L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 8 Harvester 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Trentasettesima Sessione di Gioco

Un pungente odore di putredine emana da quell’uomo. Kay, con rapidi movimenti, si assicura che nessuno li stia seguendo. Sembra tutto tranquillo. Lo strano individuo, con la sua voce gracchiante, li invita ad entrare in taverna. Superata la porta d’ingresso, notano un imponente mezz’orco che li osserva da una posizione eretta. È una specie di buttafuori che il giorno precedente non avevano visto in quel locale. Lo strano individuo si rimette il cappuccio sulla testa ed entra in taverna seguendo il gruppo. Kay si dirige verso le scale che conducono al piano superiore, desideroso di condurre l’uomo nella sua stanza, che sa essere sicura perché l’ha ripulita e protetta con trappole e segnali invisibili agli altri. “Seguici,” dice l’elfo all’uomo. Una volta entrati nella stanza, Kay getta uno sguardo rapido all’interno e chiude la porta a chiave. “Ora, tutti facciamo silenzio,” sussurra ai compagni. Dopo aver ottenuto quello che ha richiesto, concentra la sua attenzione, aguzzando le orecchie appuntite. “Siamo soli, nessuno ci ascolta,” afferma dopo qualche istante. Terminati i preparativi, tutti si concentrano sull’ individuo che, nel frattempo, ha nuovamente abbassato il cappuccio. Adesso che lo vedono da vicino, la sua inquietante presenza si manifesta con chiarezza: sembra un cadavere dagli occhi brulicanti di follia.
Passa lo sguardo su ciascuno di loro, poi sentenzia con la sua voce gracchiante: “Il mio Signore dice che dovete liberare il suo Campione. Dice che state perdendo tempo.”
“È difficile,” risponde Kay. “Non abbiamo indizi e la città è profondamente ostile.”
“Sono qui su mandato del mio Signore, per aiutarvi. Abbiamo un nostro uomo nelle prigioni. Una volta trovato, dategli questo e lui vi condurrà al Campione,” così dicendo, l’uomo appoggia un borsello sul tavolo. “Qui dentro c’è una sacra reliquia. Un lembo del mantello del nostro Signore della Morte, del Portatore di Oscurità, del Mietitore,” dice l’uomo con una voce che trasuda fanatica frenesia, mentre i suoi occhi pallidi si inumidiscono.
Ulnar allunga la mano verso il borsello e lo apre. All’interno, vede uno straccetto consunto. Lo afferra e immediatamente sente una scarica elettrica. La sua mente viene invasa da immagini piene di dolore. Il suo corpo risente delle stesse sensazioni che provava quando si trovava sulla lastra di pietra di Meredoth, vittima dei suoi esperimenti anatomici. Gridando, lascia cadere il lembo di stoffa sul tavolo, cade dalla sedia e si inginocchia a terra. Sta per perdere il controllo. Ricordi così vividi e sensazioni così reali lo stanno riportando in uno stato di follia. Si contorce sul pavimento, urlando e stringendo i denti fino quasi a frantumarli. Rydkssu e Mika cercano di calmarlo. Le parole e il conforto del fratello e del fratello per patto di sangue sembrano avere l’effetto sperato sul guerriero.
Kay punta Skyblade alla gola del fanatico, premendo con la lama acuminata sulla pelle marcia fino a farlo sanguinare. Il folle sembra eccitato da tutto questo e inizia a spingere il collo verso il pugnale, che penetra nelle sue carni. Prima che il pazzo si auto recida la carotide, Kay ritira la mano con Skyblade.
Killian è molto teso e guarda il folle con gli occhi iniettati di sangue. Prima che la situazione degeneri, Rydkssu prende in mano il lembo di stoffa. Ha immediatamente una convulsione. Kay prova a farglielo mollare, ma il fanatico gracchia di lasciarlo stare. Dopo pochi istanti, il Githzerai si calma. È sudato come ad un risveglio improvviso da un incubo. Rassicura i compagni e mette con delicatezza la pericolosa reliquia in una tasca della sua cintura.
“Lo terrò io,” dice con voce sicura, guardando un visibilmente preoccupato Ulnar.
L’uomo nel frattempo sembra in estasi. “Bene, bene. L’accesso alle prigioni e alle fogne della città. Una volta là sotto, cercate il Guardiano delle Catene. Quando lo troverete, consegnategli il sacro dono del Nemico di Ogni Bene. Siete fortunati ad essere i prescelti dal mio Signore per questa impresa divina. Là sotto, il caos regna sovrano. Tutto si mescola…” sembra ansimare di piacere mentre parla. Il dialogo diventa incomprensibile e surreale.
“Anche la procreatrice si trova là sotto?” lo interrompe Ulnar.
“Non siamo interessati all’utero di un elfa,” risponde schifato.
Ulnar gli dà uno schiaffo che lo scaraventa a terra dalla sedia. Si alza e lo prende a calci fino a buttarlo fuori dalla stanza. L’uomo si alza malconcio nel corridoio antistante, estrae un coltello e si incide le carni. Una luce oscura gli contorna la forma del corpo. È un essere abominevole, più simile ad un non morto che a un umano. Non appena termina il suo rituale, si rialza, indossa una maschera anti-miasmi e si allontana verso le scale.
Decidono di riposare qualche ora prima di affrontare ciò che li aspetta. Ulnar, nel frattempo, ne approfitta per dare un’occhiata in giro. Vede manifesti che pubblicizzano una partita di cruneraw nei campi dell’agonia. Altri manifesti indicano il programma delle aste:

9 Sunday: Ascia di Istrus e presentazione della Procreatrice
10 Moonday: Aste di schiavi e gromak
11 Godsday: Festa in onore del Nostro Signore del Dolore, Sua Profana Eminenza, IUZ
12 Waterday: Grande asta per la Procreatrice
13 Earthday: Cerimonia di chiusura

Dopo poche ore di riposo, si ritrovano nella sala principale della taverna. Non si è ancora udito il secondo rintocco, quello di mezzogiorno. Kay e Rydkssu sono affamati e ordinano uno stufato di cervo. Ulnar racconta dei manifesti. Il gruppo si riunisce intorno al tavolo, con finalmente davanti cibo e bevande di ottimo livello, e inizia a pianificare come muoversi, ricapitolando tutte le informazioni raccolte nelle ultime convulse ore.
Rydkssu propone di coinvolgere e chiedere aiuto a Xansha. Alcuni di loro non sono d’accordo. Kay non si fida, Killian è scettico. Tuttavia, il Githzerai sembra piuttosto convinto. Con un ragionamento logico e lineare sul succedersi degli accadimenti, tutti non possono che dargli ragione. Alla fine, prevale la sua linea.
“Se ci avesse voluto tradire, l’avrebbe già potuto fare molte volte. Invece, ci ha sempre protetto. È evidente che ha bisogno di noi per le sue mire. Ryd ha ragione. Dobbiamo fidarci e usarla allo stesso modo in cui lei vuole usare noi. Non abbiamo nulla da perdere. Inoltre, dopo questa notte, sa tutto di noi”, sentenzia Mika, pur con qualche difficoltà. Il nomade odia questo genere di cose. Le ha sempre odiate. Ma sapeva bene che entrando in questa maledetta città, tutto ciò che detesta di più in questo mondo sarebbe diventato parte costante delle sue giornate.
“Gli chiederemo, in cambio del nostro aiuto per i suoi scopi, di darci una mano per trovare e liberare Elanor dalle prigioni sotto la città. Questo sarà il patto di scambio di favori reciproco che rassicurerà entrambi”, dice Ulnar.
“Bene, ma dove si trova ora? Non ho visto la sua carrozza fuori dalla taverna”, interviene Kay.
“Andiamo a cercarla. Inizierei proprio dalla casa di ieri notte”, ancora Ulnar.
Prendono in affitto dei cavalli presso una stazione di posta vicino alla Locanda del Lago. Arrivati nelle vicinanze della lussuosa abitazione, notano un grande movimento. Un gigante delle colline viene trascinato fuori dalla casa privo di sensi, forse morto. Varie persone stanno discutendo su quanto accaduto la sera precedente: porte divelte e una scia di cadaveri ai piani inferiori. Decidono che è meglio spostarsi per non destare sospetti. Inoltre, di Xansha non c’è traccia. Dopo pochi metri, vengono fermati e circondati da una pattuglia di una trentina di soldati. Si tratta di una miscela di demoni e orchi, che indossano le insegne della Black Death. Un ufficiale si fa avanti, un umano dall’aspetto. “Fermatevi e scendete dai cavalli”, intima con una voce che nulla ha di umano.
In quel breve istante in cui ognuno di loro elabora pensieri di ogni tipo, Xansha appare quasi dal nulla. È vestita e truccata in modo provocante oltre ogni limite. Si getta tra le braccia di Kay. “Finalmente siete arrivati, vi stavo aspettando”, dice a voce alta. Poi, rivolta all’ufficiale, aggiunge: “C’è qualche problema, Signore? Sono con me.” Mentre pronuncia queste parole, scende dal cavallo di Kay e sale su quello di Rydkssu, levitando senza toccare terra. L’ufficiale annuisce e la pattuglia si apre per lasciarli passare. “Seguite me e il fratellino, torniamo alla Locanda del Lago. Abbiamo molto di cui parlare, birbanti”, dice rivolta al gruppo. Poi infila le mani nelle parti intime di Rydkssu. Dietro al gruppo, la carrozza della maga li segue senza conducente né traino, animata da pura forza magica. Durante il percorso, Xansha stuzzica in ogni modo Rydkssu, accarezzandolo nelle parti intime e sfregando i suoi grandi seni sul collo. Il Githzerai è al limite. Cerca di concentrarsi sulla strada e sulla cavalcata, ma la situazione diventa sempre più esplosiva per lui.
Raggiunta la locanda, Rydkssu, visibilmente imbarazzato, è l’ultimo ad entrare. Si siedono al loro solito tavolo appartato e inizia un gioco di sguardi scrutatori. Xansha accavalla le gambe in modo provocante, mostrando per un breve istante in modo inequivocabile le sue parti intime, e sorride. Mika si alza, prende Ivid e si allontana dal tavolo senza dire una parola, uscendo dalla locanda. Rydkssu è ancora visibilmente scosso dalla cavalcata. Killian ha le braccia incrociate e fissa il volto della donna con uno sguardo austero, senza mai abbassare gli occhi sul suo corpo, dimostrando di non cedere alle sue continue provocazioni sessuali. Kay è irrequieto e frustrato. Come seduttore, si sente in qualche modo sfruttato da questa intrigante creatura per via della notte precedente. Ulnar la osserva con un certo piacere. Sebbene ormai privo di certe emozioni e sensazioni da anni, questa donna ha il potere di risvegliare in lui certi ricordi che lo stimolano positivamente. Prende la parola e rompe il silenzio.
“Questa notte entreremo nelle fogne della città per cercare le segrete. Abbiamo un potente alleato la sotto a cui consegneremo una potente reliquia. In cambio, ci aiuterà a parlare con il Warduke e ci permetterà di liberare Elanor. Abbiamo bisogno del tuo aiuto laggiù. Ora dì cosa desideri in cambio.”
Lei sembra infastidita. Probabilmente il fatto di non sapere nulla di questo potente alleato, tantomeno della reliquia di cui parla il guerriero, rende meno solide le sue certezze sul controllo del gruppo. Sembrerebbe che non sia riuscita a ottenere tutto quello che desiderava sapere dall’elfo la notte scorsa.
“Bene, Ulnar,” risponde lei cercando di non mostrare debolezze. “Quello che voglio è che mi procuriate qualcosa. Si tratta di un oggetto molto importante per me. Ne esistono solo tre. Uno appartiene ad Althea, uno ad Halga, la regnante di Izlen, anch’essa un’alta sacerdotessa di Iuz e membro della Boneheart Maggiore, e l’ultimo è nelle mani di quello che è considerato il più misterioso e grande ladro delle Flanaess, ‘The Shadow’, che ha sottratto quello che apparteneva al Signore del Dolore stesso. Sono certa che si trovi ancora a Dorakaa. Tu, Kay Demon, sono sicura che sai di chi sto parlando, almeno per fama.”
“Di che oggetto si tratta?” chiede Kay, cercando di non mostrarsi sorpreso dal sentire quel nome.
“Un potente artefatto. Un Ebon Skull. Appare come un teschio umanoide nero, con scintillanti rubini incastonati nelle cavità degli occhi,” risponde Xansha.
“Sembra quello che hai nella tua carrozza,” gli dice Kay con un sorriso malizioso.
“Sei sveglio, Kay Demon. Altrimenti non saresti diventato ciò che sei. Quello è una replica, un falso. Ti servirà per sostituire l’originale, una volta che l’avrai sottratto al tuo rivale. Ti sconsiglio di provare a rubare quelli di Althea o di Halga dalle loro stanze nella Cittadella della Boneheart. Sono inaccessibili. Soprattutto dopo quanto accaduto a quello di Iuz,” continua la maga.
Kay riflette qualche istante sulle sue parole, poi riprende: “Bene. Questa notte scenderemo sotto la città per la nostra missione e una volta completata, recupererò il teschio da questo autoproclamato miglior ladro del mondo, e te lo consegnerò.”
“Prima il teschio, poi la vostra gita nelle fogne,” replica lei immediatamente.
“Ancora non ti fidi? Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme,” le dice Kay in tono ironico.
“Puoi fidarti. Non possiamo certo sparire nel nulla. E se non rispettassimo il patto, con tutto quello che sai di noi, avresti modo di intervenire in ogni modo possibile. Siamo nella tua città. In questa città. Siamo nelle tue mani,” interviene Ulnar.
“Dato che sai chi siamo, saprai anche uno Shieldlander rispetta sempre la parola data. Questa è la mia parola data,” si inserisce Killian nel dialogo.
Le parole del cavaliere sono la rassicurazione finale per Xansha. In fondo, si era avvicinata a loro proprio perché uno dei teschi sulla strada per Dorakaa aveva urlato al passaggio di Killian. E quei teschi urlano solo quando individuano qualcuno dal cuore puro. Una cosa più unica che rara in quei luoghi.
Xansha si alza in piedi, si sistema l’attilattissimo vestito e allunga la mano verso il cavaliere. “Questa notte, quando tutta la città sarà riunita al quartiere del Muro per vedere chi si aggiudicherà l’Ascia di Istrus, agiremo.” Detto ciò, passa nuovamente le mani sull’abito succinto che mette in bella mostra tutte le sue forme e si dirige verso l’uscita della locanda.
Mika rientra con Ivid non appena lei se ne va e si siede al tavolo con i compagni.
“È andata via a piedi da sola, senza la sua carrozza,” dice lo sciamano al gruppo.
“Quando parlava dell’asta di questa notte per l’Ascia, sembrava molto nervosa, anche se cercava di nasconderlo,” dice Kay.

Simbolo sacro di Nerull. Dio della Morte. Il Mietitore, Il Nemico di ogni Bene, Il Portatore dell’Oscurità, ll Nemico della Vita, Il Re di tutte le Tenebre
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L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 8 Harvester 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Trentaseiesima Sessione di Gioco

Ulnar, Mika e Killian decidono di entrare nella casa. Sono ore che attendono e dei due compagni non si vede traccia. Ulnar fissa il cavaliere e lo sciamano e gli dice: “Siete pronti ad entrare là dentro? Vedrete cose che vi daranno molto fastidio. Inoltre, credo che la casa sia pervasa da fumi e droghe.”
“Sono pronto per entrambe le cose”, gli risponde Killian.
“Anch’io, fratello”, dice con tono impaziente lo sciamano.
Ivid invece sembra soffrire parecchio l’aria satura di droghe e fumi. Killian gli fa indossare una collana di adattamento. L’animale, non appena l’oggetto si chiude intorno al collo, sembra finalmente in salute. Terminati i preparativi varcano la porta d’ingresso dell’abitazione.
Il palazzo è particolarmente lussureggiante e sfarzoso. Lo stile è baklunish, con decorazioni e ricami sui molti drappeggi a forme morbide, che terminano nel disegno di una picca invertita. Il fumo e i vapori degli incensi psicotropi sono talmente densi che creano una nebbiolina colorata nell’aria.
Killian e Ulnar sono davanti, mentre Mika copre loro le spalle da spiacevoli sorprese mentre avanzano in questo ambiente surreale e ovattato. Superata la stanza d’’ingresso, inizia il delirio. Lo spettacolo è oltre l’osceno. Ogni angolo è invaso da scene di sesso, in modi talmente perversi che nessuna mente di questo mondo potrebbe concepire. Il macabro e il grottesco si mescolano alle più assurde pratiche sessuali. Killian e Mika cercano di evitare il più possibile di incrociare i loro sguardo su queste scene oltre ad ogni follia. Ulnar è totalmente insensibile. Durante i viaggi planari degli ultimi tredici anni, come servitore del suo maledetto padrone Crymson, non ha fatto altro che vedere e vivere ogni genere di violenza e le forme più assurde di perversione. L’abisso è un luogo al di là di ogni immaginazione e incubo terrestre. È un posto di pura follia e male, talmente estremo che nessuna mente umana può sopportare.
Killian richiama l’attenzione di Ulnar: “Guarda, in quella stanza.” Il guerriero stringe gli occhi per focalizzare la sua infravisione tra i fumi e le luci soffuse nell’aria. Nella direzione indicata dal cavaliere, vede suo fratello completamente nudo nel bel mezzo di un groviglio di corpi maschili e femminili delle più svariate razze che popolano questo mondo e non solo. Ulnar si muove rapidamente verso di lui, spostando e calpestando i corpi intenti nelle più svariate pratiche sessuali. Quando lo raggiunge, lo solleva, strappandolo letteralmente dalle braccia e dal sesso dei suoi partner. Rydkssu è totalmente fuori di sé, tanto da non riconoscere il fratello.
“Devi riprendere le tue cose, dobbiamo andarcene!” gli urla Ulnar, scuotendolo. Le risposte non arrivano. Il guerriero si rivolge a Mika e gli chiede di cercare di farlo riprendere con qualche erba, per poi fargli recuperare il suo equipaggiamento. Nel frattempo, lui e Killian proseguiranno per cercare Kay. Ulnar nota che il cavaliere ha un segno sanguinante sul volto. “Va tutto bene, Killian?” gli domanda preoccupato. Il cavaliere risponde in modo secco e serafico: “Sì, procediamo.” È evidente che si è autoinflitto quella ferita per placarsi e sopportare l’ambiente in cui si trovano.
I due procedono spediti nell’esplorazione della dimora. Incrociano un sacerdote di Iuz che li osserva sorridente. Proseguono fino ad arrivare a una porta chiusa, sorvegliata da due creature dall’aspetto demoniaco. Queste creature hanno corpi d’ebano e occhi rossi.
“Spostatevi e lasciateci entrare. Stiamo cercando la nostra signora, Lady Xansha,” intima Ulnar mentre avanza verso di loro. Le creature non sembrano intimorite e mettono mano alle spade. Killian e Ulnar sono talmente rapidi nella reazione che i demoni non fanno in tempo a sguainare le armi, che vengono sventrati dai due spadaccini. Senza perdere tempo, prendono le chiavi dai corpi dei demoni, che svaniscono poco dopo verso l’Abisso, e aprono la porta con una di esse.
Scendono una scala a chiocciola e si ritrovano di fronte a un’altra porta chiusa. Armeggiano con il mazzo di chiavi, dopo qualche tentativo, trovano quella che combacia con il foro. Prima che Ulnar giri la chiave facendo scattare il meccanismo, Killian lo blocca e gli dice di ascoltare. Oltre la porta si sentono rumori di passi. Ulnar aspetta che i passi si avvicinino alla porta, quindi gira velocemente la chiave e apre la porta con forza, scaraventando a terra gli individui dalla parte opposta. Si tratta di altri due demoni simili a quelli appena incontrati. In pochi istanti, i due combattenti hanno la meglio su entrambi, che, come i precedenti, svaniscono una volta abbattuti.
La stanza è chiusa da una grata, dietro la quale si trovano due orchi. Aprono facilmente la grata con la forza bruta combinata ed eliminano le creature con pochi colpi di spada. Mentre proseguono nel loro cammino di morte, vengono raggiunti da Mika e Rydkssu. Il githzerai sembra ristabilito e cosciente.
I quattro si ritrovano in una stanza piena di porte di legno rinforzato. Su ognuna di esse, si apre una piccola cella. Guardando attraverso lo spioncino di una di queste, Ulnar vede all’interno donne seminude con sguardi spenti e vuoti. Sembra che siano state lobotomizzate. L’orrore aumenta e si fa sempre più profondo. Evitando di dire a Killian cosa contengono le celle, Ulnar impreca e dice: “Dietro queste porte non c’è nulla, andiamo verso quella strana.” Fortunatamente, il cavaliere non fa domande e si dirige verso la porta indicata dal guerriero. Si tratta di un blocco unico senza serratura. Ulnar guarda suo fratello, che immediatamente si mette all’opera. Pronuncia alcune parole arcane e la porta si apre davanti a lui. Proseguono mentre l’ambiente diventa sempre più spartano rispetto al lusso del palazzo che hanno attraversato. Superano altre porte di legno rinforzato fino a quando non arrivano di fronte a una porta in acciaio cromato argenteo con decorazioni magiche. Sembrano antiche rune flan. Nella stanza ci sono vasche d’acqua scavate nella roccia. La stanza, di nuovo in linea con la bellezza e lo sfarzo degli ambienti precedenti, presenta pareti rivestite di quarzi e le acque emanano invitanti fumi di vapore. Si tratta di acque termali. Davanti alla porta argentea vedono un glifo a terra. Mika esamina se ci sono impronte nella stanza e trova segni di trascinamento che portano direttamente verso la porta protetta. Rydkssu inizia un rituale nel tentativo di aprire magicamente la porta e disinnescare le protezioni arcane su di essa. Interrompe l’incantesimo gridando stizzito: “È troppo potente per me”. A quel punto, Ulnar, Killian e Mika, non vedendo alternative, superano il glifo e, combinando la loro forza prodigiosa, iniziano a spingere la porta. Scariche elettriche dal glifo e dalla porta stessa li colpiscono ripetutamente. Le scariche li stimolano a spingere con maggiore forza, esercitando una pressione così violenta da rompere i cardini dal muro. La porta crolla a terra senza più sostegni, creando un rumoroso tonfo. Nella stanza, vedono Xansha seduta su una sedia pregiata che li guarda sorpresa. Kay è nudo, senza più il suo travestimento, sdraiato su un letto. Sembra essere in balia degli incantesimi manipolatori della strega. Killian afferra un vaso e lo lancia verso la donna nel tentativo di distrarla. Ulnar e Mika cercano di balzare su di lei, ma la donna riesce a schivare il vaso lanciato dal cavaliere e anticipa i due nomadi lanciando un incantesimo che crea una grossa mano fluttuante, che si frappone tra lei e i tre guerrieri, impedendo loro di avvicinarsi.
Con la sua solita voce vellutata, si rivolge ai tre. “Finalmente ho scoperto chi siete veramente. I vostri travestimenti li avevo già smascherati, ma non riuscivo ad andare oltre. Ora so tutto, e possiamo giocare ad armi pari”. Fa un breve pausa e prosegue concludendo: “Compagnia del drago nero”.
Ulnar, dopo una prima fase di rabbia, capisce che deve parlamentare.
“Non dovevi fare questo. Siamo dalla stessa parte,” gli dice Ulnar.
“Oh, sì che dovevo. Il vostro gioco è pericoloso quanto il mio in questa città. Avevo bisogno di capire se possiamo stare dalla stessa parte fino alla fine, senza tradimenti improvvisi,” risponde la maga.
“Ora lo sai. Togli quell’incantesimo e dicci di più su di te e su cosa vuoi ottenere, in modo che possiamo stringere un patto reciproco che garantisca entrambi,” gli dice Ulnar.
Kay si risveglia dall’incantesimo e, vedendo la scena, si lancia contro la maga. Lei svanisce nel nulla prima che l’elfo riesca a colpirla. Ulnar calma l’amico e urla alla donna di tornare.
“Certo, Ulnar, ma tieni a bada il tuo amico Kay Demon del Faerûn. Non capisco cosa non gli sia piaciuto del mio trattamento. Sono stata molto dolce e brava con lui in quel letto, sotto tutti i punti di vista,” si sente dalla voce della donna mentre riappare davanti a Ulnar.
“Ora possiamo parlare e comportarci da amici,” dice lei, strappando dal collo il medaglione di protezione che aveva dato a Ulnar e mettendogliene un altro delicatamente intorno al collo. “Questo è vero e funziona, quello precedente mi serviva per capire dove vi trovavate in ogni momento,” prosegue ridendo.
Ulnar, appena realizza quello che ha detto la donna, sta per scoppiare. Significa che Meredoth ha potuto individuarlo fino a quel momento. Si placa e capisce che ci sono altre priorità.
“Va bene, inizia a parlare,” le dice il guerriero.
Lei gli dice che sta cercando di entrare nella Boneheart. Vuole diventare uno dei membri dell’Inner Circle di Iuz e per farlo ha bisogno di un piano e di amici potenti. Ulnar gli conferma che invece loro sono in città perché devono parlare con il Warduke.
“Sarà difficile, mio triste guerriero. Il vostro terribile prigioniero si trova sotto la custodia diretta di Althea, il braccio destro di Iuz stesso,” gli dice Xansha.
“Vedremo. Dobbiamo trovare un modo insieme, dato che siamo amici e alleati ora,” gli risponde Ulnar.
“Ora basta. Avremo modo di parlare di tutti i dettagli che ci interessano domani. Ora andiamo ai mercati. Ci sono aste importanti che stanno per essere battute questa sera. Sicuramente vedremo i notabili della città presenti. Forse persino Althea stessa. Muoviamoci prima che inizino.
Domani dovrò anche occuparmi del massacro che avete combinato qui dentro voi due,” continua la maga, indicando Killian e Ulnar. “Fortuna che ho amici in questa città.” Così dicendo, si incammina verso la porta e fa cenno al gruppo di seguirla fuori dalla casa.
Una volta all’esterno, si muovono tra le vie della città verso il quartiere del Muro, dove si tengono le aste. Quando arrivano nel luogo, la grande piazza è animata di gente. È già passata qualche ora dalla mezzanotte, e il silenzio cala improvviso. La folla si apre al centro della piazza mentre una scia di soldati marcia verso il palco. Gli sfortunati tra il pubblico che non riescono a spostarsi in tempo vengono calpestati e uccisi dall’imponente avanzata marziale di uomini, orchi e creature demoniache. Si tratta della Legion of the Black Death, il corpo d’elite dell’esercito di Iuz. Alla loro testa c’è il generale Sindol, un grosso Baron cambion muscoloso, dalla pelle olivastra, occhi rossi lucenti e braccia solcate di vene. Sindol è uno dei più fidati servitori di Iuz, legato a lui da patti demoniaci reciproci. Una volta che i soldati hanno aperto il passaggio verso il palco, il corteo prosegue. Donne dalle ali di pipistrello con occhi fiammeggianti circondano sacerdoti con tuniche nere adornate da teschi. Poco dopo, appare una donna che somiglia a Lady Xansha, ma più magra, con un volto di bellezza sprezzante e glaciale. È Althea, l’Alta Sacerdotessa di Iuz. I suoi capelli scuri e il lungo e semplice vestito nero mettono in risalto la bellezza dei suoi perfidi occhi verdi. Avanza fluttuando nell’aria, mentre succubi la seguono tenendo i bordi del suo vestito. Seguono altri membri della Greater e della Lesser Boneheart che Ulnar non conosce, mentre Killian sembra riconoscerli tutti. Xansha ha uno sguardo preoccupato e pare meno spavalda del solito.
Althea sale sul grande palco con il suo seguito e si rivolge al pubblico con un discorso di apertura, inizialmente in lingua abissale, poi in orchesco e infine in comune. È glaciale ed educata durante il suo discorso. La cerimonia si conclude con l’annuncio che si aspetta una feroce competizione per oggetti preziosi. Althea alza le braccia al cielo e scariche di fulmini partono dalle sue mani, colpendo creature volanti e qualche sfortunato tra il pubblico. La folla esplode in un tripudio di acclamazioni trivali. Nel frastuono delle urla della folla, Althea lascia il palco e altre due personalità della Boneheart prendono il suo posto.
Mentre la cerimonia di inaugurazione prosegue, con teschi e cadaveri esibiti sul Muro del Destino, la compagnia decide di agire. Approfittando del fatto che l’intera città e le sue personalità sono riunite in questo luogo, ritengono che sia il momento opportuno per onorare la promessa fatta ai Draghi delle Nebbie che li hanno aiutati: sabotare la flotta di Iuz ormeggiata al porto di Dorakaa sul Lago Whyestil. Cercando di muoversi discretamente, si dirigono verso il porto. Una volta arrivati, Ulnar inizia ad esaminare le navi da una distanza ragionevole. Si tratta effettivamente di una piccola flotta di meno di trenta galee, che l’ex ammiraglio valuta senza difficoltà, dopo una prima occhiata, come di scarsa qualità. Per un breve istante, alla mente del guerriero ritornano i gloriosi trascorsi al comando dell’intera forza marina della Lordship of the Isles. Quando guidava la Duxchan Armada, seminava il caos lungo le coste dei principati del Great Kingdom e delle isole dei Sea Barons. Un sorriso gli si stampa sul volto, ma viene subito offuscato dal ricordo della maledetta battaglia di Medegia, che pose fine a tutto. Mentre il triste ricordo lo assale, le guardie appena raggiunte lo riportano alla realtà. Sono quattro: due orchi e due mezz’orchi che grugniscono verso il gruppo, chiedendo: “Cosa fate qui?”
Kay, veloce, tira fuori dei dadi e, rivolgendosi ai quattro umanoidi, dice: “Siete pronti a giocare?”
I quattro sembrano eccitati all’idea, ma questa volta sono Mika e Killian a rovinare il piano dell’elfo. Il ranger e il cavaliere sono sempre più vicini al limite di sopportazione che permea di follia e malvagità questo luogo. Colpiscono rapidamente i quattro con pugni precisi, stordendoli, per poi finirli con abili fendenti e nascondere i cadaveri in un grosso ammasso di spazzatura ai lati della strada. Ulnar approfitta della prontezza dei compagni e del campo totalmente libero alle navi per agire rapidamente. Chiede a suo fratello di ripetere quell’incantesimo che, nel bosco non lontano dalle Torri Gemelle di Cerenellyl, gli aveva permesso di muoversi agilmente tra gli alberi, anche in verticale, per affrontare la creatura demoniaca alata chiamata Varrangoing. Rydkssu coglie immediatamente le parole del fratello e, dopo una rapida concentrazione per far affluire la magia nella sua mente, tocca con il dito medio, emanando luccichii frizzanti, il petto di Ulnar. Il guerriero si immerge in acqua e si muove come se camminasse sulla terra. La combinazione della magia di Rydkssu, l’abilità di Ulnar di non dover respirare e le sue conoscenze uniche in campo navale fanno la loro parte. Dopo poco meno di un paio d’ore, il guerriero riemerge con cautela dalle acque. Si avvia verso i compagni, che sta vedendo parlare con altre due guardie, inviate a sostituire i loro quattro colleghi di servizio. Questa volta sono umani. Non trovando i loro colleghi di guardia, si sono diretti verso Kay e gli altri per fare domande. L’elfo, tuttavia, prende in mano la situazione e inizia a intrattenerli, senza interventi violenti da parte dei compagni, e sembra raccogliere informazioni da loro. Appena Ulnar li raggiunge, l’elfo tende un grosso sacchetto di monete ai due, che sembrano particolarmente attratti dalle capacità persuasive di Kay, e suggerisce loro di lasciare la città e di godersi una vita migliore grazie al denaro offerto, dirigendosi verso sud. Dopo aver controllato accuratamente il contenuto del sacchetto, sembrano annuire e sorridere.
Ormai la notte è trascorsa e, nonostante il cielo di queste terre non conosca il sole e il suo azzurro, l’alba inizia a illuminare l’orizzonte.
Nel percorso di ritorno verso la taverna, Ulnar racconta ai compagni ciò che ha fatto alle navi: “Nel giro di qualche tempo, inizieranno a sprofondare lentamente, quasi impercettibilmente, per poi accelerare improvvisamente e affondare rapidamente in modo irrimediabile. Ho creato numerose aperture nei punti critici delle chiglie, che se non riparate prima che l’acqua inizi ad entrare, diventeranno voragini che comprometteranno definitivamente l’integrità strutturale delle imbarcazioni. È un trucco che ho imparato dai pirati di Dullstrand quando conquistai quella città.”
Giunti vicino alla taverna, dalla parete del cortile fa capolino la testa di una figura incappucciata che si rivolge a loro con un sussurro: “Ehi”. Appena si voltano verso di lui, l’uomo abbassa il cappuccio, rivelando un cranio rasato e ricoperto di cicatrici e scarnificazioni. È completamente glabro e i suoi inquietanti occhi pallidi, colmi di follia fanatica, li fissano mentre pronuncia a bassa voce: “Venite qui, ho un messaggio per voi da parte del Signore della Morte.”

Flotta da guerra dell’Impero di Iuz. Whyestil Lake. Porto di Dorakaa.

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L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 7/8 Harvester 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Trentacinquesima Sessione di Gioco

È metà pomeriggio del giorno 7, quando la compagnia si ritrova nella squallida taverna dove hanno deciso di alloggiare. L’atmosfera è tesa e nessuno parla. Siedono attorno a un tavolo sporco di sangue e resti di cibo andato a male. L’odore è terribile. Ognuno aspetta che qualcun altro rompa il silenzio. Kay e Ulnar si scambiano uno sguardo e si capiscono immediatamente. Nessuno ha trovato nulla nel pomeriggio, né Xansha né indizi.
Nel frattempo, nella taverna ci sono movimenti. Pattuglie di orchi con il volto dipinto di bianco e due babau sono nella piazza di fronte. Un mezz’orco viene trascinato dalla porta della locanda fino dietro al bancone dai guardiani orchi. Gli viene ordinato di gestire il locale.
Mika si alza e si dirige verso di lui. Gli parla in orchesco, indicandogli l’esterno. Il mezz’orco esce dalla taverna barcollando verso il punto indicato dal wegwiur. Qui trova la scena macabra del vecchio locandiere impalato con il cartello appeso al collo. Rientrando, visibilmente scosso, si rivolge al nomade in modo viscido e accondiscendente. “Desiderate che prepari qualcosa da bere e da mangiare per voi e i vostri amici, messere?” Il ranger annuisce solo con la testa e torna al tavolo con i suoi compagni. Pochi istanti dopo, gli stessi orchi che hanno portato il nuovo locandiere entrano con una donna magra e smunta. La trascinano dietro al bancone e comunicano a entrambi, al mezz’orco e alla donna, che sarà l’assistente per gestire la taverna. Il mezz’orco si rivolge immediatamente a lei, lanciandole addosso uno straccio sporco di ogni genere di liquido, intimandole di mettersi al lavoro.
“Assicurati di trattarla bene, perché da ora in avanti noi ti tratteremo come tu tratterai lei!” urla Rydkssu al locandiere coscritto dopo aver assistito alla scena.
“Certo signore, ci mancherebbe,” risponde il nuovo locandiere in modo viscido.
Nel frattempo, la taverna prende vita. Entra un gruppo rumoroso di orchi con il volto dipinto di bianco. Mika, stringendo i pugni, spiega che sono membri della tribù dei bonescrapers. Si nutrono dei midolli dei loro nemici uccisi per assimilarne l’anima. Entra anche un orco dalle dimensioni gigantesche, un capoguerra della tribù. Gli orchi si zittiscono immediatamente. Il capoguerra scruta tutti presenti, posa lo sguardo sul tavolo di Ulnar e dei suoi compagni, poi prosegue con passo massiccio verso il bancone. Fa riempire un grosso bicchiere a forma di teschio e al primo sorso sputa il liquido a terra. In orchesco insulta il locandiere e gli ordina di dargli qualcosa di buono. Tremante, il locandiere inizia a frugare sotto il bancone, aprendo botti in modo convulso.
Dalle scale giungono Killian e Ivid, che si avvicinano con passo deciso al tavolo dei loro compagni. Si ode il terzo rintocco provenire dalla cittadella. Da quando sono arrivati in questa città infernale, hanno capito che i rintocchi scandiscono le parti della giornata, suddividendola in quattro segmenti di sei ore ciascuno: alba, mezzogiorno, fine pomeriggio, mezzanotte.
Ora che sono tutti riuniti di nuovo, iniziano a pianificare la loro prossima mossa. Inizia una sorta di brainstorming, in cui ognuno esprime le proprie idee. Cominciano a mettere insieme le informazioni raccolte durante il viaggio, dalle profezie di Cerenedyl alle parole di Gregor Lukash. Sospettano che l’asta sia in realtà una trappola, un’esca per attirare i nemici di Iuz nella sua città. Emerge l’idea di Kay di spostarsi da quel luogo infruttuoso. Devono elaborare un piano e hanno bisogno di informazioni aggiuntive.
Il quartiere degli stranieri è il posto giusto per raccoglierle,” dice Xansha rivolta all’elfo.
“Potevi dirlo prima e risparmiarci questo spreco di tempo,” risponde l’elfo in modo sarcastico alla donna.
“Non hai nemmeno chiesto, caro,” continua la donna con un tono seducente.
“Andiamo e non perdiamo altro tempo,” tuona Ulnar alzandosi bruscamente in piedi.
Il movimento repentino del guerriero interrompe la conversazione e il gruppo si dirige verso la meta prestabilita. La città è pervasa da un’inquietante frenesia. Con l’arrivo della notte, le strade si riempiono di creature di ogni genere. Demoni, orchi, sacerdoti vestiti di nero, altri che indossano camici bianchi macchiati di sangue. Portano armi affilate e hanno al seguito non morti di vario tipo. Incontrano enormi guerrieri del caos in armature di ossidiana e persino due elfi oscuri. Sono creature mitiche, quasi impossibili da vedere nelle Flanaess. Ad Ulnar e Kay, saltano subito alla mente i due che ha incontrato durante la sua lunga vita: il loro amico Shaundargull, una creatura di una potenza inimmaginabile, e l’elfo oscuro nel gruppo di Molbius, con le sue tattiche diaboliche di combattimento.
L’odore di putrefazione per le strade diventa insopportabile per molti, che si nascondono dietro maschere e fazzoletti per non essere sopraffatti. Nel tragitto, Xansha segue il gruppo appiedato, a bordo della sua strana carrozza a forma di pagoda dai colori nero, rosso e oro, con incisioni demoniache lungo tutta la superficie che, da lontano, sembrano fiori. Si affaccia dalla finestra destra e si rivolge a Ulnar e Kay. “Domani l’asta sarà controllata dai personaggi importanti della città. La Bone Heart sarà presente e forse ci sarà anche Iuz stesso.” Parla dell’Inner Circle del Vecchio, la potente congrega al servizio del Signore del Dolore. Kay e Killian conoscono i membri di questo influente gruppo, che è paragonabile in potenza solo al Circolo degli Otto.
“Portaci in una taverna di alto livello questa volta,” dice Ulnar, “così possiamo iniziare a vedere chi conta in questa città.”
Lei sorride con le sue labbra carnose dipinte di un intenso viola mentre si accarezza il viso in modo sensuale. “Questa notte ti divertirai, guerriero. Ti porterò solo in posti di altissimo livello. Posti che ricorderai per tutta la vita.”
La carrozza si ferma di fronte a un edificio con un’insegna che recita “La Locanda del Lago”. Il gruppo entra nella taverna con Xansha in testa. Il posto è davvero bello, ricorda il Black Dragon. Ci sono molti umani, alcuni mezz’orchi e pochissimi orchi. Vedono anche dei nani seduti a un tavolo. L’odore all’interno è finalmente piacevole. Anche Ulnar sente qualcosa di profondamente diverso da ciò che ha percepito finora. Si siedono a un grande tavolo e subito una cameriera ben vestita si rivolge loro con cortesia. È una Shieldlander. Si emoziona quando Killian la guarda intensamente negli occhi, con benevolenza e compassione. Non dice una parola, ma i suoi occhi diventano luminosi e umidi. Ulnar nota un gruppo di individui incappucciati con abiti e maschere scure. Li indica a Kay. L’elfo capisce immediatamente e si avvicina a loro, fingendo di corteggiare una cameriera che sta servendo al tavolo accanto.
Nel frattempo, Kay osserva attentamente i quattro uomini e cerca di ascoltare la loro conversazione nel trambusto della taverna, ma non riesce a percepire parole chiare e le maschere impediscono la lettura labiale, di cui è un maestro. Tuttavia, riesce a capire, dai movimenti e dai segni sulle mani, che si tratta di quattro assassini professionisti provenienti dalle Scarlet Brotherhood. Stanno discutendo animatamente tra di loro. Nel frattempo, Ulnar si rivolge a Mika e inizia a fare congetture sugli avvenimenti. “E se il Warduke si fosse fatto catturare di proposito per essere qui, amico mio?”
“Non lo so, Ulnar, potrebbe essere. Anche se le forze in campo sono astute da ogni parte del gioco”, risponde lo sciamano.
“E tu, Xansha, cosa ne pensi di questa storia?”, chiede il guerriero, rivolgendosi all’affascinante maga.
“So solo che catturarlo è stato un massacro per le schiere di Iuz. Sono morti a centinaia e sia i membri della bone heart maggiore, che di quella minore, sono stati coinvolte. Parliamo di un essere terribile, non inferiore agli stessi dei”, risponde con tono cupo e dimesso. “Questa sera ci sarà un torneo di Cruneraw”, continua quasi a voler cambiare argomento. “Oppure ci sono interessanti opportunità di divertimento ai tetti di giada, a casa di un caro amico.” Sembra che abbia recuperato il suo solito modo di fare, una miscela di sensualità prorompente e arroganza. “Inoltre, ho scoperto oggi che all’asta di domani ci sarà anche un’ascia che gli orchi considerano appartenente ad uno dei loro impronunciabili dei, mentre altri la considerano un frammento della falce di Nerull”.
Ulnar riflette sulle parole della donna. Loro avevano trovato la chiave per aprire il luogo che conteneva questo oggetto e l’avevano consegnata a Calandryen di Timeless Tree. Tre ipotesi balzano subito alla mente del guerriero. O hanno recuperato l’oggetto senza la chiave di accesso, o è successo qualcosa di incredibile nella Vesve Forest, oppure non si tratta dello stesso oggetto.
Kay torna al tavolo e descrive nel dettaglio ciò che ha visto, dicendo che i quattro scarlatti stanno per compiere qualche azione e che è il momento di agire.
Lady Xansha si nasconde dietro la massiccia figura di Killian, pronunciando frasi arcane e gesticolando per preparare un incantesimo. Nel frattempo, Ulnar e Kay si alzano e si dirigono verso il bancone. Mika, Killian e Ryd scambiano uno sguardo di intesa con il guerriero e l’elfo, pronti a entrare in azione al minimo segnale. Nel frattempo, il cavaliere interroga lo spirito della sua spada per identificare eventuali pericoli imminenti.
Mentre Ulnar allunga un sacchetto contenente una somma incredibile di monete all’oste, Xansha si alza con grazia e si dirige verso il tavolo degli scarlatti. L’oste prende il sacchetto dalle mani di Ulnar e, quando lo apre, resta sbigottito. Un sorriso a pieni denti si illumina sul suo volto e si rivolge al guerriero, dicendo: “Cosa posso fare per voi, mio signore? Sono a completa disposizione.”
“Lo spero bene, con quello che mi è costato”, sussurra Kay verso Ulnar nel loro linguaggio segreto, sviluppato nel corso di anni di avventure e complicità totale. Ulnar fa un cenno di comprensione all’amico e poi si rivolge all’oste con determinazione. “Dunque, amico, le monete le hai viste. Ora devi dirmi tre cose e non voglio sentire esitazioni. Chi sono quegli individui seduti a quel tavolo, in quale stanza alloggiano e chi è la donna che si sta sedendo con loro”, afferma Ulnar, indicando gli scarlatti e lady Xansha.
“Signore, anche se la somma è generosa e ve ne sono grato, non posso rivelare il numero di stanza dei miei clienti. Sarebbe sconveniente, poco professionale e pericoloso”, risponde l’oste.
“Allora non hai capito cosa sia davvero pericoloso se mi rispondi in questo modo dopo che ti ho detto di non esitare”, dice Ulnar, fissando con i suoi occhi verdi brillanti di poteri dell’oltretomba quelli del sudato locandiere.
Il viso dell’oste impallidisce e balbetta parole tremolanti. “Certamente, mio signore. Non volevo mancare di rispetto. Sono completamente a vostra disposizione. Quei signori sono arrivati in città qualche settimana fa e da allora alloggiano nella mia locanda. Raramente si trovano nelle loro stanze e mangiano qui solo di rado. Vengono dal profondo sud. Ora sono sistemati nella stanza numero sette. La signora che si è seduta sulle gambe di uno dei quattro è lady Xansha. Ho notato che siete entrati insieme ed era seduta al vostro tavolo. È una mercante di oggetti magici proveniente dalle terre dell’Est, molto rinomata in città. È molto ricca, ha contatti importanti ed è estremamente bella. Una delle donne più affascinanti di Dorakaa.”
“Ben fatto. Ora preparaci quattro stanze”, conclude Ulnar rivolto all’oste mentre si alza per tornare al suo tavolo.
Nel frattempo, Kay si rivolge a Ulnar nel loro linguaggio segreto. “Io vado a dare un’occhiata, tu controlla che non salgano”, dice l’elfo, e come un’ombra in mezzo a una tempesta si dirige verso i piani superiori.
Ulnar ritorna al tavolo dei compagni e osserva attentamente i quattro uomini, concentrandosi soprattutto su ciò che Xansha sta facendo con loro. La donna si siede in modo provocante sulle gambe di uno di loro e lo abbraccia, avvicinando i suoi grandi seni al suo volto. I suoi occhi sono privi di pupille. Sta cercando di incantare i quattro con la sua magia e il suo potere di seduzione. Sembra che abbiano accolto bene la sua presenza, quindi l’incantesimo sta funzionando, ma non rispondono alle domande su chi sono e cosa stanno facendo lì. È evidente che, anche sotto l’incantesimo di Xansha, la loro devozione al “padre” è così forte e radicata da non permettere di compromettere i loro obiettivi.
Xansha torna al tavolo senza aver ottenuto informazioni significative. “Dov’è l’elfo?” chiede allora all’intero gruppo.
“Sta facendo cose interessanti”, risponde Ulnar in modo enigmatico.
“Bene, qui non c’è molto altro da fare e mi sto annoiando. La notte è calata e mi aspetta una festa unica ai tetti di giada. Chiunque voglia accompagnarmi è il benvenuto”, annuncia Xansha alzandosi.
“Dobbiamo aspettare il ritorno del nostro amico”, interviene Rydkssu.
Appena il Githzerai ha finito di pronunciare le ultime parole, Kay sembra apparire dal nulla e, con un balzo aggraziato, si siede al tavolo. Rydkssu fischia richiamando l’attenzione di Xansha e, vedendo l’elfo seduto al tavolo, la donna torna indietro dal gruppo. Non appena l’incantatrice si accomoda, Kay inizia a parlare a bassa voce.
“Sono stato nella loro stanza. Ho trovato materiale da assassini, libri di preghiere dedicati a diverse divinità suelite e una serie di sacchetti contenenti gemme e strane sostanze simili a ingredienti per gli incantesimi. Ci sono anche fialette d’argento con pergamene arrotolate all’interno, pronte per essere consegnate ai piccioni viaggiatori. Il contenuto è scritto in codice e deve essere decifrato”, riferisce Kay. Quello che l’elfo omette di dire in presenza della maga è che, dopo aver preso tutto, ha lasciato un messaggio su una pergamena sul tavolo con scritto “Grazie, LX”, le iniziali di Lady Xansha. Racconterà al resto del gruppo questo passaggio in seguito.
Terminato il racconto di Kay, Xansha si alza e si rivolge al gruppo con entusiasmo. “Ottimo lavoro, domani vedremo quale significato ha tutto questo. Ora andiamo ai tetti di giada”, propone. Gli altri membri del gruppo decidono di seguirla, incuriositi dalla prospettiva.
Passano davanti all’arena, dove sentono grida e versi disumani provenienti dalla partita di cruneraw. Proseguono fino al quartiere dei tetti di giada, un luogo che sembra distaccato dalla realtà della città. Lì si trova sfarzo e lusso ovunque, con fumi inebrianti e profumo di sesso che permeano l’aria. Tuttavia, presto si rendono conto che tutto questo viene mescolato a pratiche sessuali sadiche, urla di dolore eccessivo, spasmi di piacere estremo e uso di droghe psicotiche. Creature di ogni tipo si aggirano per le strade: elfi, demoni, creature aliene, uomini e donne di ogni razza delle Flanaess. Tutti sono bellissimi, vestiti in modo seducente e in pose provocanti. Per Mika e soprattutto per Killian, tutto ciò appare abominevole e oltre ogni limite. Pertanto, quando la carrozza si ferma di fronte a una casa dalle fatture estreme e meravigliose, Mika e Killian, disgustati, decidono di rimanere fuori. Ulnar, date le sue condizioni, non può certo assaporare certi piaceri; pertanto, resta con il ranger e il cavaliere. Rydkssu e Kay, affascinati e guidati dal desiderio di scoprire di più, seguono Xansha e la sua scia di piacere. Si addentrano eccitati, nelle stanze della casa proibita insieme a lei.

Quartiere dei Tetti di Giada. Dorakaa.

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L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 7 Harverster 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Trentaquattresima Sessione di Gioco

Frustrato dalle grandi difficoltà nel raccogliere informazioni utili, incerto riguardo alla mancanza di Xansha e seriamente preoccupato per le condizioni mentali di Mika e Killian, Ulnar si sente nervoso e irritato. Egli avverte che stanno perdendo inutilmente il loro tempo, come dei novellini alle prime armi, alla mercé della città e delle sue contorsioni. Lui, che ha solcato i piani inferiori, camminato i diversi strati dell’Abisso, combattuto contro demoni di ogni tipo e negoziato con esseri immondi, si ritrova a battersi contro orchi in taverna, quando il loro destino è legato agli eventi che scorrono.
Devono decidere come muoversi e devono farlo subito. Nel frattempo, Mika, per cercare di mantenere il controllo, spazzola i cavalli con gesti meccanici. Killian si rinchiude in una stanza, senza proferire parola. Kay ascolta preoccupato dietro la porta, cercando di capire ciò che sta accadendo. Si sentono i colpi della frusta e le preghiere del cavaliere che si sta flagellando. L’elfo sceglie di non intervenire e lasciarlo stare.
Decidono di impiegare il pomeriggio in modo produttivo: Ulnar e Rydkssu andranno alla ricerca di Xansha; Kay andrà nel mixed quarter per cercare informazioni ed indizi nelle gilde; Mika rimarrà alla taverna per vegliare su Killian e parlare con lui quando uscirà dalla sua stanza.
I due fratelli, dopo aver fatto qualche domanda e distribuito qualche moneta per ottenere informazioni, si dirigono verso quel luogo che gli abitanti della città chiamano in modo macabro “i giardini dei demoni”. Pare che la carrozza della maga si sia diretta in quella direzione. Le strade sono pattugliate da guardie, orchi vestiti di scuro. Si ritrovano di fronte ad un edificio fortificato dalle forme appuntite e minacciose, alto oltre dieci metri. Si sentono versi disumani provenire dall’interno, strazianti urla di tortura. Continuano il loro cammino e subito dopo vedono un enorme cimitero, popolato da creature non morte di ogni genere. Si allontanano per evitare spiacevoli incidenti e affrettano il passo lungo la strada. All’estremità del cimitero, iniziano i giardini, chiusi da recinzioni in metallo nero a grate, terminate in enormi punte di lancia. Quello che si scorge oltre le grate è uno spettacolo terrificante. Il luogo non è altro che una grottesca parodia di un giardino regale. Alberi, ponti e corsi d’acqua che sembrano inseriti in un contesto di ordine e raffinatezza sono deturpati in modo macabro e terrificante da una mente perversa e malata. I ponti sono ammassi ordinati di ossa, gli alberi sono tronchi marci ripieni di parti anatomiche di varie razze e creature, i rivoli d’acqua sono un misto di sangue, melma, bile ed escrementi, in cui galleggiano teste mozzate. Piante malvagie si contorcono orribilmente, divorando animali e creature grottesche che vivono in questo luogo di follia. Laghetti di sangue, in cui sguazzano demoni in modo osceno, completano il quadro.
Ulnar si avvicina a un uomo sul ciglio della strada e gli chiede se conosce e ha visto Lady Xansha. L’uomo non risponde. Il guerriero si spazientisce, lo afferra per un braccio, gli spezza il polso e lo trascina in un’abitazione che apre con un calcio alla porta barcollante. Una donna impaurita urla di non fargli del male.
“Ora parli o ti stacco la testa dal collo,” dice Ulnar all’uomo dal polso spezzato, ignorando la donna.
“Giuro che non l’ho vista,” piagnucola il malcapitato.
“Fratello, mi pare dica la verità. Dobbiamo trovare altro,” dice Rydkssu, rivolgendosi a Ulnar con preoccupazione.
“Dimmi a chi possiamo chiedere. Chi vede ogni cosa che accade qui?” urla Ulnar all’uomo.
“Le guardie che presidiano l’ingresso dei giardini. Loro vedono tutto e sanno tutto. Basta pagarle e ti daranno le informazioni su questa donna che cerchi. Lasciami andare, ti prego,” implora l’uomo, guardando Rydkssu in cerca di aiuto.
Ulnar lo lascia e gli fa un cenno con la mano verso la porta. L’uomo scatta come un felino, esce dall’abitazione e scompare nelle vie oscure della città. “Andiamo,” dice Ulnar al fratello.
Una nutrita pattuglia di orchi e mezz’orchi, appostata davanti a un grosso cancello con raffigurazioni tra le inferiate di creature mostruose, li osserva mentre si avvicinano. Quando giungono a pochi metri di distanza, una delle guardie si rivolge ai due:
“Dove avete intenzione di andare?” chiede.
“Stiamo cercando una persona,” risponde Ulnar.
“Non ci interessa. Prendete la via. Oggi non si entra nei giardini, anche se mi sarebbe piaciuto vedervi divertire là dentro,” dice l’orco ridendo sguaiatamente.
Ulnar estrae dieci pezzi d’oro e li mostra alla creatura dal volto che ricorda un maiale sghignazzante.
“Cerchiamo Lady Xansha. La sua carrozza è stata vista dirigersi in questa direzione ieri sera. Siamo la sua scorta. Se ci dite dove trovarla, questi sono per voi,” dice Ulnar.
L’orco allunga la mano per prendere le monete. “Vi possiamo portare da chi sa dove si trova, ma dovete aggiungere altre monete per farci muovere da qui, umani,” dice.
Ulnar si toglie l’elmo. I suoi occhi emanano una luce verde spettrale. La sua voce diventa rauca e gorgogliante. “Umani?” dice rivolto all’orco in lingua abissale. “Ora voi ci portate subito da chi sa dove trovare la donna. Se volete chiudere la vostra giornata con tutti gli arti attaccati al corpo e con qualche moneta in più in tasca.”
L’orco sembra intimorito. Prende le monete, si rivolge ai suoi e gli fa cenno di muoversi. Poi, rivolto a Ulnar con voce meno spavalda, dice: “Seguici. Ti porteremo dove ti serve”.
I due fratelli seguono gli orchi per le strade della città. Rydkssu non si fida. Ulnar, ancora senza elmo per incutere timore negli orchi, gli dice di non fare scherzi e di muoversi. Raggiungono un altro gruppo di orchi. I due si parlano in orchesco. Un grosso mezz’orco, dopo aver ascoltato il suo collega, si rivolge a Ulnar.
“Ho visto la donna. Devi darci dieci monete e ti dico da che parte è andata. L’ho vista ieri sera con la sua carrozza”.
“Ecco le monete,” dice Ulnar, allungandogli un pugno di pezzi d’oro. “Ora parla”.
“La carrozza si dirigeva verso la torre di Null, ma non so dove si è fermata. L’ho vista dopo il quarto rintocco”. Ulnar e Rydkssu si congedano dal gruppo di orchi. Frustrati dai risultati, decidono di rinunciare alla ricerca. Servirebbe troppo tempo e troppe persone da spremere e corrompere per trovarla. Decidono di tornare verso la taverna, sperando che Kay abbia trovato qualcosa di più interessante.

Dorakaa. The City of Skulls. Empire of Iuz
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L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 6/7 Harverster 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Trentatreesima Sessione di Gioco

I demoni si mettono davanti ai cinque, e li osservano silenziosi. Sbavano acido corrosivo, mentre con i loro volti ossuti sfiorano i loro. Una sensazione fastidiosa di leggero intorpidimento li pervade.
Kay, prova ad aprire una finestra, quando uno dei demoni gli sibila nella testa di fermarsi. L’elfo si blocca. Si sentono rumori di passi arrivare dall’esterno. Un uomo dal naso prominente, dagli occhi ricurvi e dalla pelle giallastra, entra nella stanza. È di chiare origini baklunite. Non ha sopracciglia, e il suo volto completamente ricoperto di cicatrici. Al collo in evidenza il simbolo di Iuz. Indossa una tunica nera. Subito dopo, entrano altri cinque individui. Hanno tuniche senza maniche bianche, dipinte con chiazze che sembrano macchie di sangue. Braccia scarne e muscolose segnate da cicatrici e scarnificazioni con simbologia arcana, sorreggono grosse scuri a due mani. Anche dal loro collo penzola in evidenza il simbolo con il teschio sorridente dagli occhi rossi.
Il baklunish si fa largo tra i tanar’ri, spostandoli con un’asta sulla cui cima è poggiato un teschio argentato molto appariscente. I demoni sibilano infastiditi.
“Avete spiegazioni per questo?” chiede l’uomo agitando il bastone verso Ulnar e Killian, completamente ricoperti di sangue e viscere di orco.
“Una rissa da taverna finita male” risponde Ulnar fissandolo con i suoi occhi che scintillano di verde.
“Non mi pare. Sembra più un’esecuzione, e in questa città le esecuzioni le facciamo noi” dice leccandosi le labbra, “non degli stranieri senza nome” dice il sacerdote
“Avete paura che un po’ di sangue deturpi l’ambiente. Dove siamo a Furyondy?” dice Ulnar provocatorio, sputando per terra. Poi aggiunge: “Siamo la scorta di Lady Xansha, non dei senza nome”.
“Non la conosco. Sperate che sia importante e che si faccia viva presto” risponde il sacerdote, mentre si gira verso i suoi pronto a dare ordini.
Appena nominata, Xansha, sembra apparire dal nulla in mezzo alla stanza. È vestita con un abito aderente di altissimo pregio, che mette in bella evidenza le forme generose e conturbanti. “Cosa avete combinato ragazzacci miei” dice fingendo stupore rivolta al gruppo. Poi si gira verso il sacerdote inizia a parlare con lui con tono rassicurante. Promette una cospicua donazione. Il sacerdote si calma e liquida i babau, mentre esce dalla taverna confabulando con Xansha. Gli uomini con le grosse scuri rimangono immobili a fissare la compagnia in attesa di ordini. Dopo pochi minuti, Xansha rientra in taverna, mentre il sacerdote con un fagotto in mano, richiama a sé le guardie vestite di bianco che lasciano la stanza.
L’aria nella taverna è tremenda. Kay, Rydkssu e Mika, si coprono il volto per non vomitare. Xansha si mette un fazzoletto profumato davanti al naso, guarda il gruppo, e con un’espressione feroce sul volto rivolta in particolare a Mika e Killian, gira i tacchi e se ne va.
Killian con gli occhi totalmente assenti, inizia a scuoiare la pelle del capo guerra orco. Mika si avvicina, gli allunga le mani sulle sue braccia e gli parla. Il cavaliere, dopo aver ascoltato le parole dello sciamano, lascia cadere il corpo dell’orco e sale le scale per andare al piano superiore senza dire una parola. “Dobbiamo tenerlo d’occhio” dice Mika rivolto al resto del gruppo. “E dovete anche tenere d’occhio me. Mi scuso per non essere riuscito a trattenermi”.
“Non deve più succedere. Siamo qui per altro. Così rischiamo di compromettere tutto” dice Kay con voce seria.
Salgono le scale per andare ad esaminare le stanze degli orchi e per trovarne una vuota dove pianificare il da farsi. Kay apre tutte le stanze della taverna. Trovano una quantità di gemme, monete e oggetti preziosi, impressionante nella stanza che evidentemente apparteneva al capo guerra. È evidente che servivano per i mercati. Per tentare di aggiudicarsi qualcosa di particolarmente prezioso. Prendono tutto e si sistema in una stanza vuota con un tavolo al centro e varie sedie. Rydkssu esamina la stanza magicamente per evitare osservatori indiscreti. Killian chiede ad Arlana di scrutare possibili forze maligne e invisibili all’interno. Kay analizza il perimetro per individuare possibili spie. Una volta certi di essere al sicuro, iniziano a parlare. Dopo aver affrontato l’argomento su quanto appena accaduto, liquidando il tutto come incidente che non si deve ripetere, si concentrano sul ruolo di Xansha. Li ha oggettivamente aiutati per la seconda volta, tirandoli fuori da una situazione che sarebbe diventata critica. Ormai è notte. Decidono che è necessario stringere un patto di collaborazione con lei. Kay non si fida. Ma hanno poco altro da fare. Devono rischiare.
Nella notte grida malsane vengono dalla piazza. Giganteschi troll incatenati, frustati da un nutrito gruppo di orog, portano grossi tronchi. Mika esce nelle stalle ed elimina le cavalcature degli orchi trucidati. Rydkssu e Kay cercano qualcosa da mangiare nelle cucine, ma nulla sembra commestibile in questa taverna. Pasteggiano con le razioni di dell’elfo. Killian trascorre una notte di penitenza. Si flagella il corpo per espiare la rabbia e la violenza che ha dentro. In taverna ha toccato il limite. La sua mente ha vacillato, e la pura follia di questo luogo dove ogni suo incubo cammina liberamente, rischia di rompere definitivamente il suo equilibrio mentale.
La mattina scendono in taverna. La stanza è stata ripulita. All’ingresso, la testa dell’oste piantata su un palo, con un cartello appeso intorno al collo con la scritta “INCOMPETENTE”. Non c’è traccia di Xansha e della sua carrozza. Raccolgono informazioni sulle aste di questi giorni da alcuni commercianti della zona. In particolare, un armaiolo gli racconta che l’ultima offerta per l’elfa dalla pella ambrata è arrivata a 30.000 monete d’oro. Rifiutata perché considerata assolutamente non adeguata. Non riescono a trovare nessuna informazione sul Warduke.
Anche Kay, maestro nel muoversi nelle città, fatica parecchio in un contesto così estremo. Una città in mano a fanatici, depravati, abomini, umanoidi e demoni, non è di certo il suo terreno ideale.

Killian Multon. Tavena del Destino. Quartiere del Muro. Dorakaa
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L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 6 Harverster 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Trentaduesima Sessione di Gioco

Le pietre sono corrose da gas malsani. L’odore è mefitico. Ulnar non ha problemi di questo tipo, ma il resto del gruppo fatica seriamente a respirare. Solo grandi incensieri che emanano profumi intensi mitigano questo olezzo pestilenziale. Portano un fumo intenso che trasmette uno strano aroma e copre l’odore della morte.
Il gruppo rimane fermo e calmo, mentre le creature non morte e i sacerdoti si avvicinano lentamente a loro. Ulnar bussa alla carrozza per richiamare Xansha. Lei esce e scende dalla carrozza, usando le spalle del grosso guerriero come appoggio.
“Avete paura di quei cadaveri? Ho capito, ci penso io. State qui e non fate movimenti azzardati” dice rivolta ad Ulnar con fare canzonatorio.
“Fai il tuo lavoro, altrimenti ci penserò io con altri metodi. Attenta che potresti finirci anche tu nel mezzo” risponde il guerriero.
Lei gli lancia un sorriso malizioso, e cammina verso i sacerdoti. Nel mentre, Kay approfitta della sua assenza per guardare l’interno della carrozza. Vede una grossa stanza riccamente arredata. È un effetto magico. L’interno non può essere così grande rispetto al perimetro della carrozza. La stanza sembra un harem. Donne nude che si accarezzano. Odori sensuali. Arredi cupi e raffinati. Sete preziose. Simboli di Iuz riccamente decorati, adornano le pareti. Trofei macabri sotto formalina. Gingilli di ogni tipo e oggetti magici sparsi ovunque. Kay respira un intenso profumo di sesso, che lo attrae pericolosamente. Si concentra per non farsi annebbiare il cervello dai fumi voluttuosi, e osserva ogni particolare con i suoi sensi fuori dal comune. Un oggetto in particolare lo colpisce. Si tratta di un teschio umanoide nero su un piedistallo. Ha rubini nelle orbite. Emana una intensa aurea di magia e terrore. Il fumo arriva nelle sue narici copioso e gli entra nella mente, mentre le splendide creature intensificano l’atto sessuale in un groviglio di corpi e umori. L’elfo capisce che è al limite e si ritrae.
L’incantatrice intanto parla con i sacerdoti. Rydkssu e Mika vedono che dopo qualche minuto i sacerdoti si inchinano a lei. È evidentemente di rango più elevato, nelle oscure gerarchie di questa città. Xansha torna verso la carrozza e dice al gruppo che si può proseguire. Fissa Kay negli occhi. Gli passa accanto soffiandogli delicatamente sul viso. Il suo alito emana sesso puro. Gli stessi odori che ha sentito nella carrozza. Sembra sapere quello che ha fatto e visto. Si chiude la porta dietro con una risata.
A poca distanza la cittadella di Iuz. Terrificante nella sua imponenza. Trasuda male e dolore. Volti umani, semiumani, e di altre creature incastrati nelle sue mura. Parti anatomiche e arti murati tra malta e sangue. Davanti una grossa arena dove giocano il cruneraw.
Arrivano davanti ad una bettola che da direttamente sulla grande piazza, già allestita per i mercati e le aste. All’ingresso, ciondola un cartello malconcio con al scritta: “la taverna del destino”. Decidono di fermarsi qui. Dalle stalle un ringhio che irrigidisce Mika. Sono worg, i giganteschi lupi che gli orchi usano come cavalcature. Ulnar fa per aprire la porta della taverna, quando Xansha rapidamente lo scarta per superarlo ed entrare prima di lui. “Prima io. Voi dopo, scorta”, gli dice la donna fulminandolo con gli occhi.
“Certo mia -signora-. Prima lei. Del resto, questo è un luogo che si addice alla sua persona”, risponde il guerriero in tono provocatorio.
La taverna è piena di orchi. Sono ben equipaggiati e insolitamente puliti. Hanno scarnificazioni e simboli kazgund. Sono tutti veterani di alto grado. Uno tra tutti spicca. È grosso quasi il doppio. Pieno di anelli conficcati nella pelle, di cicatrici di battaglia mischiate alle scarnificazioni tribali. Sicuramente un grande capo guerra. Ulnar si toglie l’elmo e si dirige verso un tavolo lontano e appartato. L’oste libera il tavolo, buttando a terra un orco ubriaco che vi era sdraiato sopra. Xansha guarda Ulnar, guarda il capo guerra, e si rivolge a quest’ultimo in orchesco. Ulnar cerca di evitare provocazioni e finge di non vedere. Quando sono tutti seduti, Mika è particolarmente inquieto. Fissa un gruppo di orchi che ride sguaiatamente indicandolo.
“Lasciali perdere, non possiamo scatenare una rissa che finirebbe nel sangue. Rischierebbe di compromettere tutto” dice Ulnar rivolto al wegwiur in ordai.
“Mi stanno provocando. Offendono me e tutta il mio popolo, Ulnar. Il nostro popolo. Ci chiamano cani traditori” gli risponde rabbioso il ranger in ordai. “Maledetti orchi. Distruggono le nostre case, stuprano le nostre figlie, bruciano le nostre terre, e io devo stare fermo mentre mi insultano. Non sono stato fermo quando avevo nove anni e mi catturarono e non starò fermo ora. E tu lo sai bene” risponde il ranger ormai al limite.
Killian, intanto si toglie l’elmo e cammina verso gli orchi fissandoli negli occhi con uno sguardo che trasuda follia. La situazione sta per degenerare.
Xansha, si alza e si dirige verso il capo guerra. Si siede sulle sue gambe e inizia a sussurrargli qualcosa nell’orecchio, accarezzandolo con la mano sinistra all’altezza del membro. Kay si alza verso gli orchi, prende possesso di un tavolo libero e urla: “Chi vuole giocare?”, mentre estrae dadi e monete e prepara il campo da gioco. Ulnar si è posizionato con la sedia tra gli orchi e Mika, per evitare la linea di visuale all’amico verso gli umanoidi. Quando sembra che gli sforzi congiunti, per far sì che la situazione non precipiti funzionino, l’orco che aveva iniziato a provocare Mika dal suo ingresso in taverna, spacca il boccale a terra e urla un insulto feroce in comune contro il popolo dei nomadi del lupo. Il ranger scarta ad una velocità sorprendente Ulnar, e si lancia sull’orco. Killian insulta tutti gli orchi nella sala e si prepara alla loro reazione, che puntuale scatta. Sono tutti in piedi, armi in pugno contro il cavaliere e il ranger. Ulnar a quel punto estrare le due spade lunghe e si lancia nella mischia. Kay scaraventa in aria il tavolo da gioco e colpisce all’improvviso con Skyblade gli orchi che erano seduti davanti. Dalle dita di Ryudkssu escono missili magici che colpiscono ripetutamente il capo guerra. Xansha intanto sembra sparita dalla stanza.
In tutto i veterani orchi sono una ventina. Killian e Ulnar affrontano il capo guerra già ferito dai missili magici di Rydkssu. Con una sequenza di colpi dalla rapidità e dalla potenza impressionante, lo fanno a pezzi prima che possa rispondere con la sua immensa ascia. Killian sembra in preda alla follia. Si avventa sul gigantesco corpo martoriato dell’orco, e inizia ad azzannare il collo come per volergli staccare la testa a morsi. Si aiuta con l’ascia dell’orco stesso. Dopo pochi istanti, si alza con la testa dell’orco in mano e il volto completamente pieno di sangue. Gli orchi sopravvissuti, alla vista di quella scena, si fermano e gettano le armi. Si inginocchiano in attesa della loro sentenza. Mika dice di attendere. Ma Ulnar inizia a giustiziarli brutalmente, e Killian si unisce a lui massacrandoli con l’ascia del loro capo guerra.
L’oste è sparito. La stanza principale della taverna è un vero e proprio carnaio. Corpi straziati, fatti letteralmente a pezzi e sangue e viscere ovunque. Killian è completamente ricoperto di icore dalla testa ai piedi.
Mentre stanno pensando a cosa fare, nella stanza compaiono quattro demoni guardiani ossuti e contorti. Sono babau.

Orchi Gazkund. Taverna del Destino. Dorakaa.
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L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 6 Harverster 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Trentunesima Sessione di Gioco

Le uniche fonti di illuminazione ad accompagnare il gruppo lungo il cammino sulla strada delle ossa dell’ovest, sono state quelle delle torri di guardia, di alcuni teschi con le loro fluorescenze magiche, di esplosioni di luci verdastre nel cielo all’orizzonte e del bagliore dei fulmini in direzione della città. Hanno camminato per miglia, immersi in un’atmosfera tetra e sinistra. La terra grigia e sofferente. Pozzanghere melmose e puzzolenti, ribollenti di strani e densi liquami. Pochi alberi marci sommesi da acquitrini a lato della strada. Odore di putridume. Di morte. Di malattia. Freddo pungente. Rumore di ossa schiacciate. Urla disumane che squarciano l’oscurità. Varrangoing che riempiono il cielo grigio sopra le loro teste. Cadaveri e teschi. Ovunque. È stato un viaggio per quanto breve, che ha seriamente compromesso la sanità mentale di alcuni membri del gruppo. Sebbene si tratti di uomini capaci di resistere ad ogni genere di privazione e sofferenze, in grado di affrontare i nemici più terribili, che hanno visto e fatto cose che i bardi canteranno nelle loro canzoni, la follia di questo luogo e il dover fingere di adattarvisi, tocca il limite più oscuro delle loro menti.
Ma questo è ancora nulla. Ora sono sotto le terrificanti mura nere di Dorakaa. Sono alte oltre quindici metri. Sono composte da malta e teschi. Ci sono incisioni terrificanti di torture e dolore puro. Davanti due guardie mostruose giganti. Un grosso via-vai di orchi, schiavi, cultisti e altri orrori. La porta di accesso è alta oltre sette metri. Due creature terrificanti dalla forma umanoide, fissano ogni creatura che vuole passare la porta per entrare in città. Volano in aria con movimenti contorti e si affiancano a pochi millimetri dalla faccia di chi intendono esaminare, fissandoli in silenzio. Ulnar li riconosce. Sono babau. Tanar’ri superiori. Sono potenti esseri che hanno la capacità di dissipare la magia. Anche quella che proviene dagli oggetti incantanti più potenti. Kay è molto agitato. Odia i demoni. Prova grande inquietudine.
Si accodano alla lunga fila. Kay sale sulla carrozza al posto di guida. Approfitta della fila per risistemare il trucco che nasconda il suo essere elfo. Agisce in modo particolare sull’odore con un sapone coprente. Xansha apre una delle porte della carrozza e si siede a pfianco dell’elfo.
“Mi sembrava di avervi detto che nessuno deve salire sulla carrozza”, gli dice una infastidita Lady Xansha.
“Non mi pare il momento di fare scenate” gli risponde Kay altrettanto scocciato. “Sono solo salito esternamente. Inizia a preoccuparti quando entrerò all’interno, ti osserverò dormire, e guarderò il tuo collo con interesse, senza che tu ti accorga di nulla”.
Lei inspira e sorride maliziosa. “Sento che ti sei coperto bene. Ottimo lavoro. State tutti pronti perché non sarà semplice passare con loro” indicando con lo sguardo i due demoni, che continuano nel loro minaccioso scrutare, “considerando, beh.. alcuni di voi. È necessario pensare a qualcosa”. E dicendo questo scende dalla carrozza e si avvia verso un gruppo di orchi che tengono legati con pensanti catene, uomini in stato di privazione totale.
Nel frattempo uno dei Babau solleva un orco per la gola con i suoi artigli. E lo porta in aria. Il collo dell’umanoide si inizia ad ustionare. Urla di dolore. Fino a quando il demone non lo lascia cadere a terra. L’orco torna in fila dolorante con il collo bruciato dalle dita del Tanar’ri.
Xansha, raggiunto il gruppo di schiavisti inizia a parlare in orchesco. Mika traduce ai compagni quello che sta dicendo. L’incantatrice ha lanciato un incantesimo di controllo sugli orchi, e ora sta chiedendo loro di dargli qualche schiavo. Il capo chiede qualcosa in cambio. Lei apre le cosce per mostrargli il suo sesso. L’umanoide è fuori di sé dall’eccitazione. Avvicina la mano tra le gambe della donna e questa lo fa toccare per alcuni secondi. Dopodiché, urla di piacere e si ritrae con un sorriso perverso. “Direi che possa bastare” gli dice in orchesco. “Ora gli schiavi”. La creatura, totalmente in balia della donna, grugnisce qualcosa ai suoi, e questi prendono due schiavi e li portano a spinte e calci, verso il carro di Xansha. Lei si congeda con una carezza all’altezza del sesso dell’orco e torna alla carrozza.
Mika è disgustato. Spiega al gruppo che ha scambiato favori sessuali per quei due schiavi. Lei torna e si risiede affianco a Kay. Lo guarda con un sorriso scaltro. “Ci serviranno”. Poi ordina ai due sfortunati di seguire la carrozza. Kay le chiede dove alloggeranno una volta in città.
“Quartiere degli orchi, quartiere delle gilde, muro del destino dove vengono portati i corpi per il piacere del signore del dolore…”. Lei inizia ad elencare i quartieri, quando una voce nella loro testa interrompe il loro dialogo.
“Cosa siete venuti a fare a Dorakaa”. I volti dei due demoni sono praticamente attaccati ai loro.
“Affari… miei” risponde lei in abissale, in una forma che Ulnar riconosce come particolarmente scortese.
Il babau alza la sua mano artigliata per colpirla e carica la lancia con l’altro braccio. Kay con un balzo da gatto, la salta e blocco la lancia del demone, mentre Ulnar interpone il piatto della sua spada tra il volto della bella incantatrice e l’artiglio della creatura. La lama fuma a contatto con il sangue corrosivo. Lei intanto urla una parola incomprensibile e un boato magico stordisce tutti. Poi si rivolge ai due demoni in abissale. Questa volta con voce calma e rispettosa. “Mi scuso. Ho voluto misurare il vostro valore. Non potevo non confrontarmi con due potenti esseri come voi. E ho avuto la conferma della vostra grandezza. Della vostra forza. Della vostra spietatezza. Sono ammirata e lo sono anche i miei uomini”. Ulnar capisce bene quello che ha fatto. Nell’Abisso, ha assisto con frequenza a scende di questo tipo. È un test di elevazione nella blood war a cui i tanar’ri sono particolarmente sensibili. Soprattutto se gestito bene come lo sta facendo lei, con adulazioni e complimenti viscidi per onorarlo. Il babau si fa da parte per fare passare la carrozza, e lei lascia uno schiavo a testa ai due demoni, in segno di riconoscenza.
Tutti rimangono in silenzio fino al passaggio della grossa porta. Appena la carrozza supera l’ingresso, Ulnar esplode. “Lurida troia. Non provarci mai più. Con me non devi scherzare. Io uccido te, gli abitanti di questa cloaca di città, e tutti i demoni di Iuz uno ad uno” le urla in abissale. Lei ride. “Non ridere cagna, perché io ti stacco quella faccia da puttana dal corpo, senza che tu ne renda conto” ancora in abissale. “Non provare a prenderci per il culo un’altra volta con i tuoi giochetti improvvisati. Non siamo idioti qualsiasi. Non sai nemmeno chi hai davanti”.
“Allora dimmelo, mio temibile guerriero” le risponde lei fissandolo negli occhi con un gesto teatrale delle braccia. “Ho solo gestito una situazione, che sarebbe diventata complicata. Non sono esattamente come te, i tuoi amici. Renditi conto di cosa sarebbe successo quando quei demoni avessero iniziato a scrutare il cavaliere -nero-, il nomade lupo -traditore-, e -l’uomo- agile come un gatto”. Poi fa una breve pausa, si lecca le labbra carnose in modo sensuale, e sorridendo prosegue, “ringraziami piuttosto. E fallo in modo concreto. Potrebbe essere interessante per entrambi”.
Quello di Ulnar è uno sfogo più che altro per sé stesso. Perché la situazione gli ricorda i suoi trascorsi con Crymson nell’Abisso. Vuole dimostrare che non prende ordini. È uno modo per esorcizzare quel ricordo. Quel senso di impotenza. Ma le risposte pronte della donna lo colpiscono. Forse è davvero un valido alleato per muoversi in questa città. Sicuramente non ci si potrà fidare, ma del resto, solo i patti di convenienza reciproci funzionano in questi luoghi.
“Andiamo in un quartiere dove circolano informazioni” le dice il guerriero. Questa volta in comune, con un tono di voce rilassato, come per voler stemperare il diverbio appena avuto.
Xansha, fa un cenno di assenso con il capo, e in comune si rivolge al gruppo. “Dunque amici miei, benvenuti a Dorakaa. Alla nostra sinistra abbiamo il quartiere degli schiavi, dove i prigionieri non vivono in prigione”, dice Xansha indicando orchi con chiavi che trascinano prigionieri di ogni razza. “Alla vostra sinistra poco più avanti, c’è tutto quello che un uomo e una donna possono desiderare” prosegue emettendo un mugolio di piacere, “le strade di giada, dove i desideri diventano realtà. Più avanti c’è il quartiere dei sacerdoti. Un luogo noioso. Proseguendo, si arriva al cuore della città, dove tutto è più interessante, signori miei. Gilde degli assassini, degli avvelenatori, il cimitero e il muro del destino, sono luoghi da non perdere. I giardini poi sono il meglio. Nella parte est il quartiere degli stranieri e quello degli artigiani”.
Decidono di muoversi verso il quartiere del muro in zona mercati. Xansha schiocca le dita, la carrozza si mette in moto e lei rientra chiudendosi la porta dietro. Passano le strade di giada. Si vede di tutto. Edifici grandi e pregiati, con decorazioni preziose e opulente. I tetti di queste costruzioni sono tutti di giada. Lo sfarzo è totale. Si vedono anche semiumani. Sono tutti riccamente vestiti in modo voluttuoso. Chiedono di entrare per sentire il piacere delle loro case. Superano il quartiere del piacere, e lo stile cambia drasticamente.
Arrivano ad una caserma con due statue incappucciate ai due estremi. Una dalle forme di uomo e l’altra di demone. Un guanto decorato sul portone tiene qualcosa in mano. Il simbolo del palazzo intarsiato di metallo lucente. La voce di Xansha dall’interno della carrozza, dice che si trovano nel quartiere della legione.
Passano un edificio lungo e stretto. Una torre irregolare con sbocchi di ventilazione ai lati e camini. È la gilda degli avvelenatori. Procedono passando altre zone abitate, che sembrano normali. Le case ricordano Greyhawk.
Superato anche questo arrivano al quartiere del muro. Qui un grosso muro di pietra con centinaia di teschi impilati di ogni forma e dimensione. Sotto nomi di persone. I nomi di quelli che hanno portato i macabri ornamenti in omaggio a Iuz. Ci sono anche scudi shieldlanders e stendardi furyondyani stracciati piantati in corpi scheletrici. Tra il gruppo c’è il gelo. Ulnar guarda Killian preoccupato. Sembra in trance. Mika è teso come una corda di violino. Kay a disagio. Lei sembra divertita dal macabro spettacolo. Indica una zona in prossimità e dice che si tratta del luogo dei mercati e delle aste.
Un gruppo di persone incappucciate attira la loro attenzione. Sono sacerdoti di Iuz scoratati da creature non morte. Sembrano muoversi verso il gruppo.

Ingresso ovest di Dorakaa. Babau guardiani.
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L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 6 Harverster 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Trentesima Sessione di Gioco

È circa mezzogiorno. Il cielo è plumbeo. A nord-ovest imperversa una tempesta di lampi e fulmini. Un temporale che sembra non cessare mai, nella direzione verso cui stanno andando. I quattro varrangoing, sono atterrati e si muovono in modo grottesco zampettando verso di loro. Decidono di ignorarli e proseguire con voluta non curanza. Le creature però non sono dell’idea di lasciare perdere. Si rialzano in volo e raggiungono il gruppo. Due di questi atterrano davanti a loro. Emettono versi striduli. Provano a continuare ad ignorarli camminando risoluti lungo la strada di ossa. I varrangoing continuano a seguirli. Non demordono. Un’esplosione di fiamme davanti ai piedi di Mika. Una delle creature ha ancora le fauci fumanti. Li guarda con i suoi occhi biancastri. Sembra provocarli. Una scarica elettrica colpisce il terreno alla destra di Ulnar. Anche l’altro varrangoing cerca di attirare l’attenzione. Mika decide che è il momento di gestire la situazione. Come farebbe con un animale. Deve far capire loro chi è il più forte. Il ranger, dopo una rapida preghiera, sembra assumere l’aspetto di un lupo selvaggio. Scatta con una furia primordiale verso le creature. Ulnar capisce che è il momento di dargli supporto, e si unisce all’amico. Emette parole con voce gutturale in abissale, e sembra emanare un’aurea di puro terrore. Si scaglia contro i volanti. A mani nude, colpendone uno con un potente pugno sul volto. Mika, nel mentre, azzanna l’altro come se fosse una bestia feroce. Il resto del gruppo guarda la scena senza muoversi. Le creature comprendono chi hanno davanti, e vigliaccamente si rialzano in volo allontanandosi velocemente dai due wolf nomad in preda alla furia.
La confusione creata, sembra attirare l’interesse di una carovana che era a poca distanza dal gruppo. Grossi orchi si dirigono verso di loro. Mika li riconosce come gli odiati Kazgung. Una tribù d’élite delle forze armate di Iuz. Sono ben equipaggiati. Hanno scarnificazioni sulle braccia con simboli delle loro divinità immonde. Sono una dozzina. Bloccano la strada ad armi minacciosamente sguainate, anche se per il momento rivolte verso il basso. Quello che sembra il capo si rivolge a loro, squadrandoli dalla testa ai piedi e chiede perché i varrangoing gli hanno dato fastidio. Poi sembra soffermarsi su Mika. “Cosa fa il cane nomade con voi”. Ulnar lo guarda fisso negli occhi e gli dice che è parte del loro gruppo. L’orco sputa per terra e con un sorriso beffardo boffonchia “traditore”. Mika scatta. Il suo odio per gli orchi, e le offese al suo popolo sono troppo. Killian prova a bloccarlo per un braccio. Ci riesce. Kay gli dà una mano. Mika è fuori di sé. Scalpita come un folle. L’orco ride e insiste: “Dite al cane di stare buono”. Il nomade, riesce a liberarsi dalla possente presa del cavaliere e si scaglia contro l’orco. Oppure forse è Killian stesso che lo lascia andare, anche lui schiumante di rabbia e sempre al limite del crollo mentale. Il ranger si avventa contro l’orco e lo scaraventa a terra, iniziando a colpire ripetutamente con le mani il suo volto. Ormai la situazione sembra sfuggire di mano. Ulnar estrare le due spade lunghe e urla agli umanoidi di andarsene. Fanno un passo indietro. Rydkssu lancia un vortice di energie che ne stende un paio a terra.
Kay nel mentre sembra interessarsi alla carrozza. Vede una figura leggiadra uscire dal lato sinistro. Sembra sollevarsi in volo, e dirigersi verso di loro. Kay, intanto ha aggirato gli orchi, e si trova alle loro spalle. Proprio nel punto dove la figura atterra. Una voce calma, femminile e molto sensuale proviene da lei. Chiede a tutti di fermarsi. Ha lunghi capelli corvini. Vestiti cremisi e neri molto aderenti. Labbra carnose, occhi verdi e pelle candida. Si nota un grosso seno, sotto lo stretto corpetto che gli evidenzia le forme sensuali. È una donna bellissima, con lineamenti tipici di Ket. Una donna per cui molti uomini e non, farebbero qualsiasi cosa pur di possederla. Si rivolge a Kay, che è a pochi centimetri da lei. Gli dice, con fare autoritario, che gli devono un capitano. Effettivamente, Mika nel frattempo ha spappolato il volto del grosso orco a pugni. Rydkssu prende per le spalle il ranger, che è ancora sopra l’orco e continua a colpire quello che una volta era il volto dell’umanoide. “Fermati Mika”, gli sussurra il Githzerai. Lei sembra non essere impressionata dalla scena. Questa volta rivolgendosi direttamente ranger dice: “Hai capito nomade che mi devi un capitano”. “Era un capitano scarso”, interviene Killian. “Giusto, uomo dalle profonde cicatrici e dalle parole taglienti. Avrei bisogno di gente del vostro livello come scorta”, risponde l’avvenente donna mentre prova a incantarli con magia seduttiva di controllo. Tutti resistono all’incantamento della maga. “Chi sei?”, taglia corto Ulnar. Lei, divertita e molto interessata al gruppo, soprattutto dopo aver testato la loro resistenza alla sua magia da incantatrice, si presenta: “Sono Xansha e sono una commerciante in oggetti incantati. Sto andando a Dorakaa per il grande mercato, dove saranno messi all’asta manufatti e creature straordinarie. Anche un’elfa di un’altra dimensione. Voi sareste perfetti come scorta per una signora con affari importanti come i miei”. “Cosa sai dell’asta dell’elfa?”, gli domanda Kay. “Accettate di lavorare per me, e potremmo parlare di tutto, anche in modo più intimo, uomo vestito di nero” risponde in modo provocante l’incantatrice. “Accettiamo”, interviene Ulnar impetuoso, cogliendo una opportunità. Conscio del pericolo di tradimento di questa donna pericolosa, ma anche del fatto che devono trovare qualche appoggio e qualche amicizia, altrimenti diventerà impossibile anche solo entrare in città. Inoltre, la situazione mentale di Killian e Mika è critica. Kay, per quanto maestro dei travestimenti, non potrà sempre ingannare la magia demoniaca e rischia di svelare alle ostili creature che abitano questi luoghi, la sua razza. Ulnar, fa un cenno con il capo a Killian in segno di intesa, e inizia a dialogare con la maga per definire il perimetro del loro accordo. Si punzecchiano a vicenda. Si minacciano velatamente. Si stanno pesando. Poi è intesa. Lei manda via i kazgung con una cospicua somma di monete per il disturbo, e la compagnia del drago nero prende il loro posto come scorta personale di Lady Xansha. L’incantatrice entra nella sua carrozza, ma prima dice al gruppo che non dovranno mai ficcare il naso all’interno. Gli dice di attendere, che ha una cosa per loro. Dopo pochi istanti esce con un ciondolo nero in mano. Lo allunga a Killian, pronunciando parole sibilline. “Vedi, io non ho nessun pregiudizio su chi siete o cosa siete. Ma questi luoghi possono essere mortali per alcuni di voi. Questo ciondolo è parte del vostro compenso. Indossalo. I teschi urlanti lungo la strada delle ossa, percepiscono i cuori puri e valorosi”. “Quindi…” continua la donna, “Se quel teschio urlava verso di te, significa che non sei chi fingi di essere. Significa anche che sei in serio pericolo di essere individuato. Grazie a questo ciondolo la tua natura sarà celata”.
Kay la incalza con domande sul mercato, e lei descrive come funziona. Elargisce consigli al gruppo e chiede di suggellare un patto di reciproco non tradimento. Poi racconta di Elanor. “L’elfa, sembra sia stata portata da un potente mago del sud a Iuz. E ora lui la mette all’asta per venderla. Questa vendita sembra debba portare ad un’alleanza. Un’alleanza importante per il Signore del Dolore”. Ulnar gli chiede se conosce il Warduke. Lei quando sente quel nome, si irrigidisce. Sembra quasi spaventata. Risponde di non aver avuto mai modo di incrociare la sua strada e spera non succeda mai.
La carrozza si rimette in movimento. Non ci sono cavalli. Si muove magicamente. Il gruppo la segue a piedi. Rydkssu intanto esamina il pendaglio che Xansha ha dato a Killian. Appurato che è identico a quello che era in possesso del cavaliere, che Calandryen ha messo al collo di Ulnar per schermarlo da Meredoth, decidono di scambiarsi gli oggetti e Ulnar rende a Killian il suo pendaglio, mentre indossa quello di Xansha. Procedono per miglia. Le pattuglie fermano la carrozza a intervalli regolari. Tutte le volte, l’incantatrice esce dalla carrozza e con fare provocante e malizioso, paga le guardie umanoidi, che sembrano essere molto attratte dalle conturbanti forme della signora. In questo modo il tragitto procede senza troppi fastidi. Una pattuglia di kazgung con insegne di Iuz, accompagnati da un sacerdote umano e da un mago, interrogano il gruppo più a fondo. L’enorme Orog che guida la pattuglia, chiede a Xansha se hanno visto ladri con borse rosse. Sono orchi della tribù Urzum. Xansha con un sorriso ammaliante scuote la testa in segno di diniego e con la mano sfiora il volto dell’Orog. Questo è talmente eccitato dalla donna, che si dimentica di chiedere la consueta gabella per il passaggio.
Proseguono senza ulteriori impedimenti. Nel tardo pomeriggio arrivano in prossimità delle mura di Dorakaa. Sopra la città una perenne tempesta. Un sole malato sbuca tra le nubi nere che scaricano fulmini, mentre tramonta. Dalle mura si vedono uscire le forme delle torri oscure del signore del dolore. Sono finalmente arrivati alla città dannata. Sono giunti nell’Abisso sulle Flanaess.

Lady Xansha. Incantatrice e commerciante di oggetti incantati.
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L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 5/6 Harverster 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Ventinovesima Sessione di Gioco

La riva del lago è fangosa. Un misto di corpi straziati e melma. Bisogna fare attenzione a non inciampare tra i cadaveri. Kay sente qualcosa in una delle sue tasche. È una pergamena molto piccola. La apre e legge. È elfico. Con tratti di inchiostro delicati ed eleganti, vi è scritto: “Anche tu Kay, riportando tua sorella, sarai l’artefice della musica che risveglierà le pietre”. La firma è quella di Calandryen. Nel mentre, Mika invoca una preghiera a Geshtai per richiamare i pesci del lago e comunicare con loro. Gli chiede di avvisare i draghi che sono qui per parlare con loro. Dopo pochi minuti, la nebbia diventa talmente fitta che non si vede che ha pochi centimetri. Dal lago un rumore nell’acqua. Si dirada quel poco di nebbia che permette al gruppo di vedere la grossa testa di un rettile uscire dall’acqua. Ha squame azzurrognole. Il suo respiro emana nebbia. “Cosa volete da noi”, chiede con voce strana e sfuggente. Ulnar prende la parola. Come da istruzioni di Calandryen, parla alla creatura degli elementi e di qualcosa che sta sbilanciando le forze. Il drago è enigmatico e vago nella sua risposta. Ulnar comprende che è meglio parli Mika. Il guerriero estrae dalla sua sacca la pietra lucente donata dalla potente alta sacerdotessa di Labelas Enoreth, e la allunga allo sciamano. Mika capisce al volo. Fa alcuni passi verso il drago delle nebbie immergendo gli stivali nelle fredde acque del lago. Allunga il braccio e apre la mano per mostrare la pietra agli occhi della creatura, che emette un lungo sospiro che crea una densa nube grigia intorno al ranger. Mika impassibile, prosegue. “Vogliamo fermare il male che imperversa. E per fare questo dobbiamo attraversare il lago e raggiungere Dorakaa, la città dannata. Abbiamo bisogno del tuo aiuto, dell’aiuto dei saggi draghi delle nebbie, per farlo”. La creatura mostra grande rispetto per Mika, per la sua razza e per Calandryen. “Io sono Hakshovut” sentenzia il drago, “e tu nomade sei il benvenuto qui, soprattutto se porti la parola di Calandryen. Possiamo aiutarvi. Però dovete fare qualcosa per noi. Le navi che partono dal porto, lasciano macchie d’olio velenoso. Distruggetele.” Mika fa un cenno di assenso con la testa. “Faremo tutto il possibile”. Il drago dice loro di attendere, poi svanisce nelle nebbie. Mentre Mika torna verso i suoi compagni, un’immensa creatura emerge dalle nebbie del lago. La testa è grande almeno quattro volte quella del drago con cui hanno appena parlato. È color argenteo. Si tratta di Gara. Un enorme Mist dragon che abita il lago da secoli. Era questa la creatura di cui Calandryen gli aveva parlato. Con voce che sembra un potente sussurro provenire dalle nebbie stesse dice rivolto a Mika: “Vi porteremo vicino. Non troppo perché i cieli sono presidiati dai demoni abissali. Vi lasceremo in prossimità della strada dei teschi dell’ovest, sulla riva nord del lago, a meno di un giorno di cammino dalla città”. Poi si posiziona a bordo acqua con la schiena. Il drago più piccolo fa lo stesso.  Dice alla compagnia di divedersi e salire sulla sua schiena e su quella di suo figlio. Mika, Kay e Ulnar si arrampicano sulla zampa del padre per salire sul suo dorso. Killian, Ivid e Rydkssu fanno altrettanto sul figlio. I draghi istruiscono il gruppo su come tenersi bene saldi a loro, piantando i piedi nelle loro scaglie, e si librano in aria. Non hanno ali. Hanno pinne. Il loro volo è puramente magico. Emettono un vapore denso intorno a loro.
È metà mattinata quando le due creature, volando basso a raso d’acqua, si dirigono verso nord con in groppa i membri della compagnia del drago nero. Il freddo è pungente. Devono utilizzare tutta la loro forza e maestria, per rimanere in groppa e resistere alla temperatura. Killian deve anche tenere con un braccio uno spaventato Ivid, che altrimenti cadrebbe nel lago. Il cavaliere è dotato di una forza non umana. Ulnar conosce bene la natura di quella potenza. Un tempo anche lui aveva la stessa cintura che riconosce indossare al cavaliere. Killian grazie a questo potente oggetto e alla sua determinazione e disciplina, riesce a cavalcare il drago, rimanendo aggrappato al suo dorso con un solo braccio e la presa delle gambe, mentre con l’altro braccio tiene stresso a sé il suo grosso cane. I draghi fanno brevi soste durante il tragitto per permettere a tutti di non perdere le forze e rimanere ben saldi su di loro. Al calare del sole, dopo una giornata intero di volo, i draghi planano sull’acqua sollevando piccole onde. Il gruppo passa la notte in questo modo surreale. Cercando per quanto possibile di dormire, per affrontare il volo del giorno seguente.
Quando il cielo è ancora completamente buio, ma si percepisce che l’alba sta sorgendo, i draghi riprendono il loro volo magico tra le nebbie. Sempre a raso d’acqua, per evitare possibili avvisatamente dalle creature demoniache alleate di Iuz, che pattugliano i cieli. Il freddo aumenta. Alla loro sinistra, iniziano a vedere le coste delle terre martoriate dell’Impero di Iuz. Un promontorio di roccia, ricorda loro il male verso cui stanno andando. La terra è grigia e priva di vegetazione. Colonne di fumo nero. Fuochi. Il cielo è punteggiato da creature evocate dagli abissi. I draghi si avvicinano ad una spiaggia di sabbia grigia e melmosa. Fuori dalla vista delle torri di guardia e nascosta dalle strade principali. Il gruppo scende dal dorso delle creature e queste senza dire una parola svaniscono in nuvola di vapore.
Sono a circa trenta miglia di distanza da Dorakaa. Mika disegna una mappa sulla sabbia. Nel mentre discutono di come comportarsi da qui in avanti. Decidono di fingersi un gruppo di avventurieri di Rookroost, città del Bandit Kingdom, in marcia verso Dorakaa per i mercati e per tentare di accaparrarsi qualche oggetto prezioso alle grandi aste in programma. Scelgono di percorrere la strada principale, la Western Skull Trail per tentare di confondersi con l’accozzaglia di creature che attraversa questi luoghi maledetti.
La strada è pavimentata con ossa. Ogni cinquanta passi, ai lati della strada, pali con conficcati i resti di uomini, nani, elfi, halfling e gnomi. Alcuni sembrano ancora in vita, agonizzanti. La terra trasuda malvagità. Ribolle in modo malsano. Il cielo è pieno di varrangoing. Si sentono urla di dolare e versi demoniaci in lontananza. L’odore nell’aria è un misto tra pece e carne bruciata. Il cielo è grigio e gonfio di nubi nere, con lampi costanti alla distanza.
Ognuno vive il proprio dramma personale. Killian deve forzarsi per subire questo incubo senza poter intervenire. Lasciando i corpi impalati al loro posto. Non potendo agire per placare i sofferenti. Quello che il cavaliere sta subendo al proprio interno, è oltre l’umana comprensione. Mika prova rabbia oltre ogni misura. Il male puro, la devastazione della natura, e orchi. Orchi ovunque. I suoi odiati nemici. A cui dopo la cattura, le torture, l’imprigionamento nelle segrete di castle Blackmoor da parte di una pattuglia dell’egg of coot e dopo la devastazione della sua tribù per opera di una warband di orchi discesa dalla howling hill, ha giurato odio ed eterna vendetta. I due sono al limite del proprio sforzo psicologico. Danzano pericolosamente a cavallo tra il desiderio di vendetta e martirio immediato, e l’importanza e la responsabilità del compimento della loro missione, in un quadro d’insieme più ampio. Kay è disgustato e nauseato da tanto orrore e tanta crudeltà. Inoltre, la sua razza è considerata preda particolarmente pregiata e odiata in questi luoghi, per cui deve stare molto attendo a non far capire dai lineamenti, dall’odore e dai movimenti, che è un elfo. È un maestro del travestimento, ma si sente inquieto. Teme i demoni in modo particolare, e sa che questi sono in grado di svelare anche trucchi perfetti. Rydkssu non è mai stato fuori da suo piano di nascita. Il Limbo, è sicuramente un luogo che un abitante dei primi piani materiali definirebbe ostile e invivibile. Ma nulla confronto a questo condensato di malvagità pura. Ulnar è il più abituato, non per questo senza ripercussioni sulla sua sanità mentale. Ha vissuto gli ultimi tredici anni, tra i demoni nell’abisso, compiendo azioni raccapriccianti. Il luogo, gli ricorda quasi alla perfezione quella voragine senza fondo degli orrori infiniti. Questo gli crea turbamento e ricordi, che tenta di combattere e far uscire dalla sua testa in modo ossessivo da quando si è liberato di quella tiara dalla sua testa ed è tornato padrone delle proprie azioni.
Con questo stato d’animo cupo e pesante oltre ogni limite, il gruppo si mette in marcia. Sono tutti silenziosi. Ognuno combatte i propri demoni interiori. Si rendono conto che la strada è pesantemente presidiata. Ogni cinquanta passi, un teschio impalato segnalatore. Oggetti maligni, che non sono altro che le spie dei malsani guardiani di queste terre. Ogni dieci miglia una torre di guardia.
Arrivano alla prima torre, dove gli orchi stanno esaminando una carovana. Appena li vedono arrivare, si spostano su di loro. Li circondano con picche. Uno di questi vuole infilzare Ivid. Il cane si nasconde dietro le gambe di Killian. Per evitare problemi, Kay allunga subito cinque pezzi d’argento agli orchi, che una volta prese le monete, lasciano la strada libera al gruppo.
Poche miglia più avanti, uno dei teschi impalati, inizia ad urlare non appena Killian gli passa accanto. Il cavaliere tenta di colpirlo, ma il colpo è rilasciato in modo avventato e manca il bersaglio. Kay vede il compagno in evidente difficoltà psicologica, inoltre le urla rischiano di attirare qualcuno e decide di intervenire. Con rapidità prende il teschio, chiudendolo in un sacco, e lo fracassa a terra. Le urla smettono, ma qualcosa sembra essere stato attratto dall rumore. Un gruppo di varrangoing sembra piombare verso di loro.

Gara. Drago delle Nebbie. Whyestil Lake.
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L'Ultima Campagna - War Inside, Ulnar

War Inside – 3/5 Harverster 596 CY. (Ulnar, Mente e Spirito) – Ventottesima Sessione di Gioco

Gli elfi li osservano immobili. Sembrano rami imperturbabili sotto la piaggia. Dopo qualche istante di strano silenzio, la porta da cui sono usciti ricompare. Le radici e i rampicanti danzano, creando un varco in cui le guardie dei grigi fanno segno agli avventurieri di infilarsi. Di nuovo quella sensazione irreale e si ritrovano all’interno di questo albero fatato, dove lo spazio e il tempo non seguono le leggi conosciute agli astronomi e ai costruttori. Calandryen li osserva, e con un cenno delicato li invita a sedersi su dei rampicanti, che all’unisono con il suo movimento della mano, prendono la forma di sedie. Un servitore invisibile porta cibo e bevande. L’elfa prende la parola. Chiede alla compagnia che una volta trovata Elanor sia portarla da lei. Qui. All’albero senza tempo. Incalza il gruppo con domande sulle pietre danzanti. Mika, con tono ora più disteso, racconta la leggenda che riguarda le pietre tramandata dalla sua gente. Ulnar si sforza di cercare nei suoi ricordi di bambino, ma non trova nulla. Del resto, questo tipo di tradizioni non l’hanno mai entusiasmato. Proprio questo, era uno dei motivi di scontro con la suta tribù. Nel mentre, Mika parla di cerchi di pietre che con il soffiare del vento cantono una melodia dolce, che in pochi istanti si tramuta in una cacofonia di suoni fastidiosi. Uno scherzo degli Dei. L’elfa li guarda e attende che Mika finisca il suo racconto. Poi prende la parola. Chiede a tutti massimo riserbo per quello che sta per dire. Le pietre che cantono sono in realtà un sistema di teletrasporto. Non possono più essere attivate. Elanor è l’unica chiave rimasta per tornare a far sì che la melodia delle pietre continui, e il loro potere torni a funzionare. Calandryen, parla di Elanor come di un essere ormai non più terreno. Una delle forme di Obad-Hai. Il suo grembo è generatore di vita. Anche dove questa non può esserci. Forze più potenti di Iuz stesso la cercano. Lei stessa. però non riesce a dare una forma e un nome a queste forze. Elanor è un ponte che connette dimensioni. Kay, a questo punto frantuma un bicchiere tra le mani per la tensione. Lei sorride, si alza dal suo scanno di foglie e rampicanti, sembra quasi fluttuare nell’aria più che camminare tanto è delicata ed eterea, gli sfiora il palmo della mano e la ferita si richiude subito. Dice che sente i loro corpi vuoti come gusci. Poi si ferma davanti ad Ulnar. Gli dice che percepisce il vuoto e il mare in burrasca allo stesso tempo, provenire da lui. Tocca il petto del guerriero dal corpo corrotto. Si ritrae subito. Pronuncia un nome. Meredoth. Dice che ha un legame con questo corpo. Che ha lasciato qualcosa dentro. Sa sempre dove si trova questo corpo. Ulnar, è sul punto di perdere la ragione. I ricordi vanno alla lastra di pietra dove era steso con il corpo sventrato. Il necromante chino su di lui. Il guerriero alza le braccia in aria, con l’intento di fare ripiombare le dita sui suoi occhi per accecarsi, quando Calandryen gli posa una mano sul volto. Ulnar, a quel tocco si ferma subito. Sente sensazioni che non provava da tempo. Tepore. Gioia. Si sente confortato e al sicuro. Protetto. Calandryen, prende da Kay il pendaglio che gli ha dato Killian, e lo mette al collo di Ulnar. Si rivolge all’Elfo. Gli dice di fare in modo che rimanga sul guerriero, se non vogliono che Meredoth sappia sempre dove si trovano. Poi torna a parlare al gruppo. Non c’è tempo. Devono liberare Elanor in fretta e portarla da lei. Per riattivare le pietre e aiutare gli eserciti della Vesve ad affrontare le legioni del Vecchio. E per evitare qualcosa di terribile. Che utilizzino il potere della procreatrice, per generare creature demoniache di entità superiore. Killian ipotizza sia direttamente Iuz a procreare con lei. Calandryen gli dice che Iuz l’ha messa in vendita. In una grande asta a Dorakaa che sta attirando ogni genere di creatura. Kay freme. Gli chiede con tono secco, di teleportarli subito nella città dannata, in modo possano agire in fretta. Lei gli risponde che purtroppo non può. Senza Elanor, le pietre e la rete di cristalli non funzionano, e gli incanti di teletrasporto sono bloccati in una parte delle Flanaess. Indica alla compagnia come muoversi per proseguire. Gli dona una pietra cha pare apparsa dal nulla. Brilla intensa del colore dei suoi occhi. Dice di andare a est, sulle rive del Whyestil Lake, all’altezza di quel posto infame che gli orchi chiamano Gerrenkzerung. Li trovare Gara, l’anziano drago delle nebbie che abita il lago, e chiedergli di portarli verso Dorakaa. Gli dice di consegnargli la pietra, in modo possa capire che li manda lei. Fa presente che è comunque necessario convincerlo. Di informarlo sul fatto che gli elementi sono in movimento, che qualcosa sta cambiando negli equilibri del mondo. Che è necessario per impedire tutto questo, che raggiungano Dorakaa per recuperare la chiave che possa ribilanciare lo scompenso che si sta creando. Prima di congedarli, pronuncia un’ultima frase che suona come una conferma. Il Warduke va liberato. È una carta che deve essere usata in questo gioco di equilibri. Una carta molto pericolosa, ma necessaria.
Calandryen li guarda con i suoi occhi lucenti e gli lancia un sorriso speranzoso, mentre lo strano gruppo lascia l’albero senza tempo scortato dalle guardie grige. La foresta sembra sparire all’improvviso dietro di loro. Magia illusoria protettiva, che ha preservato quel luogo incantato per ere. Gli unicorni sono lì ad attenderli. È metà pomeriggio e decidono di non perdere tempo. Chiedono alle loro cavalcature fatate di portarli a est, verso i draghi delle nebbie. Cavalcano a velocità sorprendente, muovendosi tra il groviglio di alberi, rami e rampicanti, come fossero in aperta pianura. La Vesve nelle zone di guerra diventa inquietante. Cadaveri, carcasse di ogni tipo, fetore di morte, di putrefazione, e tratti di foresta bruciata, fanno da sfondo al loro tragitto. Gli unicorni dopo ore di corsa ininterrotta rallentano. È notte inoltrata e decidono di accamparsi per farli riposare. Durante il turno di guardia di Killian, il cavaliere sente qualcosa che non va. I rumori del bosco cambiano. Tutto sembra fermarsi. Kay si sveglia e si mimetizza pronto all’azione. Ulnar, nella sua maledizione del non sonno, vede i movimenti del compagno e si prepara. Killian sussurra al resto del gruppo dormiente di svegliarsi. Passi si avvicinano a loro. Si tratta di un satiro. È ferito e sporco. Kay lo aggira e lo prende alle spalle, agguantandogli il collo e tappandogli la bocca. L’essere è spaventato a morte. Mika fa cenno all’elfo di lasciarlo andare. Lo sciamano gli parla e gli allunga del cibo per farlo smettere di tremare. Kay e Mika parlano con lui nella lingua degli elfi. Il satiro gli racconta che è stato seviziato dagli orchi. Spiega a Mika dove si trovano in questo momento gli umanoidi. Il ranger decide che per la notte può stare con loro. Si assume davanti al gruppo la responsabilità della sua custodia. Ulnar è contrario, dopo tutti i tradimenti e le trappole a cui sono soggetti, ma comprende che il cuore dell’amico fraterno non gli permette di fare altro.
La mattina seguente il satiro li ringrazia e li saluta. Mika dice al gruppo che la creatura gli ha fornito la strada più breve e sicura da seguire, per evitare di incontrare pattuglie di orchi. Arrivati al limitare della foresta gli unicorni si bloccano. Mika capisce che sono al limite del loro territorio. Da qui in avanti dovranno proseguire da soli. Ora si trovano in territorio di Iuz. Il ranger saluta le cavalcature fatate con una carezza sul muso. Killian si toglie le insegne e rimane senza simboli di appartenenza. All’aspetto sembra un cavaliere nero. Kay si trucca per nascondere la sua natura elfica. Ulnar si toglie l’elmo e libera il suo aspetto demoniaco. È perfettamente in linea con il luogo in cui sono. La sua figura da campione del caos, si integra con questo ambiente. Dice al gruppo di fare parlare lui da qui in avanti. Mika non ha bisogno di cambiare aspetto, perché i traditori tra le sue genti che hanno seguito Iuz, sono molti. Rydkssu con il suo aspetto strano e alieno, può passare per una specie di creatura demonica. Iniziano a camminare nelle macabre terre del male. Il terreno è orribile. Terra bruciata e nera. Il fetore di fumo e pece, copre a fatica il puzzo di putrefazione dei corpi straziati sparsi ovunque. Sangue, lance conficcate al suolo che sorreggono teste di uomini ed elfi in cima come macabri trofei, crocefissi con corpi martoriati inchiodati sopra, sono il contorno di quella che una volta era una strada. Mika, che guida il gruppo di qualche passo, si ferma improvvisamente. Poco avanti, ci sono orchi che stanno crocifiggendo corpi, mentre sacerdoti di Iuz compiono un rituale. Davanti a tanto scempio di umanità Killian vacilla. Chiede di capire se i corpi che stanno crocifiggendo sono vivi o morti. Se vivi deve intervenire. Devono intervenire. Rydkssu prepara un incantesimo di individuazione. Terminato, si rivolge al cavaliere dicendogli che sono tutti morti. Riluttante, Killian si accoda alla decisione del gruppo di proseguire senza farsi vedere dalla macabra congrega.
Verso l’imbrunire vedono alla distanza una sorta di cumulo nero con figure attorno. Kay estrae il suo cannocchiale e controlla meglio. Il cumulo non è altro che una pila di cadaveri ammucchiati. Le figure attorno sono sacerdoti che stanno danzando, tagliandosi le carni con lame in un’estasi di follia rituale. Riconosce sulle loro tuniche il simbolo di Nerull. Questo fa pensare. Il mietitore della carne è nemico del signore del dolore, e suoi seguaci nei suoi territori non dovrebbero esserci. Rydkssu propone di raggiungere i preti e cercare di capire cosa fanno nei territori di Iuz. Ulnar vede Mika e Killian con i nervi ormai a fior di pelle. Capisce che non si tratterebbero davanti ad uno spettacolo di quel genere, e che finirebbe sicuramente in una carneficina inutile che farebbe solo perdere loro tempo prezioso. Stabiliscono di proseguire.
Scende la notte. Decidono di non accamparsi e di continuare il cammino. Orrori continui li circondano. Kay e Ulnar, grazie alla loro infravisione guidano il gruppo. L’elfo vede un folto gruppo di figure a circa 200 passi dal loro. Decidono di cambiare strada, allargando il percorso per non incrociarli. Durante il tragitto notturno, lo sguardo di Killian non può ignorare il corpo nudo impalato di una bambina. Si lancia silenzioso contro il palo, abbattendolo con una spallata. Mentre le lacrime gli sgorgano dagli occhi, estrae il corpo dal sostegno, e inizia a scavare il terreno con le mani per dargli una sepoltura. Mika gli si affianca e lo aiuta. Nel mentre vedono in cielo fuochi rossi intensi e verdi. Sembra in lontananza stiano festeggiando.
La mattina raggiungono Gerrenkzerung. È un insediamento orchesco contornato da palizzate protettive in legno. Teschi e cadaveri sono impilati in cima a queste. Mika, disgustato, dice al gruppo che Gerrenkzerung è una parola orchesca il cui significato è “sodomizzare gli elfi”. Evitano di passare vicino al villaggio, allungando di qualche miglio il percorso. Non riescono però ad evitare un gruppo che incrociano pochi istanti dopo. Si tratta di una warband di orchi e goblin. Subito vengono sfoderate le armi da parte di tutti. Ulnar rivolgendosi al leader, un gigantesco orgog ricoperto di metallo, gli intima in abissale di lasciargli strada. Il guerriero parla con una voce gutturale che pare provenire dagli inferi. L’orog sembra persuaso a seguire le indicazioni perentorie di Ulnar, convinto di trovarsi di fronte ad un potente cambion. Kay nel mentre sparisce e si nasconde in una fossa. Qualcosa va storto. L’elfo, di solito maestro assoluto in queste pratiche, incespica su un mucchio di cadaveri, finendo con la faccia tra la putrefazione e le viscere dei corpi smembrati. Non riesce a trattenere colpi di tosse e un rigurgito, attirando così l’attenzione e lo scherno degli umanoidi. A quel punto, l’orgog sembra riacquistare sicurezza per rispondere ad Ulnar. Alza lo sguardo e indica al guerriero la direzione dove Kay è nascosto e ride. Ulnar gli dice di lasciarlo stare. È roba sua. Poi ordina a Killian di andarlo a recuperare. Il cavaliere sta al gioco e prima di andare verso la fossa per eseguire l’ordine, colpisce con un pungo uno degli orchi. Il potente pungo del cavaliere scaglia al suolo l’orco che finisce a gambe all’aria in modo ridicolo. Dopo un istante di tensione, tutti gli orchi e i goblin scoppiano a ridere. L’orgog fa un cenno ad Ulnar di rispetto e libera la strada alla compagnia.
Proseguendo ancora poche miglia, arrivano sulle rive del lago. Le nebbie sembrano uscire dalle acque stesse, creando uno spettacolo tetro e angosciante.

Whyestil Lake. 10 miglia a est di Gerrenkzerung.
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