Un pungente odore di putredine emana da quell’uomo. Kay, con rapidi movimenti, si assicura che nessuno li stia seguendo. Sembra tutto tranquillo. Lo strano individuo, con la sua voce gracchiante, li invita ad entrare in taverna. Superata la porta d’ingresso, notano un imponente mezz’orco che li osserva da una posizione eretta. È una specie di buttafuori che il giorno precedente non avevano visto in quel locale. Lo strano individuo si rimette il cappuccio sulla testa ed entra in taverna seguendo il gruppo. Kay si dirige verso le scale che conducono al piano superiore, desideroso di condurre l’uomo nella sua stanza, che sa essere sicura perché l’ha ripulita e protetta con trappole e segnali invisibili agli altri. “Seguici,” dice l’elfo all’uomo. Una volta entrati nella stanza, Kay getta uno sguardo rapido all’interno e chiude la porta a chiave. “Ora, tutti facciamo silenzio,” sussurra ai compagni. Dopo aver ottenuto quello che ha richiesto, concentra la sua attenzione, aguzzando le orecchie appuntite. “Siamo soli, nessuno ci ascolta,” afferma dopo qualche istante. Terminati i preparativi, tutti si concentrano sull’ individuo che, nel frattempo, ha nuovamente abbassato il cappuccio. Adesso che lo vedono da vicino, la sua inquietante presenza si manifesta con chiarezza: sembra un cadavere dagli occhi brulicanti di follia.
Passa lo sguardo su ciascuno di loro, poi sentenzia con la sua voce gracchiante: “Il mio Signore dice che dovete liberare il suo Campione. Dice che state perdendo tempo.”
“È difficile,” risponde Kay. “Non abbiamo indizi e la città è profondamente ostile.”
“Sono qui su mandato del mio Signore, per aiutarvi. Abbiamo un nostro uomo nelle prigioni. Una volta trovato, dategli questo e lui vi condurrà al Campione,” così dicendo, l’uomo appoggia un borsello sul tavolo. “Qui dentro c’è una sacra reliquia. Un lembo del mantello del nostro Signore della Morte, del Portatore di Oscurità, del Mietitore,” dice l’uomo con una voce che trasuda fanatica frenesia, mentre i suoi occhi pallidi si inumidiscono.
Ulnar allunga la mano verso il borsello e lo apre. All’interno, vede uno straccetto consunto. Lo afferra e immediatamente sente una scarica elettrica. La sua mente viene invasa da immagini piene di dolore. Il suo corpo risente delle stesse sensazioni che provava quando si trovava sulla lastra di pietra di Meredoth, vittima dei suoi esperimenti anatomici. Gridando, lascia cadere il lembo di stoffa sul tavolo, cade dalla sedia e si inginocchia a terra. Sta per perdere il controllo. Ricordi così vividi e sensazioni così reali lo stanno riportando in uno stato di follia. Si contorce sul pavimento, urlando e stringendo i denti fino quasi a frantumarli. Rydkssu e Mika cercano di calmarlo. Le parole e il conforto del fratello e del fratello per patto di sangue sembrano avere l’effetto sperato sul guerriero.
Kay punta Skyblade alla gola del fanatico, premendo con la lama acuminata sulla pelle marcia fino a farlo sanguinare. Il folle sembra eccitato da tutto questo e inizia a spingere il collo verso il pugnale, che penetra nelle sue carni. Prima che il pazzo si auto recida la carotide, Kay ritira la mano con Skyblade.
Killian è molto teso e guarda il folle con gli occhi iniettati di sangue. Prima che la situazione degeneri, Rydkssu prende in mano il lembo di stoffa. Ha immediatamente una convulsione. Kay prova a farglielo mollare, ma il fanatico gracchia di lasciarlo stare. Dopo pochi istanti, il Githzerai si calma. È sudato come ad un risveglio improvviso da un incubo. Rassicura i compagni e mette con delicatezza la pericolosa reliquia in una tasca della sua cintura.
“Lo terrò io,” dice con voce sicura, guardando un visibilmente preoccupato Ulnar.
L’uomo nel frattempo sembra in estasi. “Bene, bene. L’accesso alle prigioni e alle fogne della città. Una volta là sotto, cercate il Guardiano delle Catene. Quando lo troverete, consegnategli il sacro dono del Nemico di Ogni Bene. Siete fortunati ad essere i prescelti dal mio Signore per questa impresa divina. Là sotto, il caos regna sovrano. Tutto si mescola…” sembra ansimare di piacere mentre parla. Il dialogo diventa incomprensibile e surreale.
“Anche la procreatrice si trova là sotto?” lo interrompe Ulnar.
“Non siamo interessati all’utero di un elfa,” risponde schifato.
Ulnar gli dà uno schiaffo che lo scaraventa a terra dalla sedia. Si alza e lo prende a calci fino a buttarlo fuori dalla stanza. L’uomo si alza malconcio nel corridoio antistante, estrae un coltello e si incide le carni. Una luce oscura gli contorna la forma del corpo. È un essere abominevole, più simile ad un non morto che a un umano. Non appena termina il suo rituale, si rialza, indossa una maschera anti-miasmi e si allontana verso le scale.
Decidono di riposare qualche ora prima di affrontare ciò che li aspetta. Ulnar, nel frattempo, ne approfitta per dare un’occhiata in giro. Vede manifesti che pubblicizzano una partita di cruneraw nei campi dell’agonia. Altri manifesti indicano il programma delle aste:
9 Sunday: Ascia di Istrus e presentazione della Procreatrice
10 Moonday: Aste di schiavi e gromak
11 Godsday: Festa in onore del Nostro Signore del Dolore, Sua Profana Eminenza, IUZ
12 Waterday: Grande asta per la Procreatrice
13 Earthday: Cerimonia di chiusura
Dopo poche ore di riposo, si ritrovano nella sala principale della taverna. Non si è ancora udito il secondo rintocco, quello di mezzogiorno. Kay e Rydkssu sono affamati e ordinano uno stufato di cervo. Ulnar racconta dei manifesti. Il gruppo si riunisce intorno al tavolo, con finalmente davanti cibo e bevande di ottimo livello, e inizia a pianificare come muoversi, ricapitolando tutte le informazioni raccolte nelle ultime convulse ore.
Rydkssu propone di coinvolgere e chiedere aiuto a Xansha. Alcuni di loro non sono d’accordo. Kay non si fida, Killian è scettico. Tuttavia, il Githzerai sembra piuttosto convinto. Con un ragionamento logico e lineare sul succedersi degli accadimenti, tutti non possono che dargli ragione. Alla fine, prevale la sua linea.
“Se ci avesse voluto tradire, l’avrebbe già potuto fare molte volte. Invece, ci ha sempre protetto. È evidente che ha bisogno di noi per le sue mire. Ryd ha ragione. Dobbiamo fidarci e usarla allo stesso modo in cui lei vuole usare noi. Non abbiamo nulla da perdere. Inoltre, dopo questa notte, sa tutto di noi”, sentenzia Mika, pur con qualche difficoltà. Il nomade odia questo genere di cose. Le ha sempre odiate. Ma sapeva bene che entrando in questa maledetta città, tutto ciò che detesta di più in questo mondo sarebbe diventato parte costante delle sue giornate.
“Gli chiederemo, in cambio del nostro aiuto per i suoi scopi, di darci una mano per trovare e liberare Elanor dalle prigioni sotto la città. Questo sarà il patto di scambio di favori reciproco che rassicurerà entrambi”, dice Ulnar.
“Bene, ma dove si trova ora? Non ho visto la sua carrozza fuori dalla taverna”, interviene Kay.
“Andiamo a cercarla. Inizierei proprio dalla casa di ieri notte”, ancora Ulnar.
Prendono in affitto dei cavalli presso una stazione di posta vicino alla Locanda del Lago. Arrivati nelle vicinanze della lussuosa abitazione, notano un grande movimento. Un gigante delle colline viene trascinato fuori dalla casa privo di sensi, forse morto. Varie persone stanno discutendo su quanto accaduto la sera precedente: porte divelte e una scia di cadaveri ai piani inferiori. Decidono che è meglio spostarsi per non destare sospetti. Inoltre, di Xansha non c’è traccia. Dopo pochi metri, vengono fermati e circondati da una pattuglia di una trentina di soldati. Si tratta di una miscela di demoni e orchi, che indossano le insegne della Black Death. Un ufficiale si fa avanti, un umano dall’aspetto. “Fermatevi e scendete dai cavalli”, intima con una voce che nulla ha di umano.
In quel breve istante in cui ognuno di loro elabora pensieri di ogni tipo, Xansha appare quasi dal nulla. È vestita e truccata in modo provocante oltre ogni limite. Si getta tra le braccia di Kay. “Finalmente siete arrivati, vi stavo aspettando”, dice a voce alta. Poi, rivolta all’ufficiale, aggiunge: “C’è qualche problema, Signore? Sono con me.” Mentre pronuncia queste parole, scende dal cavallo di Kay e sale su quello di Rydkssu, levitando senza toccare terra. L’ufficiale annuisce e la pattuglia si apre per lasciarli passare. “Seguite me e il fratellino, torniamo alla Locanda del Lago. Abbiamo molto di cui parlare, birbanti”, dice rivolta al gruppo. Poi infila le mani nelle parti intime di Rydkssu. Dietro al gruppo, la carrozza della maga li segue senza conducente né traino, animata da pura forza magica. Durante il percorso, Xansha stuzzica in ogni modo Rydkssu, accarezzandolo nelle parti intime e sfregando i suoi grandi seni sul collo. Il Githzerai è al limite. Cerca di concentrarsi sulla strada e sulla cavalcata, ma la situazione diventa sempre più esplosiva per lui.
Raggiunta la locanda, Rydkssu, visibilmente imbarazzato, è l’ultimo ad entrare. Si siedono al loro solito tavolo appartato e inizia un gioco di sguardi scrutatori. Xansha accavalla le gambe in modo provocante, mostrando per un breve istante in modo inequivocabile le sue parti intime, e sorride. Mika si alza, prende Ivid e si allontana dal tavolo senza dire una parola, uscendo dalla locanda. Rydkssu è ancora visibilmente scosso dalla cavalcata. Killian ha le braccia incrociate e fissa il volto della donna con uno sguardo austero, senza mai abbassare gli occhi sul suo corpo, dimostrando di non cedere alle sue continue provocazioni sessuali. Kay è irrequieto e frustrato. Come seduttore, si sente in qualche modo sfruttato da questa intrigante creatura per via della notte precedente. Ulnar la osserva con un certo piacere. Sebbene ormai privo di certe emozioni e sensazioni da anni, questa donna ha il potere di risvegliare in lui certi ricordi che lo stimolano positivamente. Prende la parola e rompe il silenzio.
“Questa notte entreremo nelle fogne della città per cercare le segrete. Abbiamo un potente alleato la sotto a cui consegneremo una potente reliquia. In cambio, ci aiuterà a parlare con il Warduke e ci permetterà di liberare Elanor. Abbiamo bisogno del tuo aiuto laggiù. Ora dì cosa desideri in cambio.”
Lei sembra infastidita. Probabilmente il fatto di non sapere nulla di questo potente alleato, tantomeno della reliquia di cui parla il guerriero, rende meno solide le sue certezze sul controllo del gruppo. Sembrerebbe che non sia riuscita a ottenere tutto quello che desiderava sapere dall’elfo la notte scorsa.
“Bene, Ulnar,” risponde lei cercando di non mostrare debolezze. “Quello che voglio è che mi procuriate qualcosa. Si tratta di un oggetto molto importante per me. Ne esistono solo tre. Uno appartiene ad Althea, uno ad Halga, la regnante di Izlen, anch’essa un’alta sacerdotessa di Iuz e membro della Boneheart Maggiore, e l’ultimo è nelle mani di quello che è considerato il più misterioso e grande ladro delle Flanaess, ‘The Shadow’, che ha sottratto quello che apparteneva al Signore del Dolore stesso. Sono certa che si trovi ancora a Dorakaa. Tu, Kay Demon, sono sicura che sai di chi sto parlando, almeno per fama.”
“Di che oggetto si tratta?” chiede Kay, cercando di non mostrarsi sorpreso dal sentire quel nome.
“Un potente artefatto. Un Ebon Skull. Appare come un teschio umanoide nero, con scintillanti rubini incastonati nelle cavità degli occhi,” risponde Xansha.
“Sembra quello che hai nella tua carrozza,” gli dice Kay con un sorriso malizioso.
“Sei sveglio, Kay Demon. Altrimenti non saresti diventato ciò che sei. Quello è una replica, un falso. Ti servirà per sostituire l’originale, una volta che l’avrai sottratto al tuo rivale. Ti sconsiglio di provare a rubare quelli di Althea o di Halga dalle loro stanze nella Cittadella della Boneheart. Sono inaccessibili. Soprattutto dopo quanto accaduto a quello di Iuz,” continua la maga.
Kay riflette qualche istante sulle sue parole, poi riprende: “Bene. Questa notte scenderemo sotto la città per la nostra missione e una volta completata, recupererò il teschio da questo autoproclamato miglior ladro del mondo, e te lo consegnerò.”
“Prima il teschio, poi la vostra gita nelle fogne,” replica lei immediatamente.
“Ancora non ti fidi? Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme,” le dice Kay in tono ironico.
“Puoi fidarti. Non possiamo certo sparire nel nulla. E se non rispettassimo il patto, con tutto quello che sai di noi, avresti modo di intervenire in ogni modo possibile. Siamo nella tua città. In questa città. Siamo nelle tue mani,” interviene Ulnar.
“Dato che sai chi siamo, saprai anche uno Shieldlander rispetta sempre la parola data. Questa è la mia parola data,” si inserisce Killian nel dialogo.
Le parole del cavaliere sono la rassicurazione finale per Xansha. In fondo, si era avvicinata a loro proprio perché uno dei teschi sulla strada per Dorakaa aveva urlato al passaggio di Killian. E quei teschi urlano solo quando individuano qualcuno dal cuore puro. Una cosa più unica che rara in quei luoghi.
Xansha si alza in piedi, si sistema l’attilattissimo vestito e allunga la mano verso il cavaliere. “Questa notte, quando tutta la città sarà riunita al quartiere del Muro per vedere chi si aggiudicherà l’Ascia di Istrus, agiremo.” Detto ciò, passa nuovamente le mani sull’abito succinto che mette in bella mostra tutte le sue forme e si dirige verso l’uscita della locanda.
Mika rientra con Ivid non appena lei se ne va e si siede al tavolo con i compagni.
“È andata via a piedi da sola, senza la sua carrozza,” dice lo sciamano al gruppo.
“Quando parlava dell’asta di questa notte per l’Ascia, sembrava molto nervosa, anche se cercava di nasconderlo,” dice Kay.