d’acqua è diversa, come se ci fosse una variazione circolare. Arlana comunica a Killian l’estremo pericolo proveniente da quelle uova.

Giungono a una grossa colonna che divide il condotto in due. Notano due grandi fori alle pareti, da cui sgorgano piccole cascate di liquame. La via è bloccata. Attraversano il canale utilizzando la fune magica di Ulnar per raggiungere l’altro lato del camminamento, dove forzano una grata che ostruisce un cunicolo. Proseguono lungo questo corridoio, mentre la temperatura si abbassa e alcune zone d’acqua si cristallizzano. Kay percepisce un fruscio e si preparano ad affrontare nuove creature. Questa volta non si tratta di Slaad. Dall’altra parte di una grata chiusa, vedono diverse figure incappucciate con tuniche scure. Killian percepisce un male profondo provenire da loro.

Uno di loro li individua e grida verso di loro: “Basta così. Siete andati troppo oltre.” Iniziano a salmodiare ciò che sembra essere un incantesimo rituale. La grata li separa dalle figure incappucciate, quindi decidono di agire a distanza.

Kay lancia Skyblade nel tentativo di interrompere la concentrazione del loro incantesimo, ma l’artefatto incredibilmente non va a segno. Killian, nel frattempo, scaglia una pietra contro di loro, mentre Ulnar getta una fiala di liquido incendiario. Mika estrae il suo arco e scocca tre frecce contemporaneamente, mentre Rydkssu invoca missili magici che si proiettano contro i sei avversari.

Le figure dimostrano abilità e destrezza nel rispondere agli attacchi. Uno di loro si sdoppia, e la sua figura appare davanti al gruppo dall’altra parte della grata, riuscendo a intercettare e deviare le frecce di Mika. Il sasso scagliato da Killian viene bloccato da un secondo monaco, mentre un terzo riesce a prendere al volo la fiala incendiaria e la scaglia nel fossato dove esplode. Un muro di ghiaccio si forma sopra la testa della compagnia, esplodendo in mille frammenti che li colpiscono violentemente. Solo i missili magici del Githzerai sembrano colpire gli avversari, ma senza ottenere l’effetto sperato. Nel frattempo, il salmodiare delle figure continua senza essere interrotto.

Si rendono conto che devono riuscire a oltrepassare la grata per poter ingaggiare gli avversari in un combattimento ravvicinato. A distanza, le abilità magiche e marziali dei loro avversari sono nettamente superiori, e quindi l’unica opzione vincente è avvicinarsi.

Ulnar e Killian bevono una delle pozioni fornite da Xansha, trasformando i loro corpi in una forma gassosa fluttuante. Nel frattempo, Mika invoca una preghiera a Geshtai e il suo aspetto muta in quello di un furetto che si fa strada tra le sbarre di ferro. Una volta superata la barriera, i tre ritornano alle loro forme umane e si trovano faccia a faccia con gli avversari. Notano che i tre che hanno parato i loro attacchi a distanza sono albini, caratteristica tipica dei Sueliti puri. Gli altri sette intenti nel loro salmodiare, mostrano deformazioni, tentacoli sul viso e sul corpo e pelle simile a quella di un serpente.

Il presunto leader dei sacerdoti, quando li vede comparire oltre le sbarre, impreca in lingua Suelita Antico che Ulnar riconosce. Sfruttando il caos creato dalla loro apparizione, Ulnar lo attacca con tre potenti fendenti combinando la Danzante e la Spada d’Argento. I colpi del guerriero penetrano profondamente nella carne dell’essere abominevole, che emette un grido di dolore e collassa a terra. Immediatamente, gli altri sacerdoti deformi si lanciano sul guerriero per fare scudo al loro capo gravemente ferito.

Nel frattempo, Killian e Mika si scontrano con i tre Sueliti albini. Lo sciamano viene colpito dalle lame intrise di veleno di uno di questi e cade a terra in preda alle convulsioni. Il cavaliere protegge il corpo dello sciamano mentre affronta da solo i Monaci Scarlatti senza esitazione.

Sacerdoti di Tharizdun. Sotterranei di Dorakaa.
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War Inside – 8 Harvester 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Quarantesima Sessione di Gioco

Killian, Mika e Ulnar si uniscono per affrontare l’arduo compito di spostare i massi che bloccano il passaggio. Grazie alla loro straordinaria forza combinata, riescono a sollevare blocchi di pietra di dimensioni impressionanti, un’impresa al di là delle capacità di qualsiasi altra persona.

Kay approfitta dell’attesa per scartabellare tra le carte rubate dalla stanza degli scarlatti. Rydkssu ordina a una delle luci danzanti di illuminare Kay e i pergamenti. Tra codici cifrati e numeri, una cosa attira la sua attenzione. Riesce a cogliere le iniziali della firma di uno dei messaggi: le lettere G ed M. Queste gli dicono qualcosa, anche se non riesce a focalizzare esattamente cosa. Decidendo di approfondire il contenuto, Kay utilizza le sue abilità per mettere in ordine le lettere mescolate secondo un preciso schema, compresi i numeri e i simboli utilizzati come alfabeto. Si tratta di un codice molto complesso che varia da passaggio a passaggio. Concentrandosi sulla firma e su quelle due lettere che gli ronzano nella mente, Kay riesce con grande sforzo a decifrare completamente le parole.

“Ma certo!” urla l’Elfo, parlottando da solo. “Guiliana Mortidus.”

I compagni si girano verso di lui, guardandolo con volti interrogativi.

Kay li guarda e dice: “Le lettere che ho preso dalla stanza degli scarlatti, hanno quella firma.”

I compagni continuano a guardarlo con espressioni interrogative. Evidentemente quel nome non dice nulla a nessuno di loro.

“Ulnar, dovevamo incontrarla a Greyhawk. Alla partita di cruneraw. Ricordi? Ce la doveva presentare Jon Fyre quando indagavamo per conto di Nerof Gasgal sulle sparizioni in città. Aveva acquistato la Golden Phoenix.”

Ulnar piega la testa e risponde: “Sì, la donna misteriosa. Ricordi del registro degli ingressi che Rakali aveva preso dalla Golden Phoenix? Quegli stranieri albini che facevano parte della squadra di cruneraw che lei sponsorizzava. Erano Sueliti puri. Sicuramente della Scarlet Brotherhood.”

“Esatto. E io avevo preso i libri contabili dalla sua stanza. A che punto siete con i massi?” chiede Kay.

“Servirà altro tempo. Sono tanti, grossi e ben incastrati,” risponde Killian.

“Allora proverò a decifrare il codice per capire di cosa parlano le lettere, nel frattempo. La situazione si fa interessante,” dice Kay, estraendo carta e penna dal suo zaino.

L’Elfo stende tutti i documenti su un grosso lastrone di pietra che funge da tavolo e inizia a scrivere.

“È Suelita!” esclama Kay. “Ulnar, quando avrò terminato con il codice, avrò bisogno di te, che conosci la lingua.”

Non appena i tre guerrieri riescono a liberare il passaggio, Kay porge il suo scritto a Ulnar, che inizia a leggere ad alta voce. Si tratta di istruzioni che parlano di portare le ali a Dorakaa e farle arrivare in sicurezza.

Mentre stanno ragionando su quanto hanno scoperto, un grido agghiacciante li interrompe.

“Dobbiamo andare,” dice Mika.

Dopo aver riposto velocemente gli incartamenti nello zaino, Kay riprende la testa del gruppo e imbocca la via appena liberata. Procedendo sui camminamenti laterali, iniziano a vedere nel canale centrale, tra l’acqua putrida, cadaveri galleggianti di Orchi, Umani e bestie deformi. Kay ne avvicina uno al bordo del camminamento per esaminarlo e subito nota dei movimenti provenire dal canale. In un attimo, sono investiti da uno sciame di creature smunte dalle forme umanoidi: Ghoul. I guerrieri mettono mano alle armi e rapidamente hanno la meglio sulla massa di non morti.

Proseguono fino a giungere in una grossa apertura piena di ragnatele. Killian non ci pensa un attimo: sparge olio di lanterna a terra e, con l’acciarino, scatena una fiammata che immediatamente coinvolge tutto il reticolo di fili. Una gigantesca tarantola coperta di tele e fiamme lo assale e lo blocca a terra con fili collosi. Tuttavia, il cavaliere si libera subito grazie al suo anello magico del movimento e colpisce ripetutamente la creatura con Arlana. I compagni non fanno in tempo ad arrivare per dargli supporto, che la bestia è già agonizzante a terra. Mika estrae un pugnale, finisce la creatura e incide le mandibole per recuperare le ghiande velenifere.

Oltre la tana dell’aracnide, trovano una porta chiusa a chiave che Kay apre in un lampo. La stanza è arredata e subito notano tavoli e botti. Mika si mette a cercare impronte.

“Da queste parti non sembra passata nessuno da almeno un anno,” sentenzia il Ranger.

La stanza è molto grande e non presenta altre porte oltre quella da cui sono entrati. Ci sono scale che scendono verso il basso. Iniziano ad esaminare il perimetro e il contenuto nel dettaglio. Trovano una cassa che contiene tuniche scure, una cassa di legno pregiato aperta e vuota e una terza cassa aperta, ancora più raffinata. Dall’esame accurato, notano che questa conteneva pozioni. Sul legno, che Mika riconosce essere di provenienza dall’Amedio Jungle, Ulnar distingue incisioni di divinità Suelite venerate dagli scarlatti. Kay nota qualcosa di strano nel fondo delle casse e di anomalo nel loro posizionamento: sembrano allineate perfettamente. Prova a spostarne una, ma non si muove. Ulnar e Killian tentano la stessa cosa, ma le casse sono bloccate a terra, tanto da essere inamovibili. Potrebbe trattarsi di un meccanismo. L’Elfo cerca maggiori dettagli e trova un pertugio sul quale lavora per capire come far scattare l’ingranaggio. Prova con i suoi attrezzi, ma non succede nulla.

Rydkssu estrae la sua spada d’argento, si concentra e svanisce. Ulnar, guardandolo, ha un lampo di ricordo e capisce che il fratello sta attivando il potere dell’arma che permette di viaggiare nei Piani. Con un gesto naturale, estrae la sua spada Githzerai e si concentra per capire dove è andato Rydkssu. Appena lo percepisce grazie al legame che unisce le loro due armi, il suo corpo svanisce. Ulnar prova una sensazione antica e meravigliosa, come quando dal Limbo viaggiava tra i piani grazie al potere della sua spada insieme alla sua rrakkma di Ghithzerai, i Figli del Destino. All’improvviso, il vuoto. Sente il fratello urlare nel buio e lo abbraccia. Si concentra sulla spada e i due riappaiono nella stanza.

“L’Abisso!” urla Rydkssu terrorizzato. “Stanno arrivando.”

Un varco rossastro si apre davanti al gruppo, e una gigantesca creatura demonica contornata da fuoco e fiamme emerge dal portale. Si tratta di un Balor. Alza le braccia e il gruppo, insieme a tutto ciò che si trova nella stanza, viene improvvisamente scagliato verso il soffitto. La gravità viene invertita. Tuttavia, si rendono conto che si tratta di un’illusione quando Kay lancia il suo pugnale Skyblade contro la sagoma del Demone, che scompare nel nulla e ritorna nelle mani del suo proprietario. Il portale dimensionale rimane aperto.

All’improvviso, la gravità torna normale e il gruppo precipita a terra. Davanti al portale si erge una figura spaventosa. Alta e possente, la sua statura supera di gran lunga quella degli umani comuni. La sua pelle è di un nero intenso, levigata come l’ebano, e lungo il suo corpo si snodano squame sottili, conferendo un’aura di serpente al suo aspetto sinistro. La testa dell’essere è coronata da corna demoniache che si arricciano con grazia verso l’alto. I suoi occhi bruciano come fiamme infernali, un fulgore rosso sangue che sembra scrutare le anime dei presenti con una fame inestinguibile. Ogni sguardo emana malizia e fredda determinazione. Il suo corpo muscoloso è completamente nudo, con arti coriacei che terminano con artigli affilati come rasoi. La sua presenza è imponente e maestosa, e l’aria circostante sembra gelarsi in sua presenza. Molti di loro lo riconoscono, soprattutto Ulnar che ha già avuto a che fare con questa creatura. Si tratta di uno Yugoloth, e questa volta è reale.

“Cosa volete?” dice con una voce glaciale e maestosa.

“In realtà, nulla,” risponde Ulnar in Abissale.

“Cercate Demoni?” incalza l’essere, passando anche lui all’Abissale.

“No, siamo qui per altro. Non ti abbiamo chiamato noi,” dice Ulnar.

“Togliti quel medaglione e fammi verificare,” dice lo Yugoloth.

Ulnar acconsente e si sfila dal collo il pendaglio che scherma la sua mente. Il Demone lo fissa attentamente.

“Dici il vero, guerriero. Sembra che tu conosca piuttosto bene il nostro mondo.”

“Diciamo di sì. Sai nulla dell’accesso alle segrete?” chiede Ulnar.

“Al piano di sotto,” risponde, poi continua, “Bene, dato che non abbiamo contratti che ci legano, se non intendete ingaggiarmi, il nostro incontro finisce qui.” Detto questo, lo Yugoloth svanisce insieme al portale.

“Gli incantesimi di viaggio planare sono bloccati in questa città. Quando si tenta di eseguirne uno, si apre un portale di ritorno dal Piano Inferiore dell’Abisso. Cercavo solo di entrare nel Piano dell’Etere per trovare risposta al meccanismo,” dice Rydkssu, cupo in volto con tono contrito.

“Va bene, fratello, non potevi saperlo,” gli dice Ulnar, poggiandogli una mano sulla spalla. “Lo Yugoloth mi ha detto che l’accesso alle prigioni è al piano di sotto,” prosegue il guerriero, rivolto al gruppo.

Riprendono l’esame della stanza, con il mobilio mezzo distrutto che è stato sballottato dal basso all’alto e viceversa. A Kay risulta più semplice fare scattare il meccanismo, notando che innestandolo si apre un passaggio con delle scale vicino alla porta, che salgono fino al livello della città. Probabilmente un’abitazione è collegata a questo accesso.

Intanto, Mika analizza le scale che scendono. “C’è parecchio movimento qui, diverse impronte di stivali e sandali. Anche piuttosto recenti.”

Decidono di scendere al piano inferiore, ma le scale sono interrotte da un grosso buco.

“È la tana di un centopiedi gigante,” dice Mika.

Saltano il buco e proseguono a discendere le scale. Arrivati al loro termine, si ritrovano di nuovo nel complesso fognario, dove diversi corridoi si dipanano. Il ranger decide di seguire il corridoio che, secondo la sua intuizione, sembra dirigersi verso la Cittadella, dove è più probabile che si trovino le segrete tanto ambite. La sua fiducia è alimentata dalla disposizione del corridoio, che sembra in sintonia con l’ubicazione desiderata.

Mentre avanzano nella formazione abituale, notano un ponticello che collega i camminamenti laterali dello scolo centrale. Nel putridume galleggiano cadaveri di umani e orchi sfigurati da parassiti. Procedono tra vari incroci, tracciando il percorso con segni invisibili per evitare di perdersi nel labirinto di passaggi che si ripetono. Rumori quasi impercettibili giungono da ogni anfratto. Lungo una parete, vedono un grande disegno. Rydkssu identifica il simbolo come un glifo di protezione e, concentrandosi, lo disattiva con un incantesimo. Il simbolo scompare e possono oltrepassare quella zona senza preoccupazioni. Continuano ad udire fruscii provenire da vari punti.

Ulnar è attratto da qualcosa che galleggia nello scolo centrale insieme ai cadaveri: sono uova di grosse dimensioni. Più si addentrano in quella direzione, più le uova aumentano di numero.

“Dannazione”, impreca Rydkssu osservando le uova.

“Già, fratello. Uova di Slaad”, dice Ulnar ai suoi compagni.

Le uova si accumulano in grande quantità, bloccate da una grata insieme ai cadaveri. Anche il corridoio è ostruito da macerie. Mika nota che le tracce in quel punto sono state cancellate deliberatamente. Kay osserva attentamente le macerie e si rende conto che si tratta di un’illusione magica. Proseguono oltre. Le uova ricoprono completamente il corso delle acque. Sono diventate centinaia, migliaia. I cadaveri in quella zona sono più freschi. Ulnar ha una strana sensazione e si ferma, mettendo una mano sulla spalla di Kay.

L’amico si gira. “Che c’è, Ulnar?”

“Ricordi le fogne di Greyhawk, quando qualche mese fa stavamo indagando sulle sparizioni?”

A quel punto, anche Kay fa il collegamento. Ulnar ha ragione. Ripensa agli incartamenti che aveva rubato dalla casa di Tomas Ratek, il Capo Gildal del River Quarter, che Ulnar ha brutalmente ucciso. Il documento era siglato “Guiliana” e ordinava di procurare un magazzino per conservare qualcosa di importante da trattare con cura. Ora è chiaro che le stesse strane creature che avevano intravisto nelle ombre durante l’esplorazione del complesso fognario di Greyhawk, erano Slaad.

Scarlatti, Slaad, Guiliana Mortidus, le misteriose sparizioni in città, i preziosi carichi da trasferire: ci sono collegamenti costanti tra quanto è accaduto a Greyhawk e quanto sta accadendo in questi sotterranei. Ma non c’è tempo per riflettere e collegare i punti di questo complesso quadro. Grossi umanoidi raniformi dalla pelle rosso opaco con macchie di grigio spuntano da ogni angolo. Sono Slaad e si lanciano contro il gruppo.

Red Slaad. Sotterranei di Dorakaa.
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L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 8 Harvester 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Trentanovesima Sessione di Gioco

Le due creature spettrali attaccano il gruppo da entrambi i lati. Una di esse ha le sembianze di un uomo vestito in abiti cenciosi, mentre l’altra è una donna seminuda con pochi stracci addosso. Entrambe esibiscono espressioni di dolore e odio.

“Fate attenzione! Sento un forte legame astrale provenire da loro!” urla Rydkssu ai compagni, poco prima di iniziare a cantilenare le formule di un incantesimo di protezione dal male.

Kay lancia Skyblade e colpisce la creatura dalle sembianze femminili. Ulnar balza davanti a suo fratello per proteggerlo, intercettando il fantasma dalla forma femminile. Killian fa lo stesso con Ivid e si posiziona di fronte allo spettro maschile. I due combattenti si trovano ora di fronte alle creature e le attaccano con le loro spade incantate.

Lo spirito donna, già ferito da Kay, viene trafitto da un paio di rapidi colpi della spada d’argento Githzerai di Ulnar, che sembra colpire un corpo solido strappandogli la carne. La creatura emette un’espressione di dolore e terrore prima di sbriciolarsi nel nulla. Killian abbatte Arlana sullo spettro maschio, che sembra non dare segni di cedimento.

Nel tentativo di aggirare la creatura dalle sembianze maschili, Mika scivola sulla pietra umida e viene assalito dal fantasma. Killian gli sferra un secondo fendente, e questo con un’espressione di sofferenza, si dissolve sparendo nel nulla.

Guardandosi intorno, non vedono altre strade possibili e si rendono conto di dover tornare sui loro passi e cercare un’altra via. Ancora tracce artigliate sul terreno e sulle pareti. Dopo aver percorso vari corridoi, si ritrovano nuovamente in un complesso antico, precedente al sistema fognario. Il soffitto è molto basso e gli spazi stretti.

Superando una porta chiusa, scassinata senza troppi problemi da Kay, si trovano in una grande stanza vuota con alcuni massi che ostruiscono l’uscita di fronte a loro. Improvvisamente, tre grosse creature bianche vermiformi, sbucano da alcune aperture nel muro e li attaccano spruzzando un liquido appiccicoso dai loro tentacoli. I guerrieri mettono mano alle spade e in un batter d’occhio, prima che possano colpire qualcuno, le creature sono fatte a pezzi.

Nemmeno il tempo di ripulire le lame dall’icore viscido delle creature, che Killian segnala un pericolo indicatogli da Arlana. Sentono un grido agghiacciante e profondo. Qualcosa di invisibile tenta di colpire Kay. Tuttavia, l’elfo riesce a percepire all’ultimo momento lo spostamento d’aria e a schivare il colpo grazie al suo mantello della dissolvenza. Grazie ai poteri di Arlana, Killian riesce a vedere cosa si nasconde dietro l’attacco. Si tratta di un umanoide dalla postura goffa, con lunghe braccia sottili e un’altezza di quasi quattro metri: un Troll invisibile e incorporeo che lievita attraversando le superfici.

Kay evoca i poteri di Skyblade e dal potente artefatto dell’aria fuoriescono piccole creature che si lanciano verso la creatura, illuminando la sua intera sagoma e permettendo a tutti di vederla chiaramente.

Il Troll colpisce ancora violentemente Kay. Questa volta l’Elfo non riesce a schivare il braccio traslucido della creatura. L’attacco dell’essere provoca un pesante senso di debolezza in Kay. Ulnar, approfittando dello sbilanciamento del Troll che ha affondato l’artiglio sull’amico, colpisce ripetutamente con le sue due spade lunghe. La lama d’argento Githzerai e la Danzante scagliano un vortice di colpi letali talmente potenti e precisi, che con un grido di dolore la creatura svanisce da questo piano di esistenza.

Dopo un accurato esame la stanza risulta vuota. Si dirigono verso l’ostruzione e iniziano a rimuovere le macerie per proseguire lungo il percorso.

Spirit Troll. Sotterranei di Dorakaa.
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L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 8 Harvester 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Trentottesima Sessione di Gioco

Il rintocco di mezzogiorno è passato da qualche ora. La compagnia si trova ancora intorno al tavolo della Locanda del Lago. Mika e Kay parlano degli ingressi più sicuri alle fogne, quando da fuori si sente un grande frastuono. Urla, trambusto frenetico di passi accelerati e le campane della Cittadella che suonano con insistenza.

“Al porto, al porto!”, si sente gridare. “Le navi, stanno affondando. Veloci cani. Muovetevi!”, si sente da una voce bestiale in lingua orchesca.

“Bene. Il mio lavoretto sulla flotta sta avendo effetto. Andiamo al porto a vedere come stanno le cose”, dice Ulnar.

Fuori è il delirio. Soldati che corrono in modo convulso. Orchi, demoni, umani. Una bolgia di esseri di ogni tipo in frenesia. La compagnia si ferma alla giusta distanza per vedere le navi, senza essere troppo vicini all’azione. Le imbarcazioni stanno colando a picco a grande velocità. Ulnar sorride. Tutt’intorno un gran numero di soggetti sta cercando di legare le galee con grandi corde per bloccare l’affondamento, mentre Babau e altri Demoni cercano non si sa cosa, forse la causa di tutto questo. Ulnar osserva le azioni dei soldati e si convince che non abbiano idea di quello che stanno facendo. Ritiene la situazione delle navi compromessa e non salvabile. Nel mentre, una compagnia della Legion of the Black Death, facilmente riconoscibile dalle loro armature decorate con filigrane a soggetti demoniaci, arriva al porto. Sono una dozzina. Hanno lineamenti alieni. Possono ricordare una mescolanza tra Sueliti, Ghitzerai e Githyanki. In realtà, sono Fiend di vario tipo, Tiefling e Umani ibridati con creature dei Piani Inferiori. Iniziano a dare ordini in modo brutale, sacrificando gli uomini e gli orchi che stanno armeggiando con le funi. Molti rimangono schiacciati dal peso delle imbarcazioni, altri affogano nelle acque del lago, mentre cercano di posizionarsi nei punti indicati dai membri della Black Death. Non sembra che il loro intervento abbia sortito effetti positivi. Le imbarcazioni continuano ad affondare rapidamente.

Nel mentre, Kay nota sulla banchina uno degli accessi alle fogne. Si tratta di uno scarico delle acque reflue verso il lago. È un’apertura abbastanza grande da consentire l’accesso ai camminamenti laterali del grande scolo. L’altro accesso, invece, si trova sotto un ponte poco distante. È raggiungibile scendendo una scalinata che termina con una grata chiusa da grossi catenacci. Lui e Mika piazzano segnali invisibili su entrambi gli accessi. Questa notte valuteranno se i segnali sono stati violati dal passaggio di qualcuno, per poi decidere quale dei due entrate utilizzare.

Intanto, al porto, nonostante l’intervento della compagnia d’elite, sembra che nulla possa cambiare la situazione. Le imbarcazioni continuano ad affondare rapidamente. Rendendosi conto che i loro sforzi non sortiscono effetti positivi, il presunto capitano della compagnia della Black Death ordina a tutti i soldati di tornare alle Caserme di Ferro, mentre lui e i suoi uomini si dirigono a passo rapido verso la Cittadella della Boneheart. Durante il loro passaggio nelle vicinanze, Kay riesce distintamente a sentire il nome di Null. L’Elfo condivide questa informazione con i compagni.

“Niente di buono”, interviene Killian. “Null è uno degli Arcimaghi della Boneheart Maggiore. Probabilmente stanno andando a chiedere il suo aiuto”.

Non avendo altra scelta se non rischiare di essere scoperti e mettere a repentaglio la loro missione prioritaria, decidono di tornare alla locanda e attendere la notte per agire.

Alla Locanda del Lago, non appena entrano, il mezz’orco alla porta li fissa senza battere ciglio. Kay si accorge subito che al tavolo che è diventato il loro posto riservato, grazie alle generose mance di Ulnar all’oste, Xansha sta sorseggiando un bicchiere di vino.

“Scommetto che siete stati al porto”, dice la donna rivolta al gruppo mentre si siedono al tavolo seguendo il solito schema di posti.

“Sei proprio sicura di voler scommettere con me?”, risponde prontamente Kay.

“Dipende da cosa mettiamo in palio. Se vinco, mi concederai un’altra notte ai tetti di giada insieme?”, risponde la donna divertita, emettendo un mugulio di piacere.

Kay la guarda e le fa un sorriso che mescola compiacimento e risentimento, lasciando cadere le provocazioni dell’incantatrice e cambiando argomento. “Quale sarà il tuo ruolo questa notte laggiù?”

“Non penserai che io venga con voi nelle fogne? Non sono certo fatta per i sotterranei. Inoltre, per me e i miei piani, sarebbe folle. Sono troppo conosciuta in questa città”, risponde Xansha.

“Quindi quale sarebbe il tuo aiuto? Non abbiamo stretto un patto di collaborazione solo qualche ora fa?”, dice Kay con tono provocatorio oltre che stizzito.

“Non preoccuparti, splendore. Il mio contributo sarà più che adeguato”, risponde Xansha. Con un gesto fluido della mano, come a scoprire l’aria, appare davanti a Kay una pregiata borsa di pelle scura.

“Aprila pure, è vostra”, dice questa volta guardando tutto il gruppo con tono serio.

Kay guarda intorno e, accertandosi che tutto sia tranquillo e nessuno li stia osservando, slega il cordino che chiude la borsa. All’interno ci sono vari oggetti: diverse pozioni, qualche pergamena, piccoli barattoli di unguento, un paio di bacchette e un mantello verde.

“Sono tutti oggetti magici che vi saranno molto utili laggiù. Inoltre, c’è questo”, dice mentre porge a Kay un foglio di pergamena. Kay lo apre e vi trova disegnato un emblema: un teschio circondato da catene.

“Quando troverete questo simbolo inciso sopra una porta, significa che avrete trovato l’ingresso alle prigioni”, dice con voce bassa.

Intanto, la notte cala. Coloro che possono assaporare il cibo, si concedono un pasto veloce prima di dirigersi verso l’uscita della locanda. Salutano Xansha, e si danno appuntamento per il loro ritorno, la mattina seguente alla locanda.

Si dirigono verso l’ingresso delle fognature sulla banchina vicino al porto. Qui, con grande delusione di Ulnar, vedono che le navi sono ancora a galla.

“Dannazione”, impreca il guerriero. “Sarà stato quel maledetto mago”.

Stringendo gli occhi per migliorare la sua visione notturna, Kay nota che le imbarcazioni galleggiano in modo precario e insolito. Le navi non sono riparate, ma qualcosa di magico le mantiene sospese in acqua tramite una corda che le collega. Inoltre, diverse pattuglie sorvegliano la flotta, impedendo un avvicinamento senza rischi di essere scoperti. Raggiungono l’accesso alle fognature.

Prima di entrare, Kay guarda Ulnar e con un sorriso gli dice: “Ora guarda, amico mio, ti piacerà”. Estrae Skyblade dal fodero e lo punta verso le navi, chiudendo gli occhi. Dal pugnale iniziano a emergere piccoli esseri buffi. Ulnar ha visto il suo amico utilizzare questi spiritelli molte volte, parlarci e compiere cose incredibili. Sembra che anche questa volta sia uno di quei momenti. Le creature saltellano per un istante sul pugnale, rivolte all’elfo, poi prendono il volo dirigendosi verso le navi. Un vento leggero si sprigiona dalla direzione del gruppo verso il porto. Man mano che si avvicina alle imbarcazioni, diventa sempre più forte. Dal loro nascondiglio, il gruppo vede le tranquille acque del lago iniziare a sollevarsi. Le baracche sulla riva vengono spazzate via. I soldati si gettano a terra cercando disperatamente un appiglio per non essere trascinati dalle folate. Diversi Varrangoing precipitano impotenti dal cielo. Le galee vengono sbattute violentemente l’una contro l’altra finché la corda intrisa di potere magico che le unisce non si spezza. Le onde del lago, che sembrano un mare in tempesta, fanno il resto trascinando le imbarcazioni lontano dagli ormeggi, alla deriva. Mentre si allontanano, le navi tornano ad imbarcare acqua dalle aperture create da Ulnar sulle chiglie e cominciano ad affondare. Il vento è così potente da spazzare via la nebbia e le nuvole perpetue e ancestrali di questo luogo. Per la prima volta da quando sono arrivati, rivedono Luna e Celene nel cielo.

Il viso di Ulnar è raggiante. Anche Mika e Killian hanno espressioni soddisfatte. Rydkssu guarda l’Elfo con la bocca spalancata.

“Lavoro fantastico, Kay”, dice Ulnar all’amico. “È sempre un piacere vederti all’opera con Skyblade”.

“Sì, ma ora andiamo. Non passerà molto tempo prima che questo posto si riempia di ogni sorta di incubo”, risponde Kay. “Mika, è meglio cancellare ogni possibile traccia del nostro passaggio per almeno una trentina di metri, fino a quando non saremo al sicuro là sotto”.

Kay si avvia verso l’ingresso della rete fognaria e scompare nelle tenebre. I suoi compagni lo seguono rapidamente. L’ultimo a entrare è Mika, il ranger, che si assicura che nessuno dei segnali lasciati nel pomeriggio sia stato violato. Inizia a cancellare ogni traccia visibile del loro passaggio e a coprire i loro odori, schiacciando tra le mani delle strane bacche colorate.

Le fogne di Dorakaa emanano un olezzo talmente intenso e disgustoso che il senso di oppressione e nausea continua che crea questa città, in questo ambiente è raddoppiato. Sono nel mezzo di una melma putrida e oscena. L’acqua è piena di sostanze tossiche e orribili. Rumori di scolo e di getti vengono dalle profondità. Mika pensa che sarà necessario ricorrere ad ogni sua conoscenza sciamanica per evitare che le infezioni che prenderanno in questo ambiente insalubre diventino mortali. Avanzano con andatura guardinga, fino a quando raggiungono uno dei due camminamenti ai lati del canale putrido e melmoso. Kay guida il gruppo con i suoi sensi acutissimi in massima allerta, mentre Mika chiude attento ad agguati e sorprese dal retro, facendo sparire inoltre le tracce lasciate dal loro passaggio. Rydkssu con un trucchetto magico evoca piccole luci danzanti che guida a piacere intorno al gruppo. Il luogo è privo di luci e solo Kay e Ulnar riuscirebbero a vedere in quelle condizioni. Lungo il corridoio si aprono due accessi laterali chiusi da grate con un lucchetto. Mika esamina il suolo e le pareti.

“C’è parecchio movimento recente qui. Segni di mani e piedi artigliati ovunque” dice il ranger.

Sulla grata di destra, sono ammassati ossa e teschi, creando l’aspetto di una tana appartenente a qualche creatura. Mika infilza uno dei teschi con la spada e lo porta a sé con un rapido e deciso movimento di polso.

“Il cranio è umano e le crepe sopra sono causate da morsi. Cannibali o creature dalle bocche delle dimensioni umane”, dice il ranger, esaminando attentamente il teschio.

Il gruppo procede con maggior cautela, pronti ad affrontare qualsiasi cosa. Un ammasso di melma verdastra si muove lentamente verso di loro. Il camminamento si apre sulla destra, e decidono di prendere quella svolta per evitare la creatura. Dopo alcuni metri, si rendono conto che l’ambiente intorno a loro è cambiato. L’aspetto diventa più antico, primitivo e naturale. Le tracce artigliate continuano in questa direzione.

“Potremmo essere entrati in un complesso di antiche catacombe”, suggerisce Mika, osservando le pareti rocciose.

Tuttavia, il percorso viene bloccato da un grosso cumulo di macerie che ostruisce completamente il passaggio. Decidono di tornare indietro nel complesso fognario e cercare un’altra via. Ritornano alla zona precedente e Mika nota delle tracce di stivali, anche se non recenti come quelle delle mani e dei piedi artigliati.

Arrivano alla fine di una galleria che termina con un muro, e appeso al muro c’è uno scheletro incatenato. Da uno scolo, gli sgocciola addosso un denso liquido color ocra. Killian improvvisamente sfodera la sua spada e si guarda intorno, mentre la luminosità di Arlana aumenta, segno di un male imminente.

“Là”, dice Rydkssu, puntando il dito verso una parete.

“No, là”, risponde Kay, indicando una parete nella direzione opposta.

Da entrambi i punti indicati, due creature fatte di ombra emergono ad alta velocità verso il gruppo. I loro volti traslucidi, dalle vaghe forme umane, emanano odio puro.

Accesso al complesso fognario. Quartiere del Porto. Dorakaa

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