“Hai raggiunto il tuo Dio, Merouac. Sarai al suo fianco a Necromanteion entro breve, non preoccuparti”, dice il Tanar’ri in abissale, continuando a ridere osservando il vortice.
Nel frattempo, Ulnar e Rydkssu entrano nella stanza. Il Demone si volta verso di loro e dalle sue mani si sprigiona una nube verdastra che li avvolge. Il guerriero esce indenne dai vapori velenosi e si scaglia contro il mostro, mentre suo fratello crolla a terra sopraffatto dalla nociva nebbia. Il Babau appare improvvisamente alle spalle di Kay e cerca di colpirlo con la lancia e la coda. Il Cubo di Forza blocca tutti gli attacchi del Demone, che rabbiosamente sputa acido. Killian irrompe nella stanza e affronta il Babau, colpendolo in pieno petto con Arlana, creando un enorme squarcio. Il sangue del demone inonda la lama della spada incantata, che inizia a sfrigolare sotto l’effetto dell’acido. Ulnar raggiunge Palmardek con una velocità impressionante e affonda le sue due spade nella dura carne del Tanar’ri. Il Demone reagisce furiosamente, infilando entrambi gli artigli nel corpo del guerriero e cercando di morderlo con i suoi affilati denti. Ulnar riesce a schivare il morso e risponde con un colpo letale della sua Spada d’Argento, conficcandola nel ventre della creatura ormai sbilanciata. Ambara, Mika e Franz raggiungono la stanza del vortice. Con un rapido balzo, l’Elfa si unisce a Kay e Killian per affrontare il Babau, mentre il Nomade e Lord Torkeep si dirigono armati verso Palmardek.
I due Demoni, feriti e in evidente inferiorità, svaniscono nel nulla, lasciando il gruppo da solo nella stanza.
I sette si avvicinano al vortice per capire cosa sta accadendo. All’interno del turbine che emana un freddo abissale, vorticano creature da incubo. Riconoscono la sagoma di Merouac accanto a un enorme e muscoloso essere che indossa un elmo oscuro da cui emergono solo due occhi rossi di lava. È legato con robuste catene.
Killian, Ambara e Kay sono costretti a indietreggiare. Il male, il gelo e la follia che provengono da quel maelstrom non permettono loro di resistere oltre. Ulnar, Rydkssu e Franz, anche se faticosamente, riescono a mantenere la posizione. Vedono ciò che sta accadendo. Il Sacerdote trafigge il suo stesso corpo con una grossa falce nera. Il sangue di Merouac scorre abbondante sull’essere dagli occhi infuocati e questi strappa le catene che gli bloccano braccia e gambe, impugnando e brandendo la grossa falce nera, strappandola dal corpo del Sacerdote. Fa un passo e la sua gamba oltrepassa il bordo del vortice. Appena Killian vede l’arto sconfinare nella stanza, si lancia contro il turbine cercando di colpirlo con Arlana. La spada rimbalza contro il vortice e cade dalle mani del Cavaliere. L’essere emerge completamente dal maelstrom e si trova di fronte al gruppo. È alto due metri e mezzo. Emana un’aura di potenza distruttiva così intensa che dà la sensazione di trovarsi di fronte non a un singolo individuo, ma a un esercito di diecimili uomini. Guarda ognuno di loro con i suoi occhi rossi che bruciano come fiamme. Mika lo riconosce. È esattamente come le storie degli antenati descrivevano quella macchina di morte chiamata Warduke.
“Abbiamo fatto un patto con Gregor Lukash”, gli dice Ulnar, rompendo il silenzio.
“Lo so”, risponde con voce gutturale, che sembra provenire dalle profondità di un vulcano.
Si incammina verso la stanza del trono di Palmardek. Quando è alla porta ad arco, senza girarsi, dice: “Uscite da qui velocemente e andate al Muro del Destino. Ci vedremo lì e agiremo, dopo di che il patto sarà sciolto.” Così dicendo, svanisce tra vapori neri e cremisi.
Si scambiano un rapido sguardo d’intesa e si mettono in moto rapidamente.
“Prima dobbiamo liberare i prigionieri”, dice Killian.
Tornano ai due complessi dove hanno salvato Franz e Ambara. Quello che vedono è osceno. Tutti i prigionieri sono morti. I loro corpi sono straziati nei modi più brutali e i vari pezzi vengono mangiati dagli esseri che emergono dalle pareti. Killian urla tutta la sua rabbia. Estrae la spada e inizia a colpire le pareti.
Franz si avvicina a lui: “Non possiamo fare più nulla qui, Killian. Dobbiamo uscire e onorare le loro vite vendicandoli. Dobbiamo estirpare questo abominevole male dal mondo. Ascoltami, Cavaliere. Ascoltatemi tutti. Giuro sul mio sangue che sarà fatta giustizia.”
Le parole di Lord Torkeep riportano quelli più emotivamente coinvolti alla realtà, aiutandoli a proseguire. Riprendono il percorso, ripercorrendo velocemente la strada fino alla stanza della piattaforma. Non incontrano nessuno. Salgono sulla grossa predella e Ulnar pronuncia la frase in abissale: “Iuz trionfa”. Il meccanismo si mette in moto e si alza verso l’alto. Non appena si trovano nella stanza con le statue del Vecchio e della creatura metà cane e metà pesce, sono assaliti da un’orda di Ordaruk, Rutterkin e dal folle Mordlok. Inizia un combattimento furioso. La Compagnia, rafforzata da Ambara e da un grande combattente come Franz Torkeep, fa a pezzi in pochi minuti di furiosa lotta le creature. Kay si occupa del Sacerdote sfregiato, muovendosi rapidamente nel caos della lotta per coglierlo alle spalle. Raggiunto il Prete, gli pianta Skyblade alla gola con una violenza atipica per l’Elfo. Tutta la sua rabbia e il suo rancore sono in quell’affondo, che trancia di netto la carotide del carceriere di Elanor, ponendo fine alla sua vita. Eliminati tutti i nemici, riprendono la strada.
Nella stanza accanto vedono il corpo del Quasit a terra, morto con gli arti strappati e il ventre squarciato. Mentre Kay guarda il suo corpo svanire verso l’Abisso, sente nella sua mente la voce di sua sorella.
“Seguitemi”, dice l’Elfo rivolto al gruppo.
Dopo pochi metri si ferma improvvisamente, si piega sulle gambe e con una mano sembra accarezzare il pavimento, toccando le invisibili schegge del cristallo di Elanor. Rivede nella sua mente la scena della sorella trascinata nel corridoio, il sangue che le scende copioso dall’occhio. L’energia dei frammenti lo pervade. Si alza e si muove rapidamente verso il complesso di celle di questo livello delle segrete. Si dirige verso una porta e la apre. La stanza è vuota. Non appena entra, il cristallo che ha al collo si illumina di una luce intensa. Piccoli frammenti a terra risplendono di energia azzurra. Chiude gli occhi e stringe tra le mani il cristallo. Sa esattamente dove andare, come guidato da una presenza al suo fianco. Si muove con agilità tra i corridoi e le stanze del complesso. Il resto del gruppo fatica a stargli dietro. Dopo parecchi passaggi, raggiungono una scala a chiocciola che sale e sembra bloccarsi contro il soffitto.
“Là!” dice Kay, indicando la parte alta della scala.
Sale e giunto al termine inizia a tastare il soffitto fino a quando una botola non si apre. Escono dal passaggio e si ritrovano in mezzo alla città, nel Quartiere Artigiano.
È da poco passata la mezzanotte e le strade sono piene di creature di ogni tipo. Kay e Ambara si coprono con i cappucci per non mostrare le loro fattezze elfiche. Accelerano il passo e si muovono verso est per raggiungere il Muro del Destino, cercando di evitare le pattuglie e i gruppi di Orchi attaccabrighe. Quando arrivano a destinazione, la grande piazza è gremita. Le aste sono in pieno svolgimento. Sul grande palco, un uomo molto alto e magro senza capelli sta presentando con una voce squillante ciò che annuncia come l’Ascia di Yurtrus. Kay scorge Elanor in un angolo del palco, vestita e truccata da cortigiana. Ha lo sguardo perso nel nulla e l’occhio privo di vita è di un bianco intenso. Dietro al battitore, seduti su scranni rialzati, riconoscono tutti i membri della Boneheart Maggiore. Al loro fianco in scranni leggermente più bassi, quelli che probabilmente appartengono alla Boneheart Minore.
Si fanno largo tra la folla per raggiungere il bordo del palco. Ulnar cerca con lo sguardo il Warduke, ma non lo vede. Sono tutti in tensione nell’attesa di un segnale per agire. Pare impensabile un attacco frontale, sarebbe un suicidio certo. Sul palco si trova uno dei gruppi più potenti delle Flanaess, paragonabile solo al Circolo degli Otto. Tra la folla ci sono centinaia di orchi, orog e ordaruk appartenenti alle tribù dell’Impero di Iuz. I Babau guardiani presidiano il perimetro della piazza e il cielo è puntellato di Varrangoing che sorvolano l’area. La Legion of the Black Death è schierata davanti al palco rivolta verso il pubblico. Sono in ranghi serrati per formare un cordone a protezione del rialzo. Sindol si trova al centro della sua legione. Praticamente tutte le maggiori forze dell’Impero sono riunite in questo luogo. Manca solo lui, Iuz, il Signore del Dolore, che non sembra essere presente, almeno visibilmente.
Mentre si guardano intorno, studiando la situazione nel dettaglio, iniziano le offerte. Un Capoguerra della tribù dei Celbits alza una torica, e due sgherri portano sul palco un grosso baule che il battitore ordina di posizionare in un punto preciso con un vessillo rosso. Subito dopo, un leader Kazgund risponde alzando il suo stendardo blu e un nano nudo trascina un’armatura e un’arma sul palco. Un gruppo della tribù dei Jebli prosegue sventolando la loro bandiera verde, e un’Elfa in catene porta sul palco un piccolo scrigno. Un mercante innalza un drappo nero, e uomini in catene avanzano portando due scrigni che lasciano sul palco. La situazione inizia a farsi caotica, diversi Orchi ingeriscono gromak, una droga derivata dal sangue demoniaco che rende gli umanoidi particolarmente euforici ed aggressivi. Mika nota che non sono presenti rappresentanti della tribù Urzun. Alcuni orchi iniziano a spingersi tra loro. Il battitore illustra ai membri della Boneheart le offerte, ognuna identificata da drappi di diversi colori. Althea parlotta con Null, mentre Panshazek, Kermin e Jumper valutano il contenuto dello scrigno con il drappo nero. Halga sembra preoccupata, i suoi occhi spiritati scrutano paranoici la folla, disinteressandosi degli oggetti davanti a lei. Altre personalità sul palco, della Boneheart Minore, controllano la mercanzia presentata dalle tribù di umanoidi.
Il clima tra la folla intanto si scalda. Un gruppo di sei Orog con le pitture dei Celbits estrae le armi contro tre Ordaruk Jebli. Diversi umanoidi completamente fuori controllo iniziano ad urlare e a battersi il petto, mentre altri picchiano gli stivali corazzati al suolo. Sindol ordina a una compagnia di dodici guerrieri in armatura nera e due Babau di dirigersi verso i disordini. Da un’altra parte, un gruppo numeroso di Orchi Kazgund attacca le truppe di élite dei Celbits. La situazione esplode in pochi istanti, sempre più umanoidi vengono coinvolti negli scontri che in breve diventano una vera e propria battaglia tra tribù.
Nel caos generalizzato, un gruppo di una dozzina di persone abbassa i cappucci neri e mostra volti coperti da maschere d’argento. Si muovono agilmente e in modo coordinato verso il palco. Sembrando circondati da una sfocatura scura, una sorta di fumo che contorna le loro sagome. Con balzi acrobatici, salgono sulla tribuna sfruttando i vuoti tra i ranghi della Legion of The Black Death, la quale, intervenendo negli scontri tra la folla, lascia scoperte ampie zone del perimetro del palco. Si dirigono verso Elanor. Mentre due di loro la prendono e la sollevano, gli altri si mettono a schermano tutt’intorno. Mika, Kay e Ulnar riconoscono quelle maschere d’argento. Le hanno già viste. Una identica l’aveva Talathiell Noriërusc, conosciuta dagli umani come Sharon Fox. L’Elfa della Compagnia della Soglia di Dyvers, proveniente dal mondo di Mystara, con una storia legata a Gregor Lukash e Max Rey. L’altra maschera uguale l’aveva Jon Fyre, il Cruneraw campione dell’arena di Greyhawk, anch’egli con un passato collegato a Sharon Fox, Max Rey e Gregor Lukash. Sharon aveva raccontato a Mika, durante i loro trascorsi nella Gnarley Forest durante le guerre, che l’aveva presa ad una confraternita misteriosa del mondo da cui l’Elfa proveniva, chiamata le Maschere della Notte.
La Compagnia del Drago Nero entra in azione, muovendosi verso il palco contro gli uomini con le maschere. Anche i membri della Boneheart sul palco si attivano. Improvvisamente, una enorme esplosione tra la folla durante gli scontri fa girare tutti. La violenza è tale che un centinaio di orchi viene spazzato via e il palco trema. Fiamme cremisi e nere si alzano dal cratere che si è creato, e al centro si erge una grossa figura con un elmo nero e due occhi rossi ardenti. Il Warduke. Con un balzo di oltre venti metri verso il palco, atterra tra la Boneheart, le Maschere d’Argento e alle spalle della Legion of the Black Death. Una mano brandisce l’enorme falce nera e cremisi, mentre l’altra apre improvvisamente le cinque dita, dando origine a un gigantesco globo di energia oscura che si forma di fronte al terrificante Campione di Nerull. Dalla sfera entropica fuoriescono tentacoli neri che investono tutta la Boneheart, la Legion of the Black Death e le Maschere della Notte. Due di questi tentacoli sembrano dirigersi verso Elanor.
Kay e Killian sono i più vicini al gruppo mascherato. L’Elfo lancia Skyblade contro uno dei tentacoli mentre il Cavaliere intercetta e colpisce il secondo con Arlana. Le appendici impattate deviano la loro traiettoria e colpiscono due Maschere d’Argento, avvolgendosi introno ai loro corpi.
“Erano in vostro aiuto schiocchi. Ora arrangiatevi da soli. Ho da fare qui.” dice una voce gutturale nella mente di Kay.
Ambara scaglia due frecce alle gambe dei mascherati, Ulnar e Franz ne ingaggiano un paio a testa bloccando la loro la strada. Mika intanto invoca il potere di Geshtai e dal terreno rampicanti avviluppano e intralciano i rapitori di Elanor che devono bloccare la loro corsa. Rydkssu usa la bacchetta paralizzante e ne ferma uno sul posto. Alla loro sinistra, intanto il Warduke affronta l’intera Boneheart Maggiore e Minore da solo. La sfera di oscurità assorbe le potenti magie degli Arcimaghi e delle Alte Pretesse. Tentacoli continuano ad uscire dal globo scagliandosi contro la cerchia interna di Iuz costringendo i membri sulla difensiva. Con l’altro braccio colpisce con la falce nera e cremisi le forze della Legion of the Black Death che lo attaccano dalla parte opposta. Un potente Glabrezu, due Babau e una decina di guerrieri d’elite vengono falcidiati dagli impressionanti colpi del Signore della Guerra. Sindol, impegnato negli scontri con le tribù orchesce, comprende che deve intervenire in prima persona contro il Warduke. Svanisce e riappare dietro al Campione di Nerull a supporto delle sue truppe. È uno spettacolo drammatico e maestoso. Uno scontro epico e unico nel cuore dell’Impero del Male.
Una figura nera si stacca dalla bolgia nella piazza e salta verso il palco. Nel balzo il suo corpo muta. Cresce a dismisura e scaglie nere ricoprono la sua superfice. Due ali gigantesche escono dalla sua schiena. Le braccia e le gambe diventano zampe con artigli enormi, il collo si allunga e il volto diventa rettileiforme. Un enorme drago nero si libra in aria. Sopra un cavaliere in armatura scura completa. Il Drago volteggia sulla piazza e vomita acido sulla folla facendo strage di Orchi e altre creature.
Una grossa mano invisibile blocca Kay, ma l’Elfo riesce a liberarsi attivando il suo anello dell’evasione, svanendo e riapparendo in un punto vicino. Gli scontri proseguono mentre il Drago si muove verso il palco. Notano che il cavaliere che lo cavalca porta l’araldica della Contea Dorata del Regno di Furyondy. Nel frattempo, una figura appare alle spalle del palco, sospesa a mezz’aria. La sua barba bianca e le sue magre mani artigliate emergono dalle vesti violacee. È Meredoth, l’Arcinecromante che in passato ha fatto parte della Compagnia del Drago Nero. È colui che li ha usati e traditi. L’infame che ha ucciso Ulnar e lo ha risvegliato come un servitore controllato da una tiara magica, per poi barattarlo con Crymson in cambio di Elanor. È la mente che li perseguita per i suoi scopi di ascensione a divinità della morte. È l’incubo che tormenta la psiche di Ulnar e alimenta la sua Guerra Interna.
Il guerriero che si trova nel pieno di un impegnativo combattimento con due Maschere della Notte vede Meredoth sospeso a mezz’aria e il suo cervello smette di ragionare. Incurante dei colpi letali dei due formidabili avversari, li ignora e si lancia verso il Necromante, correndo nel pieno dello scontro tra il Warduke e i suoi avversari.
Nel frattempo, Kay e Killian stanno facendo di tutto per sbarazzarsi delle ultime Maschere e raggiungere i due al centro, bloccati dai rampicanti che tengono Elanor prigioniera. Nonostante le ferite gravi, Killian abbatte il suo avversario e, sfruttando un varco, riesce a infilarsi e strappare la Procreatrice dalle mani dei due uomini intrappolati nelle piante.
Kay sente una voce nella sua mente, è Skyblade. “Lanciami in aria, Kay. Più in alto che puoi. È stato divertente.” L’Elfo capisce cosa gli sta chiedendo il suo inseparabile Pugnale. È una sorta di addio. A malincuore, Kay fa roteare la lama tra le mani per impugnarla, pronto a lanciarla. Lo scaglia con tutta la forza che ha nel corpo verso il cielo, e l’artefatto scompare. Le Maschere d’Argento che stava affrontando rimangono sorprese dall’azione dell’Elfo. Improvvisamente, un tuono e un fulmine squarciano l’aria, il vento si alza e le nubi vorticano. Una tempesta si trasforma in un gigantesco tornado che trascina tutti in aria, vorticando all’interno del ciclone. I membri della Compagnia del Drago Nero vengono spinti al centro del nucleo e perdono i sensi, tranne Ulnar, che continua a cercare Meredoth nell’aria, urlando il suo nome.
Quando riprendono conoscenza, si rendono conto di trovarsi su una collina erbosa. Si guardano intorno, ma non c’è traccia del Warduke, della Bonehearth, delle Maschere della Notte o di qualsiasi altra creatura presente nella Piazza del Muro del Destino di Dorakaa. Tutti i membri della Compagnia del Drago Nero sono lì. Ivid abbaia a Luna e Celene, mentre Elanor è sdraiata con gli occhi chiusi. Mika osserva il cielo, dove si vedono le stelle. “Siamo a Furyondy”, dice il Ranger.
Ulnar pianta le mani nel terreno e piange di rabbia. Rydkssu si avvicina al fratello e lo abbraccia con dolcezza. Ambara si sdraia nell’erba e rotola su di essa. Franz Torkeep si piega su un ginocchio e bacia il suolo. Nel frattempo, Kay si prende cura della sorella, accarezzandole dolcemente i capelli nel tentativo di svegliarla. Elanor sembra in uno stato di trance mistica. Ambara si avvicina all’Elfo.
“So bene cosa ha passato Kay”, dice l’Elfa con gli occhi tristi e gonfi di lacrime. “Hanno consumato la sua anima, togliendogli la speranza con menzogne e torture psicologiche di ogni tipo. Hanno consumato il suo corpo nei modi più terribili. Ha bisogno di una cura magica molto potente, come quella che ci hai dato. Solo così potrà riprendersi.”
Kay estrae l’ultimo degli Elisir di Guarigione, estremamente rari, e lo fa bere alla sorella. Elanor apre gli occhi e il cristallo brilla nel suo occhio bianco e senza vita. La sua bellezza delicata è accecante. Kay le bacia dolcemente la fronte, tenendo la sua testa.
“Bentrovata, mia adorata sorella”, le dice Kay in elfico.
“Kay, mio adorato fratello. Finalmente. Sono stanca, ma felice di essere con te”, risponde Elanor con una voce flebile.
Mika intanto prepara un campo per la notte. Il Nomade accende un fuoco e lo osserva assorto. Ambara gli si avvicina e gli accarezza il viso. Dopo qualche minuto, le loro labbra si incontrano e si baciano con passione. Mika solleva Ambara tra le braccia e la porta poco distante sotto delle frasche piegate. Nell’intimità e nella magia del luogo, dopo l’inferno da cui provengono, fanno l’amore con passione e si addormentano nudi, abbracciati l’uno all’altro.
Franz e Killian conversano. Lord Torkeep dice al suo figlioccio che, ora che è tornato tra i ranghi cavallereschi, non dovrà più usare titoli quando si rivolge a lui. “Solo Franz. Chiaro Killian?”
Killian ride. Nessuno aveva ancora visto il Cavaliere ridere da quando lo hanno conosciuto. Il suo volto è disteso e felice mentre ringrazia Franz, che lo abbraccia affettuosamente.
“Ora è il momento della gioia. Da domani sarà il momento della giustizia” dice Franz a Killian battendo due volte la mano sulla sua schiena.
Appena Elanor si addormenta, Kay si avvicina a Ulnar, che è seduto con suo fratello accanto. L’Elfo si alza, tocca il fianco dove solitamente portava Skyblade con un gesto naturale. Quando non sente più la presenza del suo compagno di avventure di lunga data, fa una smorfia, poi si avvicina all’amico e si siede accanto a lui.
“Questa volta è stata più dura del solito, amico mio. Da quel maledetto giorno a Dyvers, la vita non è più stata la stessa. Oggi ho perso Skyblade, ma ho ritrovato la mia amata sorella e il mio migliore amico. E non ho intenzione di lasciare nessuno dei due”, dice Kay Demon, mettendo la mano sulla spalla di Ulnar. “Risolveremo tutto, Ulnar”, continua l’Elfo, indicando il volto del guerriero. “Te lo prometto”.
Fine